Sri Lanka: stupri e torture contro detenuti tamil, rapporto Denuncia di Human Rights Watch

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L’organizzazione internazionale umanitaria Human Rights Watch (Hrw) ha accusato le forze di sicurezza dello Sri Lanka di praticare decine di abusi sessuali e torture contro uomini e donne appartenenti alla minoranza tamil. E’ quanto emerge da un rapporto presentato a New Delhi dove sono documentati 75 casi di stupro avvenuti tra il 2006 e il 2012 in carcere o in centri di detenzione segreti. Nello studio, frutto di un anno di interviste condotte tra ex prigionieri scappati all’estero, emergono gli orrori inflitti dall’esercito e dalle forze speciali cingalesi contro sospetti
ribelli o ex militanti del movimento separatista delle Tigri Tamil sconfitto nel 2009. “La pratica degli abusi sessuali continua ancora oggi e interessa uomini e donne indistintamente ma è difficile da far emergere perché le vittime sono restie a parlarne”, ha spiegato Charu Lata Hogg, autrice del rapporto ‘We Will Teach You a Lesson’ (‘Ti daremo una lezione’), in una conferenza stampa che si è tenuta ieri nel Club della stampa estera della capitale indiana. Nell’occasione è stata presentata la testimonianza, in diretta telefonica, di un’ex militante tamil sequestrata il 12 gosto e violentata ripetutamente per un mese in una ex scuola occupata da militari a Vavuniya e di un uomo a cui è stata estorta una confessione dopo cinque giorni di abusi e umilianti torture sessuali. Entrambi sono stati rilasciati dopo il pagamento di somme di denaro e sono riusciti a scappare all’estero dove sperano di ottenere asilo politico. Hrw ha poi rivolto un appello ai leader che il 15 novembre si riuniranno a Colombo per il summit biennale dei Paesi del Commonwealth perché adottino una “linea dura” contro il governo cingalese. In particolare, l’organizzazione umanitaria ha chiesto al premier indiano Manmohan Singh di boicottare il vertice come chiede anche la comunità tamil indiana. Una decisione in tal senso è stata presa finora dal primo ministro canadese Stephen Harper che ha annunciato di non partecipare per “le gravi violazioni di diritti umani e degli standard internazionali umanitari”.


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