L’alluvione in Sardegna e la ‘mala’ comunicazione

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La comunicazione se sprovvista delle giuste, o utili, informazioni perde di efficacia, diventa inutile. Una comunicazione scevra delle adeguate informazioni e tanta disorganizzazione sono due dei lati negativi che abbiamo potuto constare in questi giorni osservando quanto successo in Sardegna.
Il ciclone Cleopatra, che lo scorso lunedì si è abbattuto sull’isola, ha provocato la morte di 18 persone, 2700 sfollati e milioni di danni. Si stima che sia caduto un quantitativo d’acqua pari a quello che dovrebbe ‘scendere’ nell’arco di sei mesi. Un fenomeno chiamato ‘bomba d’acqua’ che secondo gli esperti accade circa ogni mille anni. Ora la Sardegna si trova in stato di emergenza e i suoi cittadini recriminano ritardi sugli avvisi di allerta. Comunicazione tardiva, quindi, nella quale le informazioni non sono state adeguate.
Ma in questi casi come funziona? Ovvero chi deve avvertire i cittadini? Per prima cosa bisogna ricordare che c’è un regolamento per gli stati d’emergenza, che ogni comune dovrebbe avere a portata di mano, che spiega come agire. In Italia però solo il 75% ne è provvisto e nella fattispecie in Sardegna solo il 62% dei comuni ne sono in possesso. In base alla gravità del pericolo in essere o venturo a dare l’allerta sono, rispettivamente in ordine crescente, i comuni, le prefetture, la regione, la protezione civile fino ad arrivare allo stato di allerta nazionale.
Va precisato che la Protezione Civile, come ha precisato lo stesso Franco Gabrielli, è: «una materia concorrente, dove lo Stato fornisce la direttive e le regioni le norme di dettaglio; quindi c’è il centro funzionale centrale che ogni giorno emette un bollettino meteorologico. La cosa che non si vuole capire è che la previsione è importante ma non se non c’è la pianificazione salta tutto. Faccio una domanda provocatoria: noi abbiamo mandato alla regione Sardegna, come facciamo sempre, avviso di criticità 12 ore prima, poi la regione deve mettere al corrente prefetture e comuni: vogliamo chiedere a questi organi intermedi cosa è stato fatto?».
Una riflessione, quella di Gabrielli, che lascia ben comprendere come, la situazione sia stata gestita male fra Regione, prefetture e comuni.
Navigando sul web le testimonianze di questi ‘mala’ comunicazioni sono molte. Come quella descritta da Antonella Soddu sull’Avanti. La Soddu ha fatto notare come il suo comune, Villasor, abbia ricevuto l’allerta dalla protezione civile fra sabato 16 e domenica 17 novembre. Allerta che il comune ha diramato solo alle ore 11 del mattino di lunedì 18 novembre, scuole evacuate ma nessun’altra comunicazione fino alle 19 di martedì 19 novembre quando viene emesso un secondo allarme. La domanda della Soddu è: «perché agli avvisi di allerta non sono poi seguite le apposite misure di sicurezza, anche minime?».
La tragedia che ha colpito la Sardegna ci ricorda per l’ennesima volta quanto un’efficace scambio di informazioni sia vitale in situazioni di criticità. È paradossale, visti i mezzi che abbiamo a disposizione, che questi meccanismi siano ancora così poco funzionali. È proprio da qui che dovremmo ricominciare per far sì che in altre situazioni, analoghe a quella sarda, i cittadini possano affrontare l’emergenza nel migliore dei modi.

 

 


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