Io vado

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“Io vado. Me ne torno in Puglia”, mi dice la mia anziana amica con un’aria serena, quando la vado a trovare in ospedale. Vede che mi meraviglio e aggiunge subito un po’ seccata “Sì, ti ho sempre detto che non  volevo più tornare giù da quando sono venuta ad insegnare a Roma. Ma adesso, sento il desiderio di finire i miei giorni dove sono nata.  L’allettamento fa strani scherzi. Pensa, mi tornano le immagini di quando ero bambina e correvo nello spazio che circondava la nostra casa, il ricordo degli odori buoni della cucina di mia madre e il rumore di noi bambini confuso con quello dei cani e dei galli”.

Le parole escono deboli, quasi soffiate, ma sostenute da una gioia che non le vedevo da tempo
Vedendo le sue labbra asciutte le propongo di bere, ma con un gesto della mano mi fa capire che non vuole essere interrotta.
“Pensa che prima avevo una gran paura di morire, ma adesso no. Anzi, è come se avessi un gran sonno e la voglia di riposare. Mi verranno a prendere i miei parenti in macchina per portarmi in un posto e mi hanno detto che non è  lontano dalla mia casa. Non ho fatto storie per questo nuovo ricovero, ma prima voglio rivedere il mare”.
L’abbraccio. Forte.

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