“Io non sono assolutamente razzista: “Organizzatemi una serata con la Campbell e ve lo dimostrerò” (Calderoli)

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Caro direttore, ieri il vicesegretario della Lega Nord Matteo Salvini è tornato ad attaccare il ministro Kyenge (“Perché la sciura Kyenge non va a fare la Ministra in Egitto?”). Non passa giorno che nel Carroccio un esponente nazionale o locale non si lancia in offese razziste. Possibile che non si riesca a censurare il comportamento delle camicie verdi? Possibile che nonostante le petizioni da voi lanciate i latori degli insulti siano ancora al loro posto? Possibile che la politica e l’informazione sottovalutino il pericolo di un linguaggio barbaro e disumano?
Alfonso Mira, Vercelli

Caro Alfonso,
delle tante “perle” di questi giorni, quella che mi ha maggiormente colpito è di Roberto Calderoli, tuttora, incredibilmente, vicepresidente del Senato. Ad un mese dal vergognoso paragone del ministro dell’Integrazione Cecile Kyenge con un orango, Calderoli, due giorni fa in occasione della festa del Carroccio, a Pontida ha affermato fra gli applausi dei presenti: “io non sono assolutamente razzista: “Organizzatemi una serata con Noemi (Naomi ndr) Campbell e ve lo dimostrerò”.
E così l’homo Calderolis torna su un altro cavallo di battaglia della Lega, quello del “celodurismo” bossiano che ostenta la potenza sessuale. Anche questo non è ovviamente un episodio isolato: nel giugno 2011, in una trasmissione televisiva la deputata del Pd, Pina Picierno, stava rimproverando alla Lega di essersi “calata le braghe” e un collega, il leghista Massimo Polledri, offrì la seguente risposta: “Se ci caliamo le braghe noi, può esserci una bella sorpresa per te”.
Non è di solo razzismo che si nutre il linguaggio leghista.
E come dimenticarsi la frase shock di Dolores Velandro consigliera della Lega a Padova (“Nessuno che stupri la Kyenge?”) come a voler rammentare che gli stupri avvengano solo per mano degli stranieri.
Razzismo, misoginia, omofobia, un cocktail perverso che la politica (quella sana) e l’informazione (quella non asservita) non possono più limitarsi a considerare come il frutto di un frasario colorito per far presa su una parte dell’elettorato.
Nel Rinascimento italiano maturò un modo nuovo, anche nel linguaggio, di concepire il mondo e le relazioni umane. Oggi la disintegrazione e la volgarizzazione del linguaggio rischiano di riportarci indietro di cinque secoli e di segnare, inesorabilmente, il declino della civiltà, l’esilio dalla modernità.

P.S. Sul sito Change.org si può ancora firmare per chiedere le dimissioni di Calderoli. La petizione è a quota 188mila firme. Continuate a firmare e a far circolare. Non è mai troppo tardi per espellere il razzismo dalle istituzioni

Stefano Corradino


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