Continuano gli arresti dei giornalisti iraniani. L’Italia tace

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Continuano gli arresti dei giornalisti iraniani. Dalla scorsa domenica ad oggi più di 20 giornalisti iraniani sono stati arrestati in un’azione coordinata delle forze di sicurezza. Quindici di questi sono ancora agli arresti. L’accusa per tutti è quella di avere rapporti “con la stampa europea” e in particolare con la britannica BBC, che ha un canale che trasmette in farsi. Nello stesso tempo i siti personali e le pagine di facebook di una quindicina di giornalisti iraniani che lavorano all’estero per l’emittente in lingua farsi sono state oggetti degli attacchi degli hacker iraniani. Il Ministro dell’Intelligence iraniano ha dichiarato che “una ampia rete di giornalisti al servizio delle potenze europee è stato scoperto” e che “alcuni di loro sono stati arrestati”. In altre parole il ministro ha annunciato nuovi arresti di giornalisti nelle prossime ore.
Oltre 200 giornalisti iraniani che lavorano presso i giornali all’interno del paese, o impegnati presso emittenti televisive e radiofoniche che trasmettono in farsi dall’estero, hanno inviato alle autorità iraniane una lettera aperta nella quale chiedono il rilascio immediato dei colleghi arrestati. Riportiamo questa lettera.

“Noi giornalisti iraniani firmatari di questo appello, protestiamo contro l’arresto dei nostri colleghi nelle redazioni ad opera degli agenti della Procura di Teheran. Siamo profondamente preoccupati per questi arresti che sembrano essere dettati da esigenze politiche e sicuramente nel nome dell’illegalità. La nostra preoccupazione aumenta quando veniamo a conoscenza di quanto dichiarato qualche giorno prima dal portavoce dell’Autorità Giudiziaria  “secondo fonti credibili un gruppo di giornalisti che lavoravano presso i quotidiani nazionali erano in combutta con potenze occidentali e forze contro rivoluzionarie”. Cogliamo l’occasione per protestare contro le parole del portavoce dell’Autorità Giudiziaria che riferendosi ai giornalisti incriminati, si esprime con tale certezza, come se questi avessero subito un regolare processo, con tanto di collegio di difesa, alla presenza di giudici e giurati e fossero stati condannati per i reati a loro imputati.
Chiediamo alle autorità competenti di liberare immediatamente i nostri colleghi detenuti e dimostrare in questo modo di essere al servizio della Legge”.

Shirin Ebadi, Premio Nobel par la Pace, in una lettera indirizzata ad Ahmad Shahid, l’inviato speciale dell’ONU addetto a monitorare la situazione dei diritti umani nella Repubblica Islamica, esprime la propria profonda preoccupazione per l’arresto dei giornalisti, e chiede l’immediato intervento delle Nazioni Unite per sollecitare la scarcerazione dei giornalisti. Molte associazioni che si occupano di libertà di stampa si sono occupate in questi giorni di questa vicenda, da Amnesty International, ad Information, Safety & Freedom, passando per Committee to Protect Journalists e Human Right Watch. Anche alcuni governi, come quelli di Londra e Parigi hanno protestato contro Teheran condannando questa nuova ondata di arresti dei giornalisti.
Con rammarico il governo italiano non ha preso nessuna iniziativa in questo senso, e nemmeno le forze politiche hanno dimostrato la sensibilità dovuta davanti ad un fatto così grave. Probabilmente l’impegno elettorale ha distratto tutti, ma questo tipo di distrazioni non promettono nulla di buono.


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