Lettera aperta alla Commissione lavoro della Camera

0 0

di Marco Bazzoni*
Egregio Presidente On Moffa, spett.le Commissione Lavoro della Camera dei Deputati,

in data 10 Ottobre 2012 è stata presentata la proposta di legge n 5523 per le modifiche degli articoli 4 e 85 del TU 1124 del 30 Giugno 1965 (che regola anche i risarcimenti Inail per gli infortuni e le morti sul lavoro) e  come prima firmataria c’è l’On Amalia Schirru.
Ad Agosto 2012 ho promosso una petizione, pubblicata inizialmente dall’associazione Articolo 21, perchè venisse modificato quanto prima il TU 1124/65:

http://www.articolo21.org/2012/07/perche-la-vita-di-un-operaio-non-venga-piu-valutata-solo-193680-euro/

Poi la mia petizione è stata rilanciata dal blogger e giornalista Claudio Messora, tramite il suo blog:

http://www.byoblu.com/post/2012/08/21/Smettetela-di-derubare-i-morti.aspx

e tramite un video:

http://www.youtube.com/watch?v=67tHtLeKrc8

Questa petizione ad oggi ha raccolto quasi 4 mila firme (3360 online, e oltre circa 600 per email).
Devo ringraziare molto anche il blog di Claudio Messora, senza il quale probabilmente non avrei raggiunto questo risultato.
E devo ringraziare anche l’On Amalia Schirru per aver presentato questa proposta di legge.
Il TTU 1124/65 è una legge vecchia di ben 47 anni (è del 30 Giugno 1965), che in questi anni non è stata cambiata neanche di una virgola.

L’articolo 85 del Testo unico 1124/1965, che regola il risarcimento per gli infortuni e le morti sul lavoro, prevede infatti che hanno diritto alla rendita a superstite, in caso di infortuni mortali, coniugi e figli e, se assenti, gli ascendenti viventi e a carico del defunto, che contribuiva quindi al loro mantenimento.
Tradotto, non hanno diritto alla rendita, ad esempio quei genitori delle vittime del lavoro che non risulti ricevessero contributi al mantenimento, dal loro caro ammazzato dall’insicurezza nei luoghi di lavoro.
Nessun risarcimento per chi ad esempio ha visto il proprio figlio sfiancarsi per mantenere il proprio posto di lavoro precario, umiliarsi con il proprio “padrone” per non rischiare di perdere il lavoro, ed infine essere ucciso da quello stesso lavoro che non voleva o non poteva permettersi di lasciarsi sfuggire.

Si tratta di una vergogna che non può continuare ad esistere.
Come un’altra vergogna è il tesoretto Inail, cioè quello formato dagli avanzi di bilancio annuale dell’Inail, che è arrivato alla cifra di ben 18,5 miliardi di euro.
Questi soldi sono depositati presso un conto infruttifero della Tesoreria dello Stato, ed invece di essere utilizzati per aumentare le rendite da fame agli invalidi del lavoro e ai familiari delle vittime del lavoro, vengono utilizzati dallo Stato Italiano per ripianare i debiti: è scanadaloso!

Mi risulta inoltre, che nonostante la proposta di legge 5523 sia stata presentata da oltre un mese, questa non sia stata ancora messa in discussione nella commissione competente che in questo caso è la Commissione XI, cioè la Commissione Lavoro della Camera dei Deputati.
Sono certo che capite perfettamente quanto è importante che questa proposta venga approvata quanto prima da entrambi i rami del Parlamento, anche perchè la legislatura volge al termine.

Dopo la morte di Andrea Gagliardoni la cui famiglia ha ricevuto dall’Inail 1600 euro, dopo la morte di  Roberto Scavo, la cui famiglia ha ricevuto dall’Inail 1700 euro, dopo la morte di Matteo Armellini, la cui famiglia ha ricevuto dall’Inail 1936,80  euro, dopo la morte di Nicola Cavicchi, la cui famiglia ha ricevuto dall’Inail, 1936,80 euro, quante altre famiglie di morti sul lavoro, devono ricevere ancora questo assegno una tantum beffa di rimborso spese funerarie, perchè il Parlamento e il Governo si diano una mossa a modificare il Testo Unico 1124/65?
Con la speranza che qualcuno voglia darmi una risposta, Vi porgo i più cordiali saluti.

*Operaio metalmeccanico e Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza-Firenze


Iscriviti alla Newsletter di Articolo21