“…Perchè la vita di un operaio non venga più valutata solo 1936,80 euro”

0 0

1936 euro e ottanta centesimi. Questa la cifra che compare sull’assegno consegnato a Paola Armellini. Ovvero la mamma di Matteo, il tecnico romano di 32 anni che morì tra il 4 e il 5 marzo a Reggio Calabria, mentre stava montando il palco di Laura Pausini. Pubblichiamo di seguito la lettera inviataci da Marco Bazzoni, operaio metalmeccanico e Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza

________________________

di Marco Bazzoni

Mi pare giusto fare chiarezza, perchè la dichiarazione del direttore generale Inail Giuseppe Lucibello, mi ha lasciato profondamente sconcertato:

http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/cronaca/2012/07/24/Crollo-palco-Pausini-2-000-euro-madre-vittima-polemiche_7232293.html

Questi soldi “non sono un risarcimento ma un anticipo dell’assegno funerario”, ha spiegato il direttore generale dell’Inail, Giuseppe Lucibello, che riconosce che “la retribuzione molto bassa del ragazzo non consente di immaginare risarcimenti consistenti”

L’articolo 85 del Testo unico 1124/1965 prevede che hanno diritto alla rendita a superstite, in caso di infortuni mortali, coniugi e figli e, se assenti, gli ascendenti viventi e a carico del defunto, che contribuiva quindi al loro mantenimento”.
Visto che Matteo Armellini non aveva una moglie o un figlio e che non contribuiva al mantenimento della madre, questa ha diritto solo ad un assegno UNA TANTUM di rimborso spese funerarie, che corrisponde a 1936 euro e 80 centesimi: una vera elemosina!!!
Questi sono gli unici soldi che sono arrivati dall’Inail, che non darà alla famiglia, un centesimo in più.
Quindi, in questo caso, non c’entra nulla la retribuzione bassa, sul perchè non riceverà risarcimenti consistenti: l’Inail non darà nessun risarcimento alla madre di Matteo Armellini.

Chi muore sul lavoro e invece ha moglie e figli, ha diritto ad una rendità mensile, che viene calcolata nel:

50% al coniuge; non è richiesto alcun requisito; fino alla morte o a nuovo matrimonio (in questo secondo caso è corrisposta una somma pari a tre annualità di rendita, art. 85 del Decreto del Presidente della Repubblica n. 1124/1965); 
20% a ciascuno dei figli legittimi, naturali o riconosciuti o riconoscibili, adottivi 
40% a ciascun figlio orfano di entrambi i genitori 

In mancanza di coniuge e figli:

  • 20% a ciascun genitore naturale o adottivo; è richiesta la vivenza a carico; fino alla morte;
  • 20% a ciascuno dei fratelli e delle sorelle; è richiesta vivenza a carico e convivenza; durata negli stessi termini validi per i figli.

I requisiti e la durata della prestazione per i figli:

  • fino al 18° anno di età la quota spetta a tutti i figli;
  • fino al 21° anno di età sono necessari i requisiti della frequenza di scuola media superiore, vivenza a carico e assenza di lavoro retribuito;
  • fino al 26° anno di età, frequenza di corso normale di laurea, vivenza a carico ed assenza di lavoro retribuito;
  • maggiorenni inabili al lavoro, fichè dura l’inabilità;
  • totalmente inabili: fino alla morte;

Per calcolare la rendita, l’Inail prende come riferimento dei minimali e dei massimali, che vengono rivalutati ogni anno, che per l’anno 2011, sono:

Minimale: 14681,10 euro
Massimale: 27264,90 euro

In pratica la rendita calcolata, non potrà essere inferiore a 14681, 10 euro e non potrà essere superiore a 27264,90 euro.
Per calcolarla, si prende come riferimento il reddito dell’anno precedente alla morte.
Quindi, se ad esempio il lavoratore è morto nel 2012, si prende come riferimento il reddito del 2011.
Facciamo un esempio, il lavoratore morto, aveva una moglie e due figli (di età inferiore a 18 anni).
Il suo reddito annuale era di 20 mila euro (come riferimento l’Inail prende il reddito annuale lordo ovviamente).
Alla moglie spetta il 50% del reddito annuale, quindi 10 mila euro.
Ai figli, spetta il 20% ciascuno, quindi 4 mila euro a testa.
Sommati, formano una rendita  totale di 18 mila euro.
Tengo a precisare, che la rendita Inail, non  deve essere inferiori al minimale e superiore al massimale, in questo caso viene aumentata se inferiore al minimo o ridotta se superiore al massimo.
Inoltre, la rendita Inail non è gravata da nulla (è netta)

Quindi, 18000 euro, divisi 12 mensilità, portano ad una rendita mensile di 1500 euro.
Infine, se la rendità totale fosse inferiore a 14681,10 o superiore a 27264,90, questa verrebbe aumentata fino al minimale, che porterebbe ad una rendità mensile di euro 1223,43 euro o ridotta, fino al massimale, che porterebbe ad una rendita mensile di euro 2272,08
Voglio concludere, se mi permettete, con un ultima riflessione, la cosa che veramente lascia sgomenti, è, che vita di un operaio valga a malapena 2000 euro, per l’esattezza 1936 euro e 80 centesimi, è questa la cifrà con cui l’Inail ha valutato la morte di Matteo.

L’Inail dice, che queste cifre, “le prevede la legge”.
Ma posso almeno dire che se c’è una legge, questa è ingiusta?Mi è concesso almeno questo?
L’Inail ha un tesoretto derivante dagli avanzi di bilancio annuale, che è arrivato alla cifra di ben 18,5 miliardi di euro.
Questi soldi dovrebbero essere utilizzati per aumentare le rendite da fame agli invalidi sul lavoro, per aumentare le rendite ai superstiti sul lavoro, perchè la vita di un operaio non venga più valutata solo 1936,80 euro.
Invece sono depositati presso un conto infruttifero del Ministero del Tesoro e vengono utilizzati dallo Stato Italiano per ripianare i debiti: UNA VERA VERGOGNA!!!

Possibile che nel Parlamento Italiano nessuno si sia posto il problema?


Iscriviti alla Newsletter di Articolo21