Donne primo ministro. Pauline Marois, appuntamento con la storia

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La sua elezione va ad irrobustire la schiera delle donne in politica potenti del continente americano. Parliamo di Pauline Marois, eletta lo scorso 4 settembre “prima donna/primo ministro” nella storia del Quebec, Canada. Pauline ha 63 anni, ed è in politica da circa quaranta.
Una donna agguerrita, dicono di lei, che ha saputo navigare contro venti e maree in un mondo di uomini, e “apre le porte alle altre donne”. Una politica esperta (si è occupata – contemporaneamente!- di economia, lavoro, sanità, istruzione, conti pubblici), ma anche colei che ha riportato al potere il suo partito, Parti Québécois, dopo il crollo dei gli ultimi anni. Una personalità forte, e si è visto anche durante il comizio della vittoria elettorale, lo scorso 5 settembre, funestato da un attentato: lei è rimasta sul palco a rincuorare elettori ed elettrici.
Ecco un ritratto della nuova primo ministro ed un commento, come ci arrivano dalle nostre partner del Quebec, da leggere anche come una sorta di manualetto della politica….

IL RITRATTO. Chi è

Pauline Marois, sintesi di una carriera fuori dall’ordinario

Pauline Marois è una donna esperta. Una politica agguerrita, che ha attraversato gli ultimi tre decenni in posizioni chiave nel governo e nell’opposizione, sempre per il Partito del Quebec. Una politica duttile, con forti convinzioni, che ha saputo navigare contro venti e maree in un mondo di uomini. Sintesi di una carriera fuori dall’ordinario.

I primi passi
Nata nel marzo 1949 a Quebec, da padre ingegnere e madre insegnante, laureata in Servizi sociali presso l’Université Laval nel 1971, Pauline Marois inizia la sua carriera politica nelle organizzazioni della Comunità di Ottawa. Dopo aver conseguito un Master in Affari (MBA) all’Université di Montréal conosce Jacques Parizeau che la assunse come addetto stampa.
Decide di candidarsi per Partito del Quebec (Parti Québécois) nel 1981, mentre è capo di gabinetto della ministra per la Condizione delle donne, Lise Payette. Viene eletta a La Peltry, un distretto del Quebec, e inizia la sua ascesa nel governo e nel partito. Ottiene il ministero degli Affari femminili, poi è nominata vicepresidente del Consiglio del Tesoro e ministra della Manodopera e della Sicurezza del reddito.
Nelle elezioni del dicembre 1985, il Parti Québécois perde il potere, e a La Peltry Pauline Marois viene sconfitta.

Le leve del potere
Alle elezioni del 1989, Pauline si ritrova all’opposizione, da dove gestisce i dossiers degli affari sociali, dell’economia, del lavoro, dell’industria e del commercio, del ministero del Tesoro e dell’Ambiente.
Nel 1994, il Parti Québécois riprende il potere che conserverà sino alle elezioni del 1998. Nei governi di Jacques Parizeau, Lucien Bouchard e Bernard Landry, Marois assume la direzione dei ministeri più importanti, tra cui la sanità e l’istruzione. Quando nel 2001 diventa primo ministro Bernard Landry, lei assume altre importanti responsabilità tra cui il ruolo di vice primo ministro.
Nel 2003 quasi tutta la sfera economica del governo del Quebec è nelle sue mani, cumula le funzioni di ministro della finanza, dell’industria, commercio, economia, ricerca, scienza e tecnologia. Nell’aprile del 2003, con l’elezione dei liberali di Jean Charest, torna all’opposizione.

Ambizione primo ministro
Quattro anni dopo essere eletta per la prima volta, Pauline Marois già dichiarava espressamente di voler dirigere il Parti Québécois. Lo fa la prima volta quando René Lévesque si dimette dalla direzione del partito, giugno 1985, e lei presenta la sua candidatura alla successione. Arriverà seconda dietro Pierre-Marc Johnson.
L’occasione si presenta nuovamente nel gennaio 2001, quando si dimette il primo ministro Lucien Bouchard. Marois sogna di ripresentarsi per la successione, ma Berbard Landry ottiene la maggior parte degli appoggi, tra cui quello di François Legault, cui lei aveva proposto un’alleanza.
La signora Marois si allinea con il nuovo leader, con il quale svilupperà una complicità unica. Nell’aprile del 2003, i “pequistes” sono nuovamente sconfitti dai liberali di Jean Charest, Bernard Landry rimane a capo del partito sino al Congresso del giugno del 2005, poi si dimette a sorpresa e Pauline Marois annuncia nuovamente la sua candidatura alla successione alla leadership del partito. Ma anche questa volta arriva seconda, dietro il favorito, André Boisclair.

La scelta del ritiro
Pochi mesi dopo, il 20 marzo 2006, Pauline Marois annuncia il suo ritiro dalla politica attiva, sente il bisogno di ricaricarsi, “il cuore non c’è più, – dichiara -, la passione non mi sostiene a sufficienza per fare il lavoro di deputata.”. Il primo ministro Jean Charest le rende omaggio, “Lei ha avuto una carriera eccezionale”, “Ci sono poche donne in Québec che hanno fatto tanto quanto ha fatto Pauline Marois per aprire la strada al valore ed ai talenti delle altre donne”. “Non conosco nessun altro parlamentare che abbia svolto contemporaneamente le funzioni di ministro delle finanze, vice primo ministro, ministro della pubblica istruzione, ministro della salute, presidente del comitato del tesoro”. Un giorno, chissà se mai, forse un uomo farà la stessa cosa. “Ma  permettetemi di dubitarne”, ha aggiunto Charest rivolto ai parlamentari.
Pauline si lascerà convincere a tornare alla politica dopo la grave sconfitta subita dal Parti Québécois nelle elezioni del marzo 2007, seguita dalle dimissioni di André Boisclair e Gilles Duceppe e dalla decisione dell’allora leader del blocco del Quebec di non candidarsi.
Pauline Marois viene eletta leader del Parti Québécois senza opposizione il 27 giugno 2007 e l’autunno seguente eletta deputata di Charlevoix. Diventa leader dell’opposizione ufficiale all’Assemblea nazionale dopo le elezioni del 2008.

Partito in crisi
Dopo il crollo del “Bloc Québécois” alle ultime elezioni federali le crisi si succedono. Nel 2011-2012, l’autorità di Pauline Marois è messa duramente a prova. I deputati Jean – Martin Aussant, Louise Beaudoin, Pierre Curzi e Lisette Lapointe se ne vanno dal partito sbattendo la porta e siedono tra gli indipendenti. Altri tre deputati si uniscono alla coalizione avenir Quebec.
Nonostante i molti attacchi, lei resta al suo posto e prepara le truppe per la campagna elettorale.

http://www.womeninthecity.it


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