Intercettazioni Napolitano, non si assuma questa vicenda a pretesto per leggi bavaglio

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“Cari amici di articolo 21, questo è un momento difficile e denso di insidie per quanti, senza secondi fini e con trasparenza, in materia di diritti umani e libertà civili tengono la barra dritta e non si prestano a far parte delle tifoserie urlanti che, su questi temi, cambiano continuamente opinione e toni a seconda degli interessi del momento e del ruolo e degli interessi particolari e/o temporanei dei loro attori preferiti.
Su questi termini la credibilità dell’informazione è stella polare, anche se – nella temperie che viviamo – forse non è cosi per tutti. Il rischio di scegliere o di cadere nella provocazione a schierarsi per qualcuno prima che per un bene pubblico e prima di ogni altra cosa è, per taluni, notevole e per qualcuno un’occasione. Ma non c’è occasione buona – come abbiamo scritto più volte – per far ritenere giusto imbavagliare la stampa o per mutilarla con un colpo di mano. Al Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, chiamato di nuovo in causa da note informative del settimanale Panorama sui presunti contenuti di intercettazioni indirette di un suo colloquio con l’ex senatore Mancino, la nostra piena solidarietà e sostegno. Garante della coesione dell’unità nazionale e della sua Carta fondamentale, la Costituzione Repubblicana, egli è oggi oggetto di un conflitto politico e istituzionale; un terreno, questo che non è il campo della libera e corretta informazione e della sua dignità. Ma c’è chi – di nuovo oggi – dopo le notizie tra il detto e non detto di Panorama, ne approfitta per spingere strumentalmente le scelte politiche verso una legge bavaglio. Non va bene, è un’operazione ingannevole. Se si vuole davvero fare una legge a tutela dei diritti dei cittadini e, quindi del rispetto umano e del diritto a essere informati, si ponga mano alle proposte del sindacato unitario e indipendente dei giornalisti italiani, la Fnsi, per il Giurì.
Diciamo un no chiaro a ogni ricatto, a partire da un no verso chi vuole far crescere una spinta al ricatto addirittura verso la più alta carica dello Stato. Ciò è cosa e appartiene a campo diverso da quello della piena e corretta informazione.
Siamo in una condizione in cui è difficile, a questo punto, scoprire e definire i confini. La vicenda di Panorama e delle sue note d’informazione paiono quasi voler spingere qualcuno altro a pubblicare testi riservati di intercettazioni che avrebbero riguardato anche il Capo dello Stato. Più che intercettazioni, infatti, siamo a ricostruzioni. E purtroppo in una condizione come questa, ricostruendo la storia delle vicende editoriali italiane, diventa palese il problema del conflitto di interessi posto che, anche senza volerla a tutti i costi immaginare o cercare, una certa attività appaia strumentale rispetto agli interessi politici del proprietario. E su questo punto c’è un pauroso vuoto legislativo e di dibattito pubblico libero dalle tifoserie.
Detto questo, se il settimanale ha davvero dei testi si assuma, se vuole, la responsabilità della pubblicazione. Nessuno però credo possa imporre ad alcun soggetto (ascoltato anche incidentalmente), neanche al Presidente della Repubblica, di ordinarne la pubblicazione stessa poiché c’è un codice che regola la materia, e le intercettazioni non sono proprietà privata quando sono disposte dalla magistratura.
Se si vuole fare una legge più chiara sulle garanzie, sui limiti e divieti più netti di intercettazioni sul Capo dello Stato la si faccia, ma non si assuma questa vicenda a pretesto per leggi bavaglio. Un tentativo ricorrente questo che il Presidente Napolitano non ha mai mostrato di condividere, tanto chiare sono state sempre le sue parole ferme a tutela dell’art. 21 della Costituzione. Ribadisco, con voi di Articolo 21: in materia di responsabilità dell’informazione è più che mai ora di dare ascolto alle posizioni più avanzate anche della categoria, per il giurì sulla lealtà dell’informazione e una seria riforma dell’ordinamento professionale. Le autonomie deontologiche possono e devono diventare garanzia e presidio verso ogni tentativo di scempiare la dignità dell’informazione.”


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