Appello a Monti: il bavaglio alla stampa e alla magistratura non sarebbe accettabile

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La specifica vicenda delle intercettazioni che hanno coinvolto il Presidente della Repubblica non può essere usata come pretesto per varare una legge che restringa gli spazi della cronaca giudiziaria. E’ bene ricordarlo al Presidente del Consiglio, ora che anche la sua voce si unisce alla campagna contro le intercettazioni. Eppure Monti aveva a disposizione evidentissimi spunti di cronaca per affrontare la questione in modo meno univoco. Per l’opinione pubblica, infatti, le intercettazioni (e la loro pubblicazione) sono in questi giorni lo strumento prezioso che permette di sapere cosa sia successo all’Ilva di Taranto, quali oscure manovre siano state messe in atto a danno della salute dei cittadini, come si siano comportati dirigenti di azienda e funzionari pubblici.

Parlare di intercettazioni solo in termini di abuso – come fa anche Monti – rivela tutta la strumentalità dell’approccio al tema. Valuti il Presidente del Consiglio se tra le urgenze di questi ultimi mesi di legislatura debba proprio essere inserito un provvedimento che assumerebbe inevitabilmente l’aspetto della punizione per magistrati e giornalisti che fanno il loro dovere.

Se necessario, la Fnsi concorrerà ad attivare rapidamente nelle prossime settimane quella stessa grande mobilitazione di cittadini e giornalisti che già negli anni scorsi ha consentito di respingere ogni restrizione al corretto esercizio del diritto-dovere di cronaca. Politico o tecnico che sia, il bavaglio non è accettabile.


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