Come ai tempi eroici

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di Montesquieu
Superleali come lo erano i  campioni del ciclismo dei tempi eroici, delle tremende salite sterrate e delle inenarrabili fatiche, i capi dei partiti concorrenti hanno atteso e fatto rientrare in gruppo il grande leader avversario,  che pareva oramai in stato confusionale e irrimediabilmente staccato. Per la  suprema soddisfazione di batterlo ad armi pari , come  peraltro raramente sono riusciti a fare , se lo ritrovano pronto per la campagna elettorale, terreno prediletto da parte di chi  non ritiene necessario  battersi ad armi pari .

Farsi raggiungere significa , nel nostro caso, essersi fatti scivolare tra le mani , disperdendone la memoria, un diffuso  giudizio  di inaffidabilità, addirittura di pericolosità che schiacciava l’avversario : sfortunatamente, per la dignità  del paese, ben custodito dalle cancellerie internazionali .

Anacronistico eccesso di  lealtà sportiva, o dabbenaggine politica con aggravante della recidività? Ovvero, ancora, meccanica, istintiva applicazione di regole di  fair play  non calibrate  sulle caratteristiche dell’avversario?
Quale che sia la risposta, adesso bisognerà rifare i conti con  fuochi d’artificio e mortaretti, colpi sotto la cintura e colpi di teatro, nonché  con il ricorso a  fedelissimi collocati nelle istituzioni.

Come è stato, proprio pochi giorni fa, nel caso di un presidente di assemblea parlamentare, campione presunto di terzietà sulla carta (a partire da quella costituzionale), che ha  preso per buone le presunte dimissioni di un parlamentare dal proprio gruppo presentate  da terzi  e le ha convertite  in tempo reale in leso diritto del gruppo stesso ad essere adeguatamente  rappresentato nella commissione di vigilanza, istituzionalizzando  il dogma della  fedeltà assoluta  vigente  in quella formazione politica.

In sintesi e conclusione, condizionando l’esito di una votazione  che a sua volta condizionerà l’uso del servizio pubblico televisivo nell’imminente campagna elettorale.
Curiosa vicenda istituzionale: il presidente della camera – spesso fuori ruolo dal punto di vista formale, ma corretto nella sostanza – rimprovera il collega di palazzo Madama, silenziosamente incisivo nei fatti, seppure ineccepibile nella forma.

Chiusa la parentesi relativa ai vertici parlamentari, c’è  da dubitare che sia fuori dai giochi  chi si comporta in questo modo, come invece  asseriscono con superficiale certezza   da mesi  soggetti politici , mediatici, culturali , con evaporata  memoria dei fatti recenti .
La colpa del ripescaggio non va attribuita per intero  al partito democratico e ai suoi antenati, ovviamente, anche se resta il maggior indiziato  per dimensione , ambizione , collocazione nella geografia politica, frustrazione dei propri elettori . La collaborazione, alla riabilitazione, è stata ampia  e  diffusa,  spontanea e plurisettoriale.

A partire dalla rappresentazione  di un  contrasto di interessi senza uguali nel mondo occidentale come di un fattore anche grave, magari antiestetico, ma  tutto sommato compatibile con le esigenze di evoluzione e modernizzazione del  sistema nazionale e di competitività dello stesso sul piano globale. Un contrasto di interessi che ha contribuito  ampiamente , alternando ostruzionismi a imposizioni, a condurre il paese sull’orlo del famoso baratro, e continua a  dare una mano a tenercelo nonostante gli sforzi del governo.
Sono cose dette e ridette , anche se mai  declamate dalla politica concorrente  all’intero paese e con il necessario grado di allarme e di energia. Forse  perché in nessun  altro momento  storico  le concomitanti coltivazioni di interessi particolari  sono apparse così protette, curate , al sicuro.

Questa la campagna elettorale che ci aspetta.
Un partito democratico che incassa la sospirata disponibilità di un partito di centro – non tutto il centro è così , va detto con chiarezza – dallo stantìo potenziale programmatico , con  profili di acquiescenza  confessionale assenti nel partito antenato, e immerso nella logica di  antiche pratiche politiche , come dimostra la recentissima tornata di nomine  in tema di comunicazione e controllo sulla stessa : nella quale il Pd si è esibito in una sorta di elemosina in beni non essenziali, consistente nella cessione di un posto impropriamente considerato proprio  nell’autorità di settore.

Disponibilità venata di  imprevedibilità , come insegna l’esperienza di questo ventennio , e corredata dalla probabile nascita di una sinistra di opposizione, e da un consistente  manipolo di parlamentari   di puro antagonismo  antipolitico capaci di  rendere affannosa la navigazione nelle camere.
Più il leader ripescato e rivitalizzato, forse  finalmente non maggioritario , ma guidato dai soliti interessi e dall’ incomparabile attitudine al baratto . Buona legislatura a tutti.


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