“Lezioni civili” nel tempo della lotta alla mafia. Promuove la provincia di Roma

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“Lezioni civili” a vent’anni dalle stragi di Capaci e via d’Amelio per continuare a tenere vivo il ricordo dei giudici Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e Paolo Borsellino, caduti con le loro scorte in due tra i più vili ed efferati attentati che la storia della nostra Repubblica ricordi. Incontri, che poco o per nulla indulgono alla rappresentazione spettacolare e quasi sempre televisiva della vita pubblica e culturale del nostro Paese. Anzi, si tratta di “lezioni impegnate”, quasi di studio e rievocazione, che approfondiscono aspetti del passato legandolo alle vicende presenti, raccontate dalla viva voce dei protagonisti. Che la storia la fanno e la testimoniano tutti i giorni attraverso il proprio mestiere e con il proprio impegno. Magistrati, intellettuali, sociologi, registi, sceneggiatori, attori, giornalisti, che hanno indagato, girato, sceneggiato, scritto o anche solo interpretato o prestato la loro voce a racconti che hanno come trama la lotta alla mafia.

“Lezioni civili” che si svolgono a Palazzo Incontro, al civico 22 di via dei Prefetti, importante sede espositiva che ha ampliato l’offerta culturale della città, e che sono seguite da un pubblico interessato a conoscere la storia di questo nostro Paese. Di capirne i nessi e legarli ad uno ad uno come in un rosario con il presente e il futuro attraverso il racconto di chi quella storia l’ha vissuta, direttamente, in prima persona, perché c’era e ha contribuito in qualche modo a farla o testimoniarla. Fili e intrecci che stanno molto a cuore al Presidente Nicola Zingaretti, che non perde mai l’occasione di incoraggiare chi glieli propone e a dare spazio all’approfondimento di quelle tematiche passate che rimandino all’attualità.§

Così le “Lezioni civili” nel tempo della lotta alla mafia contengono in sé un “prologo” e una coda. Il primo si è concretizzato in una mostra fotografica dal titolo “Il silenzio è mafia” (aperta fino al 9 settembre), curata da Franca De Bartolomeis, già storica e competente photoeditor del settimanale L’Espresso, e da Alessandra Mauro, anima di Contrasto – una delle agenzie più rinomate sul piano internazionale, che raccoglie il meglio dei professionisti dediti al racconto del fotogiornalismo e dell’inchiesta visiva sul campo, assieme a Roberto Koch, che ne è il fondatore.

Le immagini della mostra, che resta aperta al pianoterra di Palazzo Incontro fino al 9 settembre, “compongono un percorso che fa da contrappunto a una cronologia di parole che mette insieme, uno dopo l’altro, i semplici, crudi avvenimenti che hanno caratterizzato la mafia in Sicilia in questi ultimi anni. Seguendo il doppio percorso, fotografico e testuale, il visitatore può così ricostruire il senso della sua memoria personale a quello della lotta alla mafia” si legge nella scheda messa a punto dall’Agenzia fotografica.

Tra celebrazione e cronaca, infatti, “l’impegno contro la mafia rappresenta un compito che riguarda non solo i magistrati e le forze dell’ordine ma anche i giornalisti e i fotografi chiamati a documentare il nostro paese e a far luce su una delle sue piaghe più profonde e antiche. E se col tempo, le forme di lotta alla mafia e di documentazione partecipata cambiano, seguendo le nuove esigenze di vita e di comunicazione, anche il lavoro di tanti che, sul campo, raccontano cosa significhi oggi la presenza della mafia e il valore dell’antimafia, cambia necessariamente e acquista nuovi linguaggi incisivi e profondi”.

Certo, l’incontro con gli studenti – nonostante i molteplici impegni della Provincia di Roma con loro – non è stato ad ogni modo trascurato. Anzi, s’è cercato con loro un contatto particolare, adatto alla loro dimensione e sensibilità, proiettando il 23 maggio al cinema Barberini per oltre cinquecento ragazzi dei licei di Roma e provincia, il dvd Uomini soli realizzato dal giornalista Attilio Bolzoni e dal regista Paolo Santolini nel mese di marzo e distribuito come allegato al quotidiano la Repubblica. Si tratta di un suggestivo, emozionante e anche molto umano “ritorno a Palermo” di uno tra i giornalisti più esperti di criminalità organizzata e di Sicilia, a vent’anni di distanza dalle stragi. Un ritorno sui tanti luoghi dei “delitti eccellenti” che hanno insanguinato l’isola, per incontrare quanti hanno indagato ma anche i tanti parenti delle vittime o i pochi sopravvissuti e scampati agli attentati, come l’agente che scortava il giudice Rocco Chinnici o l’autista di Giovanni Falcone, che per un puro caso quel giorno non si trovava alla guida ma sedeva sul sedile posteriore.

Una mattinata ad alta intensità emotiva. Occhi lucidi, gole annodate o rotte dall’emozione, una platea di giovani che ha salutato in piedi il lungo e impressionante elenco di vittime che chiude la bella pellicola di Bolzoni e Santolini. Con i ragazzi esterrefatti, che alla fine si stringono intorno ai protagonisti, con Santolini e Bolzoni anche il Presidente della Provincia Zingaretti, il vicedirettore di Repubblica Gregorio Botta, e poi l’inviata del Tg2 Rita Mattei che da lunghissimi anni solca le piste del giornalismo d’inchiesta in questo campo, per fare domande, confrontarsi e stupirsi insieme di saperne poco o troppo poco di quegli anni, anche “grazie” – molto spesso – alla superficialità o alla chiusura della scuola “che dell’attualità non ci parla o ce ne parla solo marginalmente”.

Il percorso delle “lezioni civili” ha una sua logica quasi ferrea nella scelta dei protagonisti chiamati a parlarci e raccontarci quegli anni, i percorsi e le scelte fatte. Non poteva mancare lui, Giuseppe Di Lello, l’allora giovane magistrato parte del pool investigativo della procura di Palermo, invitato a parlare del “metodo Falcone” di fare le indagini sulla mafia e sui mafiosi, fino ad arrivare ad istruire il famoso maxiprocesso contro oltre 400 “militanti” della Cupola, che finirono condannati a svariati anni di carcere, ma la cui sentenza finì proprio per costare la vita al magistrato. Una ritorsione della mafia. E non potevano non esserci i figli di Pio La Torre e del generale Calro Alberto Dalla Chiesa, Franco e Simona, uccisi a pochi mesi di distanza l’uno dall’altro – il 30 aprile e il 3 settembre – nell’anno 1982, trent’anni fa in una Palermo dove risuonavano solo i colpi del kalashnikov e il sangue scorreva a fiumi. Due vite spezzate, due bocche tappate per quel che avevano già detto e per quel che avrebbero potuto dire in seguito gridando solo “la verità” come era nel loro stile di vita e la loro condotta morale, prima di tutto.

“Fare luce sulla Piovra” raccontando le inchieste è invece il tema dell’incontro con il Procuratore Nazionale Antimafia Pietro Grasso che sarà sollecitato da Attilio Bolzoni; “Morire per un’inchiesta” attraverso la vita lasciata sul campo da giornalisti come De Mauro, Impastato, Siani – per citarne solo alcuni – attraverso la rappresentazione che di loro è stata fatta sul grande schermo è invece il tema dell’incontro che ha per protagonisti un regista come Marco Tullio Giordana (I cento passi) e uno sceneggiatore come Andrea Purgatori (Il muro di gomma e Fortapash). “Le stragi del ’92. Cos’è accaduto nella coscienza di un magistrato è” il tema dell’incontro che ha per protagonista Giancarlo De Cataldo, magistrato ma anche scrittore di successo de La banda della magliana, di cui c’è stata la serie televisiva, in un colloquio con Giovanni Bianconi, inviato ed editorialista del Corriere della Sera.

Il Procuratore della Repubblica di Torino Giancarlo Caselli tratterà invece della propria esperienza alla Procura di Palermo dopo la morte di Falcone e Borsellino in una conversazione che ha per titolo: “L’Italia sotto assedio. Le indagini dopo Capaci e via d’Amelio” in un confronto con l’inviato del quotidiano La Stampa Francesco La Licata. Infine, gli ultimi due appuntamenti hanno per oggetto il tema de “I giornalisti minacciati dalla mafia”, ovvero sul significato del “fare informazione nei luoghi di frontiera” con Rosaria Capacchione e Alberto Spampinato, e su la mafia “al femminile”: “Donne d’onore e donne ‘disonorate’, tra quelle appartenenti ai clan e quelle che invece si sono sottratte al controllo con la sociologa Ombretta Ingrascì e la scrittrice Dacia Maraini a colloquio con la giornalista Silvana Mazzocchi.

Dulcis in fundo, vi sarà un pomeriggio dedicato al ricordo di Giuseppe D’Avanzo, l’editorialista e inviato del quotidiano la Repubblica, scomparso improvvisamente il 30 luglio di un anno a causa di un malore durante una gita in bicicletta. Il tema è “Informazione e giornalismo come passione civile” di cui D’Avanzo incarna l’essenza, senza dimenticare che è fu anche il giornalista che per primo, insieme a Eugenio Scalari, intervistò il pentito Tommaso Buscetta appena rientrato in Italia dall’America. Ne discuteranno il direttore Ezio Mauro e l’inviato Attilio Bolzoni sollecitati da Vittorio Zambardino.

L’intera iniziativa promossa dalla Provincia di Roma, nell’ambito del Progetto ABC Arte Bellezza Cultura, in collaborazione con Libera, Contrasto, Fandango Incontro, Settembrini e Polifemo, è anche l’occasione per una raccolta fondi finalizzata allo start up della cooperativa sociale “Le terre di Rosario Livatino – Libera Terra Agrigento” con l’obiettivo di gestire i beni sottoposti a sequestro dal giudice ucciso nel 1990, e poi definitivamente confiscati nel Comune di Naro, in provincia di Agrigento.

“E’ per dire no a tutte le mafie, per favorire una società aperta e libera che la Provincia di Roma ha promosso questa iniziativa – ha ricordato in apertura del ciclo di lezioni il Presidente Zingaretti – dedicata ai tanti magistrati, giornalisti, imprenditori, carabinieri e poliziotti, gente comune che hanno avuto solo il torto – o la ragione – di non accettare il silenzio a cui la mafia li avrebbe voluti costringere. Non chiamiamoli eroi, ma cittadini. Uomini e donne che hanno pagato anche con la vita la loro dedizione alla legalità, e che con il proprio impegno ci hanno insegnato che la mafia non può soltanto essere combattuta. Può essere sconfitta”.

Scarica il programma delle iniziative


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