Ndrine al Nord

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di Anna Foti
Nella giornata di mobilitazione nazionale contro la megaopera, che collegherà in alta velocità Torino a Lione, in concomitanza con la convocazione dei proprietari dei terreni coinvolti dai cantieri per l’Alta Velocità in Val di Susa, per la procedura di occupazione “temporanea’’ la Dda torinese, guidata dal procuratore Giancarlo Caselli, si appresta ad affrontare l’udienza preliminare in cui davanti al giudice compariranno 173 persone nell’ambito del processo Minotauro. Un’operazione che portò lo scorso anno all’arresto di oltre 150 persone tra imprenditori, politici e affiliati alle ndrine e che svelò legami ed infiltrazioni confermate anche dal recente scioglimento del comune di Leinì, sempre nel torinese. E’ un mix di notizie dal Piemonte, plausibilmente legate da un filo che arriva, o forse diremmo meglio parte, dalla Calabria.

E purtroppo la ‘ndrangheta pare correre anche sui binari dell’alta velocità. Una mole di ndrine. Titola così l’articolo a firma di Rocco Vazzana, che è anche la copertina dell’ultimo numero della rivista settimanale Left – Avvenimenti in cui si racconta come le famiglie mafiose calabresi (Natile, Siderno, Mammola, Gioiosa Jonica, San Luca, Platì)  si siano infiltrate anche nelle vie della Val di Susa per allungare i loro tentacoli sugli ingenti interessi economici legati alla costruzione della megaopera e, più in generale, ai trasporti viari e ferroviari. In particolare Vazzana ricostruisce, tra le altre, la vicenda relativa all’appalto da 1 miliardo e 600 milioni di euro per realizzare la recinzione del cantiere di Chiomonte.  Dieci famiglie trapiantate in Piemonte, con tanto di mappa ricostruita dall’indagine Minotauro, che potrebbero non essere rimaste a guardare e avrebbero esteso le radici già interrate nel torinese, in una materia dove detengono un primato indiscusso quello della movimentazione della terra e del cemento. La Torino Lione appetibile come il Ponte sullo Stretto.

Dunque la ‘ndrangheta investe capitali e controlla i territori anche al Nord. Ennesima conferma e senza dimenticare che proprio nel torinese, avvenne il primo scioglimento per mafia al Nord Italia: si trattava del comune di Bardonecchia ed era il 1995. Il secondo sarebbe stato Bordighera, in provincia di Imperia, ma soltanto sedici anni dopo, nel 2011.

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