Lega: il rogo della “Nera” non appaga i Tg

0 0

I Tg di giovedì 12 aprile – Lo tsunami nella Lega anche stasera – con i “verdetti” di espulsione per Belsito e Mauro – si impone in tutte le aperture e giunge ad occupare più di metà delle scalette. Tra lunedì e oggi ben 54 titoli nelle edizioni di prima serata, ed un numero ancora maggiore di servizi. Atteggiamenti non dissimili caratterizzano le diverse testate; questa sera Tg La 7 e Tg 5 e Tg 4 “aprono” alle critiche da più parti avanzate contro “il rogo della strega Rosy Mauro”, cui i Tg nei giorni scorsi hanno certamente apportato numerose fascine. Ma una cosa è certa: le testate Mediaset “pistano” come non mai ed anche i blandi distinguo su Rosy Mauro servono “solo” a ribadire che il marciume riguarda tutto il cerchio magico, e non solo. TG 4 e Studio Aperto trasmettono “in esclusiva” una serie di imbarazzati video conviviali ripresi nelle occasioni di feste e ricorrenze leghiste. Non contento, a fine edizione TG 4 ritorna su Renzo Bossi con un imbarazzante servizio sulle sue frequentazioni femminili. Nel Pdl e nelle sue dirette ramificazioni televisive monta, dunque, la febbre da elezioni, e i leghisti delusi sembrano essere nel cuore e nel mirino del bi-direttore Giovanni Toti. Sempre Tg 4  elenca poi gli inquisiti del centro sinistra “che non pensano a dimettersi”, ma si guarda bene da indagare  dentro il recinto del Pdl. Ignazio Marino, ospite in diretta, cerca di farlo notare. Tanto per rimanere in tema, le testate Mediaset dimenticano poi la doppia notizia fresca di giornata che investe Berlusconi: i bonifici alla Minetti e alle olgettine testimoni nel processo Ruby, e la Corte Costituzionale che ha motivato le ragioni per cui la Procura di Milano si è comportata in maniera ineccepibile. Lo ricordano, invece TG La 7 e TG 3, mentre TG 1 dà spazio solo alla Consulta in una brevissima da studio.

Sui dati forniti oggi dal Ministero del Wellfare che ridimensionano il numero degli “esodati”, sia TG la 7 che Tg 2 mostrano un evidente scetticismo. Sulla riforma – o presunta tale – del finanziamento ai partiti, lo scetticismo sembra contagiare un po’ tutti; Tg 3 riprende le dichiarazioni di Don Luigi Ciotti che invita la politica a devolvere la prossima tranche di contributi pubblici ai soggetti che presidiano la difficile frontiera del sociale.

Sempre a proposito di Tg 3, la testata diretta da Bianca Berlinguer ci ricorda che domani esce il film di Vicari sullo scempio della scuola Diaz: buono il servizio di presentazione sia del film che dei commenti che lo stanno accompagnando. Nel “nostro” commento abbiamo sentito Claudio Giardullo, Segretario del Silp, il sindacato di polizia aderente alla Cgil, che ci ha aiutato a mettere a fuoco la Genova del 2001, ma anche ad analizzare le tante “piazze” dell’Italia di oggi.

Lorenzo Coletta

 

Il Commento di Claudio Giardullo, Segretario Nazionale del SILP CGIL

(Intervista di Alberto Baldazzi)

 

Giardullo, lei ha assistito all’anteprima del film che uscirà domani, ed immagino che l’abbia vista da cittadino ma anche da poliziotto. Può sintetizzare le sue un’impressioni, a tanti anni di distanza dai fatti?

“La prima cosa che mi viene in mente è che il limite del film è che non contiene nulla sulla politica o sui politici. Io penso che Genova e  il G8, questa drammatica vicenda – forse la più profonda ferita che c’è stata nell’Italia repubblicana tra le istituzioni che si occupano dell’attività di sicurezza e della società civile  – devono  essere analizzati e  si possono spiegare  solo alla luce della dimensione politica. Una dimensione che questo film mi sembra trascuri. Il film ha i suoi meriti dal punto di vista della ricostruzione, e fornisce un utile spunto di discussione e riflessione  su di una vicenda che, ancorché drammatica, man mano che si allontana nel tempo può essere analizzata con maggiore freddezza, non più con le lenti della  cronaca. Il limite, come dicevo, è che purtroppo l’analisi è sui fatti, ma trascura le ragioni e le motivazioni, anche quelle politiche, che hanno portato a quella pagina terribile”.

Quindi,  lei la contrapposizione tra poliziotto buono e poliziotto cattivo non la ritiene sufficiente per capire cos’è successo…

“Intanto, messa così, potrebbe essere ingenerosa nei confronti di quella grande maggioranza di poliziotti che all’epoca, in quella vicenda, hanno fatto e che, più in generale,  fanno il loro lavoro nel rispetto della legge, della Costituzione e dei diritti dei cittadini. Le forze dell’ordine non hanno certo l’obbiettivo di esprimere con la violenza la rabbia quotidiana di qualunque cittadino di questo Paese. Certo, nessuno deve dimenticare che, in qualunque settore del mondo pubblico del nostro Paese c’è la possibilità che si insinuino  malintesi sensi di giustizialismo,  o atteggiamenti che non sono in linea con i principi della Costituzione. Può succedere, può succedere anche nelle forze di polizia, ma se e quando succede,  parliamo sempre di gruppi ristretti e mai della categoria o dell’istituzione nel suo complesso. Il punto è che, se a Genova singoli  e gruppi hanno avuto la possibilità di esprimere comportamenti che non sono in linea con la legge e la Costituzione, questo è stato possibile perché c’era sicuramente un interesse politico da parte di chi governava a delegittimare la piazza, a mandare un messaggio ai moderati che dicesse: “La piazza è pericolosa in sé. Tenetevene lontano”, e  “ la piazza produce inevitabilmente rottura e problemi per tutti”. La ragione di tutto questo va contestualizzata  anche storicamente. Da una parte c’era l’incubo del governo di centrodestra da pochi mesi in carica,  che temeva una spallata come quella del ’94, che era riuscita  a mandarlo via. E poi di lì a qualche mese ci sarebbe stata la discussione sulla finanziaria, una finanziaria difficile che avrebbe riservato  lacrime, un giro di vite dal punto di vista economico e fiscale ed anche una stretta  dei diritti e delle tutele nei confronti dei lavoratori. La preoccupazione del governo di centro destra di allora era impedire la saldatura, attraverso le proteste di piazza, tra moderati e progressisti”.

Giardullo, per concludere facciamo un salto temporale: anche quella attuale  è una situazione di fortissima tensione che – è probabile ipotizzare – potrà  anche avere manifestazioni  che incideranno sull’ordine pubblico, magari non motivate da questioni ideologiche, ma dalla disperazione. Lei, dal suo punto di vista, come la vede? Abbiamo forze dell’ordine “responsabili”? In sintesi: possiamo stare tranquilli?

“Direi proprio di sì. Questi dieci anni non sono passati invano, se vogliamo fare ancora un raffronto con Genova. Siamo riusciti ad affermare all’interno delle istituzioni l’idea che ci deve essere formazione costante. La formazione non è soltanto addestramento, è anche l’affermazione dei valori nei quali un operatore delle forze di Polizia si deve ispirare. Sono stati fatti enormi passi in avanti, è stata costituita la Scuola di Polizia, tutto è molto più trasparente; però non bisogna accontentarsi, perché i principi democratici anche nella Polizia, come nel resto del Paese, hanno bisogno di una “manutenzione costante”  tanto più in relazione alle questioni dell’ordine pubblico. Non bisogna pensare sempre alla Polizia come alla “carta da giocare” al posto della politica. Questo vale anche in questo momento. Se chi governa fa l’errore di pensare che si possa governare in maniera indifferente rispetto alle ragioni di tutela sociale, perché tanto in piazza c’è la Polizia che può “sistemare la cosa”, fa un errore grave. Perché gli italiani se sono stanchi di una cosa è di un governo inefficace, che promette e non mantiene,  in un Paese che digerisce tutto e quindi si portati a ritenere che possa accettare la politica venga meno alle proprie responsabilità. Abbiamo bisogno, e mi riferisco alla politica e al governo, di responsabilità in mancanza della quale  aumentano  i rischi di tensioni sociali.”


Dati Auditel di mercoledì 11 aprile 2012

Tg1 – ore 13:30 4.384.000 22.41% ore 20:00 5.564.000 22.11%.
Tg2 – ore 13:00 3.085.000 17.80% ore 20:30 2.193.000 7.67%.
Tg3 – ore 14:30 2.178.000 11.96% ore 19:00 2.386.000 13.63%.
Tg5 – ore 13:00 3.735.000 21.14% ore 20:00 5.259.000 20.79%.
Studio Aperto – ore 12:25 2.321.000 16.70% ore 18:30 1.084.000 7.51%.
Tg4 – ore 11:30 521.000 6.47% ore 19:00 1.140.000 6.51%.
Tg La7 – ore 13:30 1.219.000 6.21% ore 20:00 2.659.000 10.39%.

Fonte: www.tvblog.it


Iscriviti alla Newsletter di Articolo21