Ad Assisi contro il linguaggio della violenza

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Partirà da Assisi, il prossimo 6 dicembre, una grande campagna culturale e civile contro il linguaggio della violenza, della discriminazione, del razzismo, indispensabile carburante per gli industriali della paura e per chi ha bisogno del terrore e delle guerre per confermare il proprio dominio o per tentare di imporne un altro. Non sarà una campagna per oscurare qualcuno o qualcosa, al contrario tenterà di unire quanti operano per far riemergere dal “nero politico e mediatico” mondi, temi, linguaggi condannati alla cancellazione o al silenzio.

Così ad Assisi, mentre altrove si litiga pro o contro il presepe, si ritroveranno cattolici, cristiani, musulmani, credenti di ogni fede e non credenti, davanti ad un albero e ad un presepe dedicati ai migranti e ai rifugiati, a pochi metri un barcone della speranza e purtroppo talvolta anche della morte, arrivato da Lampedusa, portato dagli uomini della capitaneria di porto e dai militari che hanno salvato migliaia di vite nell’ambito della operazione “Mare Nostrum”.

Sarà il Papa ad accendere quell’albero che diventerà uno dei simboli del Giubileo della misericordia e della accoglienza, luogo d’incontro tra diversità che vogliono abbattere i muri dell’odio e sconfiggere chi ammazza bestemmiando il nome di Dio.

Prima dell’accensione dell’albero, alle ore 15, nella sala stampa francescana, ad Assisi, si ritroveranno i frati, con il padre custode Padre Mauro Gambetti, la comunità musulmana di Perugia, la Caritas, la Tavola della Pace, la Federazione della stampa, il sindacato dei giornalisti della Rai, l’Unicef, donne e uomini che hanno scelto l’Italia come nuova terra…

Insieme ai rappresentanti della Carta di Roma rilanceranno l’iniziativa “No hate speech“, una campagna civile per invitare tutti gli operatori dell’informazione a non usare le parole della discriminazione, a disinquinare la palude della ignoranza e del pregiudizio, a non diventare strumento, consapevole o inconsapevole, di chi vorrebbe usare i media come strumenti di guerra e di morte.
Ci piacerebbe che, alla fine del confronto, religiosi, giornalisti, rappresentanti delle associazioni, cittadine e cittadini, siglassero insieme la Carta di Roma e la deponessero dentro quella barca arrivata da Lampedusa, ultimo omaggio a chi la violenza l’ha subita nella sue forme più brutali, e non solo quella del linguaggio.

Un grazie, infine, a Valerio Cataldi, inviato del Tg2, che ha contribuito a rendere possibile questo appuntamento, a Padre Enzo Fortunato, direttore della rivista San Francesco, e a Roberto Pacilio, portavoce di Articolo 21 di Assisi, che hanno voluto realizzare questa prima tappa del viaggio alla ricerca di “Illuminare le periferie del mondo“, partito ad Assisi quasi un anno fa, e che troverà il suo compimento il prossimo 18 dicembre con l’avvio di un nuovo portale che riunirà insieme decine e decine di associazioni unite dal desiderio di provare a portare la luce, laddove prevale il buio della disperazione, delle povertà, delle guerre e del terrore.


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