Equo compenso dei giornalisti.
La schiavitù è abolita per legge

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La schiavitù è abolita per legge. Nel 2012. E’ stata necessaria una norma, quella sull’equo compenso, per creare condizioni che consentiranno di porre fine allo sfruttamento selvaggio dei giornalisti. Giovani di tante età, compensati con mancette per i loro articoli, trattati peggio di quanti raccolgono pomodori o di quelle povere donne che per pochi euro all’ora hanno perduto la vita in Puglia. Cinquanta centesimi per il web, due-tre-cinque euro per la carta stampata, vessazioni senza fine: questa è la fotografia della professione oggi.

La legge approvata apre uno spiraglio alla speranza. Non sarà facile, perché nella commissione chiamata a stabilire i parametri dell’equo compenso i giornalisti saranno in minoranza. Ma saranno capaci di fare sentire la voce degli ultimi, di quanti fino ad oggi sono stati costretti a subire il ricatto sfrontato del “se non ti sta bene, mi rivolgo ad un altro”.
Legge sull’equo compenso e Carta di Firenze, applicate insieme, consentiranno di colpire gli editori che sfruttano i giornalisti e forniranno armi importanti a quanti, nella catena di comando delle aziende, intendono comportarsi con onore.
Questa legge, nata nella sede dell’Odg il 18 maggio 2010, non  sarebbe stata possibile senza una azione congiunta di Ordine e Fnsi che hanno saputo rendere consapevoli i parlamentari della vergogna che si consumava ogni giorno, in tutta Italia.
Dobbiamo dire grazie a molti deputati e senatori. Lo faremo. Ma qui è doveroso ricordare almeno i deputati Silvano Moffa, firmatario della proposta, Enzo Carra e Beppe Giulietti  oltre ai senatori Pasquale Giuliano, Elio Lannutti e Vincenzo Vita.

 


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