Sport e violenza: si agisca sui giovani, per aiutarli a crescere in un contesto sano di principi e valori

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La morte di Ciro Esposito rende ancora più inaccettabile e assurdo quanto accaduto in occasione di Napoli-Fiorentina. Un giovane nel fiore degli anni non può far dipendere la sua vita futura da episodi in cui lo sport è un convitato di pietra. E’ anche vero che da molto, troppo tempo, le violenze del tifo organizzato sono spesso incoraggiate di fatto (anche se non espressamente) e comunque tollerate, da compiacenti personaggi dentro e attorno ad alcune società sportive.
Lo sconcerto per la tracotanza impunita dei singoli si unisce così alla indignazione per il potere  – di fatto acquisito dalle tifoserie violente – apparentemente senza alcun contrasto da parte di chi avrebbe la responsabilità di farlo.  La Politica, le Istituzioni (comprese quelle sportive), la Società tutta non hanno evidentemente ancora elaborato degli “anticorpi culturali” capaci di neutralizzare queste follie ed evitare che accadano fatti come quelli di Roma. Chi ha la responsabilità di farlo, è bene che faccia presto. Del tifo violento si parla nella ricerca presentata il 10 Giugno al CONI Lombardia da Sport4Society (S4S), dall’eloquente titolo “Le sfide dello Sport all’Europa dei diritti: un percorso di legalità”. Questa presentazione è stata l’occasione per una tavola rotonda, moderata da Elio Trifari, Direttore della Fondazione Candido Cannavò per lo Sport,  a cui Sport4Society ha invitato rappresentanti di alcune entità che in vario modo e a vario titolo si attivano sull’argomento.

Come hanno sottolineato il giudice Cristina Marzagalli dell’Associazione Nazionale Magistrati, Paolo Bertaccini Bonoli di Transparency International e Alessandro De Lisi del Progetto San Francesco – Centro Studi contro le mafie, risultano fondamentali da un lato una collaborazione molto stretta con la magistratura, e dall’altro un allineamento tra la giustizia sportiva e la giustizia ordinaria. Infatti lo sport si sta dimostrando sempre più bacino a cui attinge la criminalità organizzata, sia in termini di reclutamento di nuove leve (non sono una novità i contatti tra le frange estreme e violente delle tifoserie e le organizzazioni criminali), sia in termini di attività illecite, come il calcio scommesse o il riciclaggio. Si creano così situazioni che la giustizia sportiva non è in grado di giudicare, semplicemente perché non previste dal suo codice. E’ a questo punto che deve intervenire la giustizia ordinaria.

E’ quindi necessario agire sui ragazzi e sui giovani, per aiutarli a crescere in un contesto sano di principi e valori da condividere. Come ha detto don Gino Rigoldi nel corso del suo appassionato intervento, un ragazzo si sente coinvolto quando si accorge che gli viene dato un valore, che si cerca in lui una parte di energia che sicuramente ha e lo si esorta a metterla in campo. Allora lui comincerà a correre.

E’ utile riprendere uno stralcio dell’intervento di don Rigoldi: “Sono gli anonimi, i senza volto, quelli che affondano più facilmente, anche in una squadra. Quelli che nessuno vede, proprio perché si vede quello che si guarda. Lo sport ha dentro di sé il condensato di tutti i contenuti di una sana educazione; il che vuol dire protagonismo, darsi valore ed esprimere le proprie capacità, sviluppare capacità di relazione: guardare gli altri come dei possibili alleati con cui condividere un percorso.  Questo diventa l’ABC del volersi bene.

Credo che la società di oggi abbia un’ignoranza sostanziale: noi siamo ignoranti in amore, non sappiamo come si fa a stare con gli altri, mentre sappiamo bene che la nostra vita è bella in relazione a quanti amori abbiamo in campo. Certo che le regole sono importanti, ma le regole le rispetta chi si sente riconosciuto, chi si sente visto, chi si sente parte di un contesto di cui è chiamato a fare parte”.

Sport4Society fa suo questo appello, che in futuro sarà incardinato fra i principi ispiratori delle sue attività. Nata nel 2009, Sport4Society  si propone di far emergere e sostenere i valori positivi dello Sport, con l’obbiettivo di essere un occhio vigile sul mondo dello sport responsabile e di mettere a fuoco le iniziative di maggior rilievo in questo ambito.  Comportamenti spesso poco etici di protagonisti del mondo dello sport, corruzione e doping, incidenti e violenza dentro e fuori dai campi di gioco, l’influenza della criminalità organizzata anche nello sport, pongono a tutti inquietanti interrogativi.

L’Associazione ha prodotto pochi mesi dopo l’inizio delle attività, le “Linee Guida volontarie sullo Sport Responsabile”, scaricabile dal sito www.sport4society@org,  ha organizzato una serie di eventi e iniziative in tutta Italia, caratterizzate dal focus su temi in parte scomodi oppure trascurati da media e istituzioni: dal primo Convegno a Firenze nel 2010 su “Sport e società: sfide, tendenze, buone pratiche”, al Convegno tenuto a Montecatini su “Come sport e no-profit fanno goal insieme” . Preziose sono state le testimonianze nel corso dell’incontro di Treviso su “Etica e trasparenza nella gestione delle società sportivecon Andrea Lucchetta, Pasquale Gravina e Damiano Tommasi, come quelle ascoltate a Firenze sul tema Contro l’omofobia nello Sport (in collaborazione con la Presidenza nazionale UISP) e a Castelfranco Emilia nel 2011 nel corso dei “Mondiali antirazzisti”.

Un accento particolare è stato posto nel 2012 sul tema del rapporto tra disabilità e sport,  nel Convegno “Diversamente abili, ugualmente atletiin occasione della Treviso Marathon, tema ripreso ed approfondito nel 2013 con il Convegno svoltosi a Padova “Esiste un diritto allo sport?” con la relazione introduttiva di Jacopo Tognon (Docente di “Diritti umani e sport nel diritto dell’Unione Europea”).  La tematica delle sfide alla legalità in ambito sportivo è stata affrontata a fine 2013 con la presentazione a Milano di “Pallone criminale a cura del co-autore Gianluca Ferraris.

* Presidente di Sport4Society


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