Grillo, uno di loro

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La buona notizia: anche lui, l’eroe “five stars” è tale e quale a tanti mezzani che si sono avvicendati  nella politica italiana da 50 anni a questa parte. Un sospiro di sollievo si è alzato nel bel paese, che paura, “sembrava che questo fosse profeta di una nuova politica… Meno male!” Segretamente ci sono stati brindisi tra vecchi manutengoli un tempo vicini a grandi partiti della cosiddetta prima Repubblica, gente mai in prima fila ma alla bisogna utile. Ex maneggioni di DC, PSI, PRI, PLI, PCI, avvistato – ma aveva la maschera – anche un nostalgico PSDI insieme a un altro del Psiup. “Che bello anche Grillo dice le stesse cazzate che dicevamo noi quando perdevamo le elezioni” e la frase passava veloce di bocca in bocca, come il pettegolezzo cantato da De André su Boccadirosa. Grillo, che le ha appena buscate di santa ragione alle amministrative, para il colpo dicendo “abbiamo vinto” e poi ancora “Abbiamo le spie in casa” e infine “Facciamo votare i sedicenni”. Mi viene in mente solo Pannella e la sua straordinaria capacità di buttare la palla in tribuna mischiando pere con mele per tentare di arrivare a un succo d’arancia.

“Abbiamo vinto”? Ti hanno dimostrato, quegli stessi italiani che vorresti portare in corteo alla Bastiglia, che la politica inutile non è politica, quindi non serve votarla. Personalmente sono contento che i tuoi “grilletti” non siano scattati subito e non abbiano fatto accordi con il PD, povero PD e povero Bersani, gli mancava solo quella. Avrebbero allungato una straziante agonia bruciando sull’altare della tua vanità da ex capocomico qualche speranza autentica. Risotto e cacca teniamoli separati, per favore. “Abbiamo vinto” lo dicevano nella prima Repubblica i partiti che “le avevano prese” e confrontavano i proprii numeri con dati del Medioevo o, rifacendosi al tempo di Agamennone, tuonavano felici “siamo cresciuti in modo vertiginoso”. Poi c’è l’”Abbiamo spie in casa”. Grillo lo fa dire alla Lombardo ma è farina del suo sacco. Mi viene in mente solo Berlusconi, in uno dei rari momenti in cui stava all’opposizione nel quasi ventennio dal ’94 a oggi. E’ vero, non parlava di persone ma aveva in mano una microspia grande come un panino alla mortadella… (da qui certi suoi incubi sulla Presidenza della Repubblica) e sbraitava di averla trovata dietro un termosifone. Anche noi, dal Tg Rai Leonardo ci avevamo inzuppato il pane. Troppo ghiotto. Ricordo che mi ero fatto portare una microspia vera, un po’ più grande di un grano di riso e l’avevo fatta vedere. “Quella di Berlusconi è la nonna di tutte le microspie…” Che bei tempi, che risate, credevo non tornassero più e invece… Grazie Beppe, adesso sì che fai di nuovo ridere. Ma quello che non mi fa ridere, e sarebbe ora che qualcuno ti insegnasse l’arte della politica, è la battuta sul voto ai sedicenni. Non sto a sindacare se sia giusto o meno abbassare l’età del voto. Ma nel paese dove si invecchia di più al mondo, attanagliati da dubbi previdenziali e dalle lezioni dell’indefinibile professoressa Fornero, abbassare l’età dei votanti è un colpo basso. Già è dura votare per 60 anni e poco più, aumentare la pena mi sembra quantomeno incivile. Ma i tempi, quelli che i comici conoscono a menadito, quelli che Totò metteva in rima col suo stesso respiro, i tempi dove sono?

Sedicenni o ancora più giovani che costringono con atti di bullismo e peggio, filmati e sbattuti su Facebook, una ragazzina a buttarsi dalla finestra; che portano un altro adolescente a lanciarsi nel cortile della scuola “reo”, e per questo perseguitato, d’essere considerato gay. Un ragazzo, 17 anni (quindi da un anno tra i votanti, secondo l’ipotesi Grillo) pugnala la fidanzatina e le dà fuoco mentre è ancora viva. Grillo, leggi i giornali. Io tristemente ci leggo, oggi, che tal Crimi, nomen omen visto il contesto, smentisce che tu abbia fatto questa proposta. Anche Cicchitto, prima di lui Bonaiuti e quando butta male l’avvocato Ghedini, passano metà della loro vita a smentire quello che dice Berlusconi…

Allora è vero: sei proprio “uno di loro”.


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