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“Nureyev – The White Crow”, la giovinezza del grande danzatore nell’epoca dei “muri” tra est e ovest

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“Nureyev – The White Crow”, ovvero “Nureyev – Il corvo bianco” è la terza prova alla regia di Ralph Fiennes, eccellente attore che in questo film ricava per se il ruolo di Alexander Pushkin, affezionato maestro di ballo della futura star. La storia di Rudolf Nureyev inizia negli anni ’40 a Ufa, città russa dove era venuto alla luce in treno, in una famiglia poverissima. Ci fa seguire gli anni da studente di danza a Leningrado, fino al 1961 quando ventiduenne debutta con la prestigiosa Kirov Ballet Company a Parigi, continuamente sorvegliato dagli ufficiali del KGB per le sue “cattive” amicizie occidentali e il suo anticonformismo. Nureyev non é incline all’obbedienza e le sue intolleranze spingono gli agenti del KGB a fargli vietare una nuova partenza per Londra. L’artista, disperato per i “muri psicologici e fisici” che impediscono la sua crescita, decide di chiedere asilo politico alla Francia. Riusciranno i suoi amici parigini, tra cui Clara Saint aspirante nuora del Ministro della cultura francese, ad aiutarlo?

Liberamente tratto dalla mastodontica biografia di Julie Kavanagh, edita da “La nave di Teseo”, dal titolo “Nureyev. La vita”, il film di Ralph Fiennes inquadra del personaggio il periodo che va dall’infanzia alle soglie del successo, dominato dal bisogno di trovare un ambiente che corrispondesse alle sue necessità psichiche più profonde. Il film affronta i contrasti dell’anima intransigente di Rudolph Nureyev e insieme le tensioni est – ovest del contesto storico in cui è vissuto. Ralph Fiennes ha scelto per il protagonista un autentico ballerino russo della Tatar State Opera & Ballet: Oleg Ivenko, che bene recita la parte di passionale, scorbutico, incline agli eccessi, spietato e votato alla danza come missione. Adèle Exarchopoulos, indimenticabile protagonista de “La vita di Adele”, è Clara Saint, l’influente amica francese che storicamente aiutò l’aspirante star. Un’opera costruita con rigore che insegna qualcosa in più su pregi e difetti dei talenti che hanno illuminato il secolo scorso e sulle epoche travagliate dall’esistenza dei “muri” di frontiera.


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