Una biblioteca con centinaia di libri dentro l’Appennino che guarda il mare è uno scrigno che scalda il cuore ed è piena come un uovo di domenica pomeriggio per ascoltare la lectio magistralis del professor Tommaso Di Brango su Pier Paolo Pasolini e il dialetto. Siamo a Vallemaio, provincia di Frosinone, 800 abitanti e una lunga storia. In sala un pubblico di tutte le età segue la trama della vita e del pensiero di Pasolini quasi fosse un film ed è il modo inaspettato a questa latitudine per ricordare i 50 anni dall’omicidio. La lezione di Di Brango è un viaggio tra il Friuli e Roma, dalla terra di origine di Pasolini, alla capitale tremenda degli anni Settanta, ma è altresì un percorso dentro la terminologia, il dialetto utilizzato per veicolare un’identità dei territori che è poi lo spirito dell’appuntamento organizzato dal professor Assuntino De Bellis, “anima” di una rivalutazione dei dialetti come forma identitaria dei territori, soprattutto questi, di un’Italia interna che non si arrende allo spopolamento, al consumismo, agli smartphone ed è ancora dentro una biblioteca ad ascoltare racconti. Di Brango si sofferma anche sul Pasolini più intimo, sul suo rapporto con la madre adorata, sui conflitti interni alla famiglia dove coesistono un padre di destra e un figlio rivoluzionario; poi i riferimenti alla scuola, all’attualità delle analisi del regista e scrittore friulano “trapiantato” nella capitale.
L’iniziativa, patrocinata dal Comune e dalla Pro Loco, ha rappresentato un modo per approfondire la biografia e l’impronta di uno dei maggiori intellettuali del 900 e, come hanno preannunciato dagli organizzatori, avrà un seguito. Nella stessa, sorprendente, biblioteca allestita, curata e arricchita nel corso di molti anni dal un docente del posto, scomparso da qualche tempo, Biagio Crispino, cui potrebbe essere a breve intitolata.
