Giornalismo sotto attacco in Italia

La solidarietà a Sigfrido Ranucci e alla famiglia per il vile attentato non è sufficiente: tutti in piazza sciopero generale

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A Sigfrido Ranucci, giornalista della Rai, tutta la nostra solidarietà per il vile attentato contro di lui e la sua famiglia. La figlia aveva parcheggiato l’auto accanto alla sua dove era stata messa la bomba – un chilo di esplosivo che avrebbe ucciso chiunque fosse passato da lì nel momento dell’esplosione – il cui botto ha svegliato tutto il quartiere. L’atto è gravissimo, non solo perché colpisce uno dei più importanti giornalisti d’inchiesta che con la squadra di Report continua a tenere alta l’immagine della Rai e ad assolvere il ruolo di servizio pubblico. Oggi è il giorno della solidarietà anche da parte di chi in questi ultimi anni ha tramato contro Sigfrido e Report spostando più volte la trasmissione nel palinsesto, non per trovare una collocazione più idonea ma per abbattere gli ascolti, senza riuscirci, tagliando il budget della trasmissione per rendere critica la realizzazione delle inchieste. La solidarietà non è sufficiente, dobbiamo scendere in piazza con uno sciopero generale, in prima fila i lavoratori della Rai: la democrazia è a rischio. Quello che è accaduto a Sigfrido Ranucci e alla sua famiglia, chiunque sia stato, voleva, non solo fare male, ma intimidire tutti quelli che si occupano d’inchiesta, che denunciano la corruzione, gli amministratori venduti, i politici che vanno a braccetto con la criminalità organizzata, le aziende che evadono le tasse, il depistaggio sempre presente nelle stragi fasciste come quella della Stazione di Bologna del 2 agosto 1980, la P2 di Licio Gelli ancora in vita nella nostra società, il costante uso del conflitto d’interessi. La bomba è un vile atto contro la libertà di stampa, contro l’articolo 21 della Costituzione, contro chi non si è venduto ai poteri forti, quanti giornalisti frequentano i talk televisivi per difendere il potente di turno, rinunciando alla propria dignità professionale. Fino a ieri per colpire Ranucci e i cronisti di Report veniva percorsa la via giudiziaria fatta di denunce, di richieste di risarcimenti milionari, ma non ha pagato, è di pochi giorni fa l’ennesima vittoria di Report in Tribunale di Varese: “Ranucci e Mottola non diffamarono la figlia del presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana”. Che schifo leggere la solidarietà di maniera di quei politici che non si presentano in Parlamento per relazionale i rappresentanti dei cittadini sui fatti di governo, che usano le conferenze stampa come un monologo senza consentire ai giornalisti di fare domande, gli stessi che oggi dichiarano che “la libertà d’informazione valore irrinunciabile”. E’ una vergogna! Chi pensa che la bomba possa intimidire, possa modificare la ricerca di verità che ha fatto di Sigfrido un vero cane da guardia della democrazia significa che non lo conosce affatto. Articolo 21 sarà sempre al fianco di Sigfrido Ranucci e della sua squadra.

 


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