Un inno al tempo lento che salva la terra
Il cinema italiano, quello che sa toccare corde civili e al tempo stesso far vibrare l’anima, ha trovato la sua voce in ‘La vita va così’ di Riccardo Milani. Scelto non a caso come film d’apertura della 20ª edizione della Festa del Cinema di Roma – in programma dal 15 al 26 ottobre – quest’opera è molto più di una pellicola: è un atto di resistenza, una storia vera e necessaria che celebra il coraggio dell’integrità contro l’assalto omologante della speculazione.
Il film, in arrivo nelle sale il 23 ottobre distribuito da Medusa e Piperfilm, ci catapulta sulla costa incontaminata del Sud Sardegna, un luogo di bellezza primordiale che diventa subito cruciale. Qui vive Efisio Mulas, un pastore solitario – interpretato con una disarmante autenticità da Giuseppe Ignazio Loi, affiancato da volti noti come Virginia Raffaele, Diego Abatantuono e Aldo Baglio. Efisio non è semplicemente un pastore; è l’ultimo baluardo di un tempo in cui la terra non era una merce, ma una madre, un’identità. Il suo furriadroxu—il casolare dei pastori che incarna il “ritornare a casa”—non è in vendita.
L’amore di Efisio per la sua terra è il vero motore emotivo che infiamma il film. È un legame viscerale, un patto non scritto con la memoria di chi è venuto prima di lui. La sua resistenza non è una sterile testardaggine, ma la sublime difesa di un patrimonio inestimabile.
Dall’altra parte c’è Giacomo, il Presidente di un potente gruppo immobiliare che vuole costruire sulla costa di Bellesamanna un resort 5 stelle laddove Efisio porta al pascolo le sue mucche.
Giacomo è il simbolo di un ‘progresso’ che confonde lo sviluppo con la distruzione. Lo scontro tra i due è un duello ancestrale: la poesia contro il bilancio, la radice contro l’asfalto.
Il cuore drammatico e potentissimo dell’opera si gioca proprio nell’incrollabile ‘no’ di Efisio. Questo monosillabo, ripetuto di fronte di un’offerta economica crescente che arriva a svariati milioni di euro, diventa un grido di libertà, un atto di eroismo civile che risuona ben oltre i confini della Sardegna. Difendere la propria casa significa, per Efisio, difendere il diritto di una comunità intera a non perdere se stessa nel nome di un lavoro che è spesso solo un ricatto.
Riccardo Milani, abile nel coniugare la commedia con l’impegno civile, utilizza il registro agrodolce per interrogarci: quanto costa davvero dire no? La pressione che spezza la comunità tra chi sogna opportunità e chi teme la perdita dell’identità è palpabile, ma è proprio in questo cortocircuito che l’ostinazione di Efisio assume un significato collettivo e universale.
L’ingresso della giudice Giovanna – interpretata da una convincente Geppi Cucciari –, chiamata a dirimere il conflitto eppure legata a quei luoghi, chiude un cerchio narrativo emozionante. La sua figura rappresenta l’intersezione tra la Legge e la Memoria, la giustizia istituzionale e quella morale.
“La vita va così” è un film che arriva nel momento giusto. Ci costringe a rallentare, a rivalutare, a riconoscere il coraggio della resistenza pacifica. Non è la storia di un perdente, ma il ritratto di un uomo che, forte del valore delle sue scelte, decide di fermare il tempo per salvare il futuro.
Un’apertura memorabile per la Festa di Roma e un appuntamento cinematografico assolutamente imperdibile: un’opera che infonde speranza e ci ricorda che, a volte, l’azione più radicale è proprio quella di non muoversi affatto.
