Giornalismo sotto attacco in Italia

Il tempo della fine, di Katrine Engberg

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Un thriller avvincente, intenso e, al contempo, intimo, in cui i protagonisti sono accomunati dall’essere in fuga dal proprio passato, pressati dai propri demoni personali, ma con il quale dovranno fare necessariamente i conti per potersene finalmente affrancare e avere una speranza di futuro.

È in libreria, dal 1° luglio scorso, l’ultimo lavoro di Katrine Engberg: “Il tempo della fine”, edito in Italia da Marsilio Editore (pp. 432, €20).  Il tempo della fine” è il primo episodio di una nuova serie crime da cui verrà tratto un film prodotto dalla casa di produzione cinematografica Zentropia, fondata da Lars von Trier.

Ex ballerina e coreografa Katrine Engberg, con un passato nella televisione e nel teatro, è autrice della serie Copenaghen, pubblicata in trenta Paesi. Pluripremiata in patria e non solo; per i suoi libri, ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui il prestigioso Martha Award, conferito dall’Associazione dei librai di Danimarca.

Ma veniamo alla trama. Il romanzo è un thriller psicologico che ha come protagonista un nuovo personaggio, Liv Jensen, che ha da poco lasciato la polizia di Aalborg – una città danese situata nello Jutland Settentrionale, a poco più di 300 km dalla capitale – a causa di un evento doloroso che custodisce gelosamente e con il quale si rifiuta di fare i conti (ma sino a quando?). Un trauma che l’ha portata a dare le dimissioni dal corpo di polizia per approdare a Copenaghen, alla ricerca di un nuovo inizio, anche a costo di sacrificare gli affetti più intimi: “non è così che funziona l’amore, Liv”, le dirà la sua compagna di vita Therese, nel corso di una difficile conversazione telefonica in cui non avrà il coraggio di confessarle le vere ragioni di un abbandono così precipitoso. Liv, nel frattempo, è alle prese con le difficoltà del suo nuovo inizio lavorativo come detective privata con la neo costituita agenzia d’investigazioni: “LJ Detective privati”, declinata al plurale anche se Liv ne è l’unica componente. Ma il richiamo della divisa indossata sino a poco tempo prima è in lei ancora dirompente, forse per il rispetto di cui gode chi la indossa, soprattutto se si è piccoli e gracili come lei.

Ma ecco che l’occasione per rimettersi in gioco, tornando a sentirsi parte integrante della famiglia della polizia, magari sognando un possibile ritorno nelle sue fila in una città diversa da Aalborg, le si presenta allorquando Petter Bohm, suo ex capo e mentore, le chiede di collaborare alla soluzione di un caso irrisolto, prossimo all’archiviazione, che ha avuto una vasta eco sui media: l’uccisione a Copenaghen di un giornalista dello Jutland, poco più di tre anni prima, ritrovato agonizzante dalla moglie nello studio di casa.

Un omicidio senza testimoni e all’apparenza inestricabile che porterà Liv a confrontarsi con uno dei capitoli più bui della storia del suo Paese. Un viaggio nel passato, dunque, risalente ai tempi dell’occupazione nazista. Ma anche un percorso a ritroso nel quale incontrerà altre persone segnate da episodi altrettanto dolorosi quanto il suo. Innanzitutto, Jan e Hanna Leon, padre e figlia – che le hanno messo a disposizione il seminterrato della propria abitazione – i quali convivono con un’esperienza dolorosissima: l’arresto e il successivo suicidio dell’altro figlio di Jan, Daniel, dapprima condannato per aver ucciso la propria moglie (ma ritenuto innocente dal Padre) e poi suicida in carcere; un giovane uomo che ha vissuto la sua vita assumendo farmaci per combattere una forma dissociativa della personalità. Ma anche l’incontro con un altro giovane uomo, Nima Ansari, un esule iraniano, un meccanico di auto d’epoca, divenuto amico di Jan – la sua officina è proprio di fronte casa di Jan – con un passato che lo perseguita: “un rifugiato può sentirsi libero ogni tanto ma non lo diventa mai completamente”, accusato di aver ucciso la donna con la quale aveva avuto, nel passato, un’intensa storia d’amore, ma che si è rifatta una vita con un altro uomo.

Un thriller avvincente, dunque, ma, al contempo, intenso ed intimo, in cui i protagonisti sono accomunati dall’essere in fuga dal proprio passato, pressati dai propri demoni personali, ma con il quale dovranno fare necessariamente i conti per potersene finalmente affrancare e avere una speranza di futuro.

Particolarmente curata nel romanzo è la dimensione psicologica dei personaggi, il che avvicina il lettore ai loro drammi interiori e alle loro vicende, con un accesso diretto ai loro pensieri, in una sorta di partecipazione emotiva il cui risultato è una lettura molto partecipata e difficile da interrompere.

Altresì, molto curata risulta essere l’atmosfera che vi si respira: tesa ed avvincente, anche grazie all’utilizzo di una scrittura semplice e scorrevole.

Un’imperdibile lettura per gli amanti del “giallo scandinavo”.


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