Alberto Trentini: l’appello della madre per la sua liberazione

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Alberto Trentini va liberato: a Roma, all’Ordine dei Giornalisti, prima conferenza pubblica sul caso dell’operatore umanitario arrestato 7 mesi fa
La mamma: “Ho la convinzione che sarete voi giornalisti ad aiutare a far liberare Alberto”

Mercoledì mattina all’Ordine dei Giornalisti l’incontro con la stampa di Armanda Colusso Trentini, la mamma di Alberto, Don Luigi Ciotti di Libera, Giuseppe Giulietti, portavoce di Articolo21, promotore dell’iniziativa, e poi dell’avvocata Alessandra Ballerini, del Presidente dell’Ordine dei Giornalisti Carlo Bartoli  e anche di quella politica che si sta spendendo per mantenere una fiammella accesa sul tema.
A voler lanciare un appello alla stampa è stata proprio la signora Armanda che ha chiesto la conferenza insieme all’avvocata Ballerini convinta della forza dei media e della possibilità che hanno di far prendere decisioni laddove vanno prese.
Lo ha fatto con un discorso scritto per superare l’emozione, raccontando la vita di Alberto spesa per gli altri. Ma denunciando anche l’assenza di comunicazione, i 7 mesi di silenzio, la lunga detenzione e quella telefonata di (ormai) di 25 giorni fa.
Parole ferme e nette le sue, come netto è stato l’appello rivolto alla stampa: “Con le vostre parole potrete portare a casa mio figlio”.
Resiste alle lacrime mentre legge ciò che deve dire, per non perdere neanche una parola. Per ricordare tutto ciò che sino ad ora ha fatto il figlio. Parla al passato con consapevolezza mamma Armanda e la dichiara come scelta voluta: “Uso il verbo imperfetto perché so come era, non come sarà dopo questo lungo periodo di detenzione. Era un ragazzo sereno e pieno di ideali. È stato in Ecuador, Bosnia, Etiopia, Paraguay, Nepal, Grecia, Perù, Libano e Colombia. Ha una laurea in Storia, ha conseguito un Erasmus a Parigi, un Master a Litz. Al ritorno dalle missioni ritrovava gli amici e la famiglia. Amava immergersi nella lettura e nella natura. Scorreva così la sua vita, finché ha scelto il Venezuela nel 2024 per un progetto con la ONG Humanity & Inclusion. Dopo 3 settimane è stato arrestato ad un posto di blocco insieme all’autista della ONG che lo aveva accolto in aeroporto. Potete immaginare le notti insonni di una mamma”.
E continua: “Abbiamo fatto raccolta firme, digiuno a staffetta, pedalate, camminate. Ma non sono bastate. Ora provo a darvi le consegne: scrivete, parlate di Alberto. Perché quel qualcuno che non si è attivato a dovere fino ad ora si dovrà sentire motivato per fare l’impossibile per portare a casa questo figlio di cui l’Italia deve andare fiera! Ho la convinzione che questa volta sarete voi giornalisti ad aiutare a far liberare Alberto in prigione da quasi 7 mesi. Si deve parlare di mio figlio come si è parlato di altri italiani che, anche grazie al clamore mediatico, sono fortunatamente tornati a casa. Non stancatevi di parlare di Alberto. Sono certa che chi ha il potere di far liberare mio figlio con una forte pressione mediatica si adopererà senza più tentennamenti”.
Un appello che è un invito a fare di più perché di Alberto Trentini non si è parlato abbastanza, come denuncia anche Bartoli il presidente dell’ordine: “Chiediamo più copertura mediatica. Ci sono testate che si sono adoperate. Altre che hanno sottolineato questo caso con minore evidenza. Ma questo caso non può essere preso sotto gamba. Ed è necessaria mobilitazione anche dell’opinione pubblica, oltre che della stampa. Queste vicende si spengono nel silenzio e si risolvono non dimenticando. Occorre fare pressione. Pressione forte. Il governo deve prendere iniziative importanti. Voi direte: “Cosa c’entrano i giornalisti? Perché organizzare questa conferenza all’Ordine? Beh, perché se siamo indifferenti ai diritti umani, forse possiamo andare a casa!”.
A fargli eco le parole di Don Luigi Ciotti che continua a far sentire la sua voce, ponendosi con forza al fianco di chi non ne ha, delle vittime, degli innocenti, di chi è messo a tacere dal potere.
“Purtroppo comprendendo la delicatezza dell’azione diplomatica, ma ci sembra doveroso fare risuonare il nome di Alberto perché quel nome non porta in sé alcuna colpa, anzi la generosità di un giovane che andava per il mondo ad offrire il suo impegno. Non ha nessuna colpa Alberto Trentini, anzi gli si dovrebbe essere grati. E per questo dobbiamo scandire insieme questo nome con la speranza che possa avere un effetto reale sulla sua vita. Vorremmo sentir questo nome pronunciato ai più alti livelli più spesso, perché è un cittadino italiano che ha fatto onore all’Italia. Perché a quei livelli in passato hanno aperto spiragli quando hanno fatto quei nomi sbloccando situazioni difficili… Vogliamo promettere che nessuno ci fará distrarre da questo compito di tenere accesa l’attenzione e la speranza su di lui. Diceva Gianni Rodari in una favola: “Colui il cui nome è sempre pronunciato resta in vita!”. Ecco i neutrali, i deleganti sono troppi e lo abbiamo visto anche in questi giorni. Maduro si professa cattolico, allora dico: Presidente, la parola di Dio invita a metterci in gioco a rispettare la libertà e i diritti delle persone. Non può essere manipolato il nome di Dio per altri interessi. C’è un italiano incarcerato Senza alcuna colpa!”.
Un appello questo al quali si aggiunge quello di Giulietti che pone l’attenzione su due ponti focali: perché non si riesca a stabilire un filo con il Venezuela e la necessità di una azione parallela diplomatica da parte della Chiesa. “L’informazione non può risolvere tutto – ha concluso -, ma in questo caso accendere la luce è prezioso”.
A concludere l’avvocata Ballerini: “7 mesi senza una visita consolare o del nostro ambasciatore non ha precedenti: è il periodo più lungo capitato ad un italiano di rimanere incomunicato in un carcere. Non ha mai visto un avvocato, un giudice e non c’è un capo d’accusa. Ha solo un passaporto italiano, era lì da tre settimane, se vogliono liberarsi di lui possono espellerlo. Anche la mamma ha scritto di recente a Maduro… La trattativa è delicata e Trentini è una moneta di scambio preziosa, non vi posso spiegare perché. Ma bisogna fare pressione su Maduro. Riguardo alle iniziative: se potete fate mettere degli striscioni fuori dai municipi, perché non avete idea quanto questa cosa sposti l’opinione pubblica, basta vedere cosa è successo per Regeni! E poi firmate su change.org, partecipate al digiuno e poi faccio una richiesta: gli artisti, i giornalisti, gli scrittori hanno scritto lettere ad Alberto, lettere che non ha mai ricevuto. Noi chiediamo che continuiate a scriverle. Alcune sono state pubblicate su Repubblica, altre lo saranno…”.


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