Rumori di guerra. Le Frecce Tricolori in giro per l’Italia

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Un ricordo personale sulle Frecce Tricolori. Dopo trent’anni dalla costruzione, si inaugurò l’aeroporto di Sigonella. L’evento clou furono le celeberrime “Frecce”. Con il suo jet personale arrivò il Capo di Stato Maggiore, Bartolucci (Ustica), che restò allibito nel vedere il dislocamento di avieri ai lati della pista, in suo onore. Dopo una giornata sotto il sole estivo, ebbi una insolazione.

Con una spesa di circa 2.000.000 di euro a serata, si può usufruire dello spettacolo delle Frecce Tricolori in tutta Italia. Come prima uscita quella di Catania è stata caratterizzata da forti disagi per la disorganizzazione. Una buona parte della città è rimasta bloccata fino a notte, con dentro centinaia di migliaia di cittadini esasperati. Ciò oltre al necessario blocco provvisorio dell’aeroporto, per un paio di ore. Un poco peggio nella successiva serata di Pantelleria, dove si è rischiato il disastro, come più volte accaduto per colpa dell’evento aeronautico.

Ma quello che più emerge in questa iniziativa militare è la domanda: perché? Perché mandare in giro sulle teste degli italiani questi caccia militari? Si vuole rendere più bellicosa l’”italica stirpe”? Se pensiamo a quale terrore giungeranno, ancora negli anni a venire, i bambini di Ucraina e Gaza, a solo sentire il volo basso di cacciabombardieri, viene da dire: no grazie! Non abbiamo certo bisogno, in questo pianeta dilaniato dai conflitti, di altri “rumori di guerra”.


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