Andy Rocchelli

Andy Rocchelli, L’ora della legalità

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Il nostro mestiere ci consente di incontrare persone eccezionali, tra queste la famiglia Rocchelli, Elisa, Rino e Lucia, rispettivamente genitori e sorella di Andrea Andy Rocchelli, il giornalista e fotoreporter del collettivo indipendente Cesura ucciso il 24 maggio 2014 nell’Est dell’Ucraina durante la guerra del Donbass. Elisa, Rino e Lucia li ho incontrati nel 2019 mentre stavo realizzando per Rai3 L’ora di legalità, in una puntata volli raccontare la storia di Andy, nel video qui allegato abbiamo tolto la parte riguardante il racconto del processo perché da allora molta acqua è passata sotto i ponti. Con il dolore nel cuore Elisa, Rino e Lucia non smetteranno mai di inseguire per loro, ma non solo, verità e giustizia. Stare insieme a loro, come ogni tanto mi capita – apparteniamo tutti alla grande famiglia di Articolo 21 -, ti dà una forza incredibile.

Andy è uno straordinario reporter, lo testimonia un libro con le sue foto intitolato Il valore della testimonianza che fa anche da catalogo alla mostra itinerante di molti dei suoi scatti e, come ha scritto Mario Calabresi nella presentazione: “Ci sono foto nella vita che non si dimenticano mai, che ci accompagnano, che formano il nostro immaginario e segnano la nostra memoria”. Se ci fermiamo a riflettere, comprendiamo quanto sia vero. Sono diverse le immagini che stanno dentro di noi, indelebili, dal passato ci accompagnano al futuro e, non solo fanno memoria, rendono presente anche chi non è più con noi. Il merito è di chi ha immortalato quel volto, quel momento di vita o anche di morte. Per questo mi sento di raccontare di Andy al presente anche se non l’ho mai conosciuto. Studiando le sue foto, prima per la trasmissione tv, poi attraverso il libro, si riesce a percepire l’anima che quegli scatti contengono. Andy era nel Donbass per raccontare le condizioni di vita dei civili durante la guerra, lì si erano formate milizie separatisti filo russe che combattevano contro l’esercito lealista del governo ucraino. Quel giorno lui con l’amico giornalista russo Andrey Mironov, attivista per i diritti umani, il reporter francese William Roguelon e l’autista rimasero intrappolati vicino a una ferrovia abbandonata, con la milizia alle spalle e la Guardia nazionale e l’esercito ucraino sopra, in una collina, a dominare tutto ciò che stava in basso. Impossibile scambiare i giornalisti per i miliziani, ciò è dimostrato dai vari sopralluoghi effettuati. Andy e Mironov rimasero uccisi da un colpo sparato da un mortaio, Roguelon fu gravemente ferito. Il testimone oculare, il reporter francese sopravvissuto alle gravi ferite, ha raccontato che l’esercito ucraino e la Guardia nazionale sparavano sul gruppo di operatori dell’informazione per colpirli, ma la tesi a cui i giudici hanno creduto è stata quella di un colpo di mortaio casuale, sparato dagli ucraini, ma casuale. Non entro nel merito dei processi, ma una cosa va detta, probabilmente se non fosse scoppiata la guerra tra Ucraina e Russia, coinvolgendo l’Unione Europea e gli USA, che ha ben delineato chi sono i buoni e chi i cattivi, forse ci sarebbe stata più attenzione sulla morte di Andy e Mironov: la Russia ha attaccato l’Ucraina per invaderla. Raccontare che nel caso di Andy e Mironov gli ucraini sono stati i cattivi si rischia di essere considerati filo russi, tentativo fatto da alcuni media con la famiglia Rocchelli, loro, giustamente, non si sono prestati a questa propaganda. Anche tra i buoni ci può essere qualche cattivo, nel momento dell’arresto di Vitalij Markiv della Guardia nazionale accusato di essere stato colui che ha sparato il colpo fatale, condannato prima a ventiquattro anni di galera poi assolto definitivamente, nel suo portafoglio furono trovate alcune foto di lui con altri camerati, in particolare una dove alcuni fanno il saluto romano e sullo sfondo, vicino alla bandiera Ucraina, vi è quella della croce uncinata nazista: immagine difficile da dimenticare.
https://youtu.be/Nw0XLM-wN9Y


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