80 anni dalla Liberazione, verso il 25 aprile 2025

Se segui i migranti ti spio. Era già accaduto prima di Paragon

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C’è un filo rosso (o nero) che collega la vicenda Paragon, il software sofisticato che controllava i cellulari di Luca Casarini e Francesco Cancellato, con una storia altrettanto grave. Hanno in comune l’attenzione per i migranti e per cosa si nasconde dietro un fenomeno capace di scalare le classifiche delle emergenze in Italia e anche in altri Paesi. Per cercare quel filo rosso bisogna tornare all’estate del 2021, quando venne fuori lo scandalo delle intercettazioni della Procura di Trapani a carico di alcuni giornalisti nell’ambito di un’inchiesta sul fenomeno migratorio che risaliva alla seconda metà del 2017. In particolare furono ascoltate le conversazioni della giornalista Nancy Porsia, tra i mesi di luglio e dicembre 2017. Secondo quanto riferì in aula la ministra Cartabia, in risposta ad un’interrogazione, “la giornalista era intercettata in quanto persona imbarcata su una delle navi oggetto di investigazioni”; sempre la ministra precisò che “all’esito delle indagini preliminari gli organi inquirenti hanno ritenuto irrilevante il materiale raccolto e perciò la Procura di Napoli ha sottolineato che nessun tipo di uso processuale verrà fatto del materiale raccolto tramite l’attività di intercettazione”. Il pericolo di deriva antidemocratica rappresentato dallo spionaggio a carico di giornalisti è tornato d’attualità pochi mesi fa con il via libera alla legge europea che, sebbene assai criticata nella fase di discussione, consente ai governi di spiare i giornalisti e attivisti, pur lasciando vincoli stringenti. Ora, casualmente, il programma Paragon è il programma con cui si possono fare, sempre in limitati casi autorizzati, intercettazioni ed è infatti lo stesso scoperto da Casarini e Cancellato tramite una comunicazione di Meta.   I due spiati terranno un conferenza stampa congiunta lunedì: “Vogliamo sapere chi ha ordinato di spiare e per quanto è andata avanti la faccenda”, hanno detto, annunciando anche un esposto alla Procura di Roma per l’accertamento delle responsabilità penali di chi ha ordinato l’uso di Paragon.
(Nella foto Luca Casarini)


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