No, Peppino Impastato non è divisivo

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La maggioranza delle studentesse e degli studenti del liceo “Santi Savarino ” di Partinico ha deciso di respingere la proposta, più volte sostenuta dal Consiglio d’istituto, di dedicare il liceo a Peppino Impastato. La scuola continuerà a portare il nome di Santi Savarino, già firmatario delle leggi razziali. Le cronache raccontano di un voto che sarebbe stato deciso con la motivazione “il nome di Peppino Impastato è troppo divisivo..”. Questo voto ben simboleggia il triste “spirito dei tempi”. Così come alcuni poliziotti oltraggiano la divisa perché sentono nell’aria il virus della Diaz e il consenso politico che autorizza il manganello, allo stesso modo a Partinico si sente nell’aria che è giunta l’ora del cambio di narrazione della Storia repubblicana.
La Resistenza è divisiva, la Costituzione è divisiva, Berlusconi un santo, Falcone e Borsellino coraggiosi ma “esagerati”, l’antimafia “divisiva” e “divisivi” anche gli articoli 1, 3 e 21 della Costituzione, per citarne solo alcuni, “divisivo” anche il presidente Mattarella quando evoca la libertà di pensiero, di riunione, di manifestazione, “divisivo” pure il Papa quando si intestardisce a invocare la pace e a condannare il traffico di armi, la guerra, la fame, il terrore.
Così diventa “ divisivo” anche Peppino Impastato, assassinato dalla mafia, vittima di pestaggi mediatici e depistaggi di Stato.
Divisivo perché fu tra primi a individuare il nesso tra mafia, politica, istituzioni.
Il suo nome è urticante perché ricorda una stagione, mai conclusa, di tradimenti della Repubblica, per parafrasare il titolo del libro di Paolo Borrometti, presidente di Articolo 21.
Sbaglia chi vorrebbe ridurre a beghe di paese quanto accaduto a Partinico, perché corrisponde a quanto sta avvenendo in altri luoghi, basti pensare ai manganelli di Pisa, al pestaggio di Modena, al tentativo di espellere l’antifascismo dalle scuole,  al fastidio crescente verso il pensiero critico.
Per questo dobbiamo non solo solidarizzare con chi proseguirà questa lotta, a cominciare da amici e compagni  della Casa della Memoria di Cinisi ( ìun forte abbraccio a Luisa e Giovanni Impastato) dedicata a Peppino impastato, ma promuovere una grande campagna per intitolare a Peppino, alle altre vittime delle mafie, strade, piazze, giardini, scuole, biblioteche, centri civici.
Quella targa caduta a Partinico andrà raccolta e custodita in mille altri luoghi.
Poi sarà il caso di tornare in quel liceo, di portare testimonianze, di discutere con chi non ha raccolto la proposta, di spiegare loro che la mafia è “divisiva” e chi é morto  per mano mafiosa ha invece onorato la Costituzione e ha unito la nazione nel nome della legalità repubblicana.


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