Una politica che smarrisce la Pietas non è degna di essere chiamata politica

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Nel Vangelo ci viene ricordato l’importanza della legge dell’amore: esistono tante leggi nella vita, ma ce n’è una che sovrasta tutte e che dà senso a tutte le leggi: quella dell’amore.
Un concetto che dovrebbe venirci in mente a proposito della tragica strage di Crotone, che visto morire neonati, bambini, ragazzi, donne e uomini che cercavano una vita migliore. Una tragedia che ci ha toccato tutti, profondamente, e per cui viene da chiedersi: come può una politica ferire la pietas? Esistono delle regole? Certo, ma esiste la legge dell’amore e una politica che smarrisce il senso della pietas, che si gira dall’altra parte e non comprende che l’Italia è stata ed è la culla della civiltà e della pietas, non è degna di essere chiamata politica.
Siamo chiamati ad amare i nostri fratelli: quando Francesco d’Assisi ha meditato il Vangelo delineava nel suo cuore e nella sua vita l’ispirazione a fondare una fraternità non solo per coloro che si dedicano al Signore, ma per tutti. Penso alle lettere ai Governanti o a tutti gli uomini. In queste ore buie risuonano davvero stucchevoli le polemiche politiche in cui ognuno cerca di fuggire dalle proprie responsabilità. Se perdiamo di vista il senso della fraternità abbiamo smarrito il senso dell’umanità. La politica, o almeno certa politica, ha smarrito la pietas.
Il Vangelo ci ricorda che siamo in cammino, e nel cammino scopriamo il volto dell’altro. Solo chi non si sente arrivato è capace di scoprire la bellezza del volto dell’altro. Non c’è valore più alto per un cristiano che l’amore per gli ultimi, gli esclusi, i poveri. È un nostro dovere morale, prima ancora che giuridico, tendere la mano a chi chiede aiuto. E anche a chi, in condizioni di bisogno, non ha la voce e la forza per richiederlo.
Una politica che dimentica la pietas verso l’essere umano è una politica che ha smarrito la sua vocazione originaria: costruire un mondo più giusto e solidale. Il naufragio di Crotone è un grido straziante che scuote l’indifferenza di tutti noi, italiani ed europei. Questo è il momento della preghiera, del silenzio e della presenza, come ci ha testimoniato, nel suo stile, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella

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