#RoFF17: ‘Amsterdam’, un crime anni ’30 sul valore dell’amicizia

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di Elena D’Alessandri e Claudio Filippello

In concorso alla XVII edizione della Festa (da quest’anno: Festival) del Cinema di Roma nella sezione ‘Grand Public’, “Amsterdam”, per la regia del bravissimo David O. Russel (cinque candidature all’Oscar al suo attivo come regista), con un cast stellare: da Christian Bale (un oscar come miglior attore protagonista più altri numerosi e prestigiosi riconoscimenti) a Margot Robbie (due candidature all’Oscar), da John David Washington a Robert De Niro (due Oscar nel suo palmarès) solo per citarne alcuni, è approdato nelle sale cinematografiche italiane dal 27 ottobre. Il film è distribuito da The Walt Disney Company Italia.

Si tratta di un film epico, che attraversa epoche diverse. E’ la storia di un’amicizia, vera e sincera, accomunata da un patto indissolubile fondato sulla lealtà, sull’amore, sul reciproco aiuto, che si snoda tra fatti storici e finzione. Il tutto incastonato in una narrazione affascinate, affabulatrice, anche grazie ad una ricostruzione scenica incantevole.

Siamo nel 1933, a New York: Burt Berendsen (C.Bale) e Harold Woodman (J.D. Washington), medico il primo, avvocato il secondo, sono due amici inseparabili, i migliori amici che chiunque vorrebbe avere; entrambi dalla parte degli ultimi. Entrambi, recanti sulla propria pelle le cicatrici delle sofferenze subite nel tempo, fisiche e non.

Da una parte, Burt, con il suo Studio dove approda ogni possibile diseredato in cerca di cure, anche psichiche, in particolare veterani di guerra, e dove vengono sperimentati i più diversi rimedi farmacologici per combattere le più disparate patologie; uno studio gestito da uno stuolo incantevole di personaggi, soprattutto divertenti, come Shirley (Bonny Hellman) e Morthy (Max Perlich). Dall’altra, Harold, diventato avvocato per meglio combattere ogni sorta di pregiudizio razziale, particolarmente sentito nell’America del tempo, impegnato a ridare agli ultimi i diritti perduti.

Ma torniamo alla trama. Un giorno la figlia del generale Meekins, Elisabeth (Taylor Swift), si rivolge a Harold e Burt affinché indaghino sulla morte del padre, avvenuta in circostanze misteriose, dopo pochi giorni dal rientro da un viaggio in Europa. La morte dell’amato generale, sotto il cui comando avevano prestato la loro opera nel corso della Grande guerra sia Burt sia Harold, appare loro, prima facie, dubbia e sembra riconducibile ad un atto deliberato. I sospetti diventano certezza a seguito dell’esito di un’autopsia condotta in tutta fretta e segretamente. Ma ecco che da quel momento la loro vita viene messa in pericolo e la stessa Elisabeth verrà di lì a poco uccisa. Burt e harold vengono accusati dell’omicidio di Elesabeth e sono costretti ad una fuga rocambolesca, in cerca di qualcuno che possa aiutarli.

Ed è così che i due amici ripercorreranno il viaggio della loro vita passata: quella trascorsa in prima linea durante la Grande guerra, e quella degli anni del dopo guerra trascorsi ad Amsterdam, dove hanno incontrato la bellissima ed affascinante Valerie Voze (Margot Robbie), con la quale stabiliranno un legame affettivo profondo e solidissimo. Quelli vissuti ad Amsterdam con Valerie sono stati anni spensierati e bellissimi, magici. Una magia però che si è interrotta a seguito del ritorno a New York di Burt – una moglie e uno Studio medico che lo attendono – e di Harold, con la quale ha avuto una storia d’amore, all’apparenza senza possibili sbocchi nell’America del tempo.

Ma ecco che mentre Burt e Harold sono in preda ai ricordi e alla ricerca della possibile via di fuga da un imminente arresto per omicidio – sono ormai trascorsi 12 anni dal periodo trascorso insieme a Valerie ad Amsterdam – i tre inseparabili amici si ritrovano, inaspettatamente, ancora insieme, a New York, e insieme dovranno escogitare un piano per salvarsi: chi dalla galera (Burt e Harold) chi da una vita senza amore (Valerie).

Burt e Harold hanno una sola possibilità: convincere lo stimatissimo eroe di guerra, il generale Gilbert Dillenbeck (Robert De Niro), di garantire per loro. L’occasione sarà il discorso che lo stesso generale terrà, su loro invito, in occasione dell’evento-celebrazione programmato dai veterani di guerra.

A supporto del piano, l’appoggio dei servizi di spionaggio che stanno indagando su una possibile cellula terroristica intenzionata a rovesciare, con un putsch, il regime democratico di Franklin Delano Roosevelt (il 32° Presidente degli Stati Uniti), sulla scia di quanto stava accadendo in Europa.

Una cospirazione questa dai contorni, ancora oggi, incerti, e passata alla storia con il nome di “Business Plot”, o anche “The White House Putsch”, che sarebbe stata ordita da una cricca di ricchi uomini d’affari che complottavano per creare un’organizzazione di veterani fascisti, con a capo il maggiore generale del Corpo dei Marines in pensione Smedley Butler, che avrebbe dovuto rovesciare Roosevelt. Ma nessuno dei congiurati venne perseguito.

Al di là delle ragioni che possono aver ispirato il regista nel ricordarci la cospirazione negli Usa del 1933 – forse l’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio scorso messo in atto dai sostenitori del Presidente uscente per contestare ed impedire la nomina di Joe Biden – il film, della durata di oltre due ore, appare riuscitissimo, estremamente avvincente e curato nei minimi dettagli.

Insomma, un crime anni ’30 costruito ad arte, dal sapore un po’ vintage, con una fotografia deliziosa che ci riporta alla mente i racconti di Sherlock Holmes. Da vedere.


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