5 morti sul lavoro nelle ultime 24 ore

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Matteo Tambalo operaio di 42 anni, Iliev Plamen Slalev operaio di 52 anni, Giuseppe De Marinis bracciante agricolo di 55 anni, Giordano Cicognani, imprenditore di 59 anni, Abdelkarim Ben Said operaio di 64 anni.
Non riporto numeri, dati, non diffondo dati statistici. A ogni numero, e ci tengo a dirlo con forza, corrisponde una persona, un nome, una famiglia distrutta dal dolore che si è ritrovata di colpo priva di un sostegno affettivo e economico.

Qualcuno si ostina ancora a chiamarle “morti bianche”. Di bianco, queste morti non hanno proprio nulla, sono avvolte dal nero del lutto e del dolore, talvolta dal nero della precarietà, spesso dal nero dell’indifferenza e dell’ipocrisia. Morti che non dovrebbero esserci in un Paese come l’Italia che vede nella propria Costituzione il primo articolo dedicato al lavoro e alla dignità, che il lavoro consente: dovrebbe consentire.

Ad ogni morte sul lavoro corrisponde una responsabilità. È urgente accendere con maggior vigore i “riflettori” su queste morti.

Marco Bazzoni, operaio metalmeccanico e Rappresentante dei lavoratori per sicurezza, Firenze


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