L’incubo guerra infinita

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Crimini di guerra. Il conflitto tra Russia e Ucraina divampa su tutti i piani: umanitario, militare e politico. Biden è andato giù pesantissimo: Putin è un “criminale di guerra”. Non solo. Poi è arrivato il massacro di Bucha con fosse comuni e vittime anche civili. Il presidente americano ha rincarato: «Bisogna ricostruire tutti i dettagli di quello che è accaduto e tenere un processo per crimini di guerra».

Zelensky ha ulteriormente rilanciato: ha accusato la Russia di «genocidio». Ha proposto di «processare i generali russi per crimini di guerra, serve un tribunale modello Norimberga».

Mosca non l’ha presa per niente bene. Putin ha respinto tutte le accuse di crimini di guerra. Il presidente russo in un colloquio con il premier ungherese Orbàn ha sostenuto: le accuse ucraine sui massacri di Bucha sono «provocazioni rozze e ciniche». La portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova ha bocciato l’idea di un tribunale per i crimini di guerra. Se gli americani vogliono investigare sui crimini di guerra, ha rilanciato, «comincino con i bombardamenti sulla Jugoslavia e l’occupazione dell’Iraq». Ha aggiunto: «Non appena finiscono, possono passare ai bombardamenti nucleari sul Giappone».

Dal 24 febbraio, giorno dell’invasione russa dell’Ucraina, la guerra è diventata sempre più feroce. I bombardamenti russi non hanno risparmiato abitazioni, ospedali e scuole. La città di Mariupol è ridotta in macerie ma resiste ancora. Sono circa 10 milioni gli sfollati ucraini senza più una casa, due milioni fuggiti all’estero. Le notizie di possibili massacri come a Bucha si moltiplicano.

Gli Stati Uniti e gli alleati occidentali hanno inviato armi e aiuti umanitari a Kiev. La Ue valuta anche il quinto pacchetto di penalizzazioni economiche verso Mosca. Sono misure severe che pesano sulla sanzionata Russia ma anche, soprattutto, sui sanzionatori europei (l’energia è il settore che fa più male). Gran parte dei paesi europei hanno espulso una parte del personale diplomatico russo dalle rispettive capitali. Altrettanto ha fatto Mosca.

Non si vede la fine del pericolosissimo conflitto scoppiato nel cuore dell’Europa. Un conflitto che rischia di diventare uno scontro anche sul piano ideologico-politico. Biden parla di una lotta delle democrazie contro le autocrazie. Putin motiva l’”operazione militare speciale” per difendere la cultura e la sicurezza russa dall’espansione della Nato nell’Europa orientale.

Le trattative Russia-Ucraina, patrocinate dalla Turchia e da Israele per un cessate il fuoco, non hanno approdato a nulla. C’è stato un momento nel quale un accordo di pace sembrava essere vicino, ma le bombe hanno ripreso sempre il sopravvento.

Il problema è politico. Se si vuole un vero negoziato di pace il nemico con il quale trattare non va demonizzato. Se si ipotizza la costruzione di un tribunale per i crimini di guerra, come a Norimberga nel quale vennero processati i gerarchi nazisti, non si va da nessuna parte. Se si paragona Putin a Hitler non si va da nessuna parte. O meglio: si mette altra benzina nel motore di una spaventosa guerra totale. In Afghanistan la guerra è durata 20 anni e quello era un conflitto lontano. La guerra in Ucraina si combatte in Europa.

Inoltre è impensabile cercare una scorciatoia giudiziaria per risolvere i seri problemi politici della sicurezza in Europa. Occorrono negoziati e intese. Occorre raggiungere un compromesso accettato dai belligeranti per arrivare alla pace, un dono nell’interesse di tutti. Carl von Clausewitz diceva: «La guerra non è che la continuazione della politica con altri mezzi». Ma in questo caso il generale prussiano rischia di essere smentito: c’è una guerra non guidata da una politica.


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