Sudan, dopo 361 giorni Marco Zennaro rientrato in Italia. “Fine di un incubo”

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Ci si era messa anche una tempesta di sabbia a bloccare il rientro da Khartoum di Marco Zennaro, finalmente libero dopo la rimozione del travel ban ma impossibilitato a partire dal Sudan per la cancellazione del volo.

”È finito un incubo, finalmente a casa” le sue prime parole arrivato in Italia, a Fiumicino, poco prima delle 11 di questa mattina.
L’odissea di Zennaro a davvero finita.
Ad annunciarlo ufficialmente, dopo che il padre Cristiano Zennaro aveva anticipato la notizia della partenza, il ministero degli Esteri  che attraverso una nota ha fatto sapere che a seguito della rimozione del divieto di espatrio deciso nei giorni scorsi dalle Autorità sudanesi, dopo il superamento dell’imprevisto rinvio dei voli per il rientro, l’imprenditore è partivo con un volo da Khartoum che ha effettuato uno scalo a Istanbul.
Zennaro, che ha trascorso 361 giorni in Sudan di cui 75 in carcere, è stato poi ospitato dal 15 agosto nella foresteria dell’Ambasciata a Khartoum.
Ad accompagnare il nostro connazionale nel viaggio di ritorno nel suo Paese il Direttore Generale per gli Italiani all’estero della Farnesina, Luigi Maria Vignali che, su indicazione del ministro Luigi Di Maio, si è recato nuovamente a Khartoum nei giorni scorsi per seguire personalmente gli sviluppi finali della delicata controversia processuale. L’ambasciatore a Khartoum, Gianluigi Vassallo, ha seguito fin dall’inizio la vicenda, assistendo costantemente Zennaro, anche attraverso una continua azione di sensibilizzazione sulle Autorità sudanesi, e mantenendo uno stretto contatto con la sua famiglia.
Famiglia che però ha manifestato qualche rimostranza nei confronti dell’operato della Farnesina.
Pur ringraziando per la vicinanza al figlio da parte dell’ambasciatore Vassallo, che si è fatto garante durante le trattative extragiudiziali della controversia commerciale in cui era coinvolto Zennaro,  il padre Cristiano ha ribadito che se suo figlio “è riuscito a sopravvivere  a quei terribili e infernali giorni di detenzione lo deve solo alla sua forza d’animo  e alla famiglia che ha trovato in tempi brevi le risorse per far cessare la detenzione”. “È la fine di un incubo. Il mio pensiero va anche alle 50 mila persone che hanno fatto sentire a Marco con manifestazioni sempre pacifiche la vicinanza dell’intera comunità veneziana” ha detto Cristiano Zennaro in un video che pubblichiamo integralmente dove non risparmia critiche nei confronti delle istituzioni italiane “che incomprensibilmente non hanno voluto risolvere un palese sequestro di persona a scopo di estorsione”.

Su questo punto Zennaro Senior è sempre stato molto chiaro: “Mi auguro che la Farnesina abbia il pudore di non lasciare retorici comunicati, perché se Marco è uscito dal Paese lo deve solo ed esclusivamente a se stesso” ha concluso esprimendo tutta la sua gioia di riavere finalmente a casa suo figlio, sano e salvo.


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