Due latitanti di ‘ndrangheta e un fantasma a sud di Roma

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La latitanza per i boss è una scelta, così ci si assicura la continuità negli affari e la “presa” sul territorio. Antonio Gallace detto Michael Jackson, pregiudicato dedito al narcotraffico e attivo sul territorio di Anzio e Cosimo Damiano Gallace, al vertice del sodalizio, con precedenti per la strage di Guardavalle, associazione di tipo mafioso, traffico di sostanze stupefacenti, estorsione, rapina ed altro. Dopo la scarcerazione nel 2014, ha ripreso la sua posizione di leadership nel territoriale di Guardavalle. I due, altre a ricoprire un ruolo apicale dell’omonimo clan, sono fratelli di Vincenzo Gallace storico capo bastone dell’ omonima cosca, che ha radici profonde nella piana dello Stilaro, nei comuni di Anzio, Nettuno, in Lombardia e si sta rafforzando in Toscana. Entrambi i boss sono introvabili da 5 mesi dopo che la Cassazione- 17 anni dopo l’operazione Appia- ha messo la parola fine al processo sul radicamento del clan calabrese sul litorale a sud di Roma. Un procedimento durato 7 anni in primo grado e 5 in Appello. In questi anni il clan si è rafforzato, sono cresciute le nuove generazioni, si sono perfezionate le “tecniche” criminali e trovati nuovi canali nel narcotraffico. La sentenza Appia anche nella motivazione della Cassazione racconta di due figure “di fiducia” clan che contano ancora molto nella vita economica-politica di Nettuno, due “imprenditori” con un destino diverso ma entrambi finiti al centro dei lavori della commissione di accesso che nel 2005 portò allo scioglimento del consiglio comunale di Nettuno. Uno destinatario della più grande misura di prevenzione (confisca definitiva di beni immobili per 13 milioni di euro) mai eseguita in provincia di Roma: Fernando Mancini. L’altro è un “ectoplasma” la cui figura di “fortunatissimo” imprenditore i cui destini si intrecciano con un “pezzo” della politica comunale che conta ad Anzio e Nettuno non sembrano interessare ad alcuno. D’altronde Nettuno ed Anzio non sono Ostia, raramente fanno notizia oltre le pagine locali del Messaggero e Repubblica. In questi territori pare sia tutto lecito: frequentazioni, rapporti equivoci nulla costituisce motivo per insediare una commissione d’accesso…Forse per molti osservatori sono elementi del panorama delle città come il faro, la villa neroniana, le intimidazioni senza colpevoli a politici ed amministratori ed altro…

Quello dei Gallace è un clan di peso nello scacchiere criminale del litorale e romano come racconta l’inchiesta Equilibri contro il clan Fragalà, storicamente legato al clan Santapaola-Ercolano di Catania, riuscendo, anche a realizzare una fusione con il clan dei Casalesi. Illuminante è un’intercettazione tra Alessandro Fragalà boss dell’omonimo clan ed un uomo del clan: “a Tor Bella Monaca, ci sono gruppi ed i gruppi appartengono ad altri e ‘sti altri sono calabresi… e là ci sono ti ho detto i Pelle, i Gallace”. Per un lungo periodo, secondo la DDA di Roma, i Gallace hanno fornito la cocaina alle piazze di spaccio di San Basilio. L’ultima inchiesta che ha colpito il clan il 15 aprile scorso ha delineato l’utilizzo di strumenti sofisticati per la comunicazione: tecnologia Pgp, associata ad account legati a domini associati ad un server di San Josè, in Costa Rica. Chat “criptate” e mezzi di comunicazione degni dei servizi segreti.. L’inchiesta ha tratteggiato il ruolo di Cosimo Damiano Gallace uno dei due latitanti fantasma appunto che ha sostituito il fratello Vincenzo alle redini della cosca e il fratello Bruno Gallace alle “redini” del narcotraffico. Bruno Gallace è stato recentemente condannato a 20 anni dal gup di Reggio Calabria, Maria Rosa Barbieri. Il giudice ha riconosciuto il reato di associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga con l’aggravante dell’agevolazione del clan. Una sentenza di primo grado importante, il primo pronunciamento di un giudice sull’asse tra i Gallace e i Bellocco sul litorale a sud di Roma. Un’asse che, leggendo l’ordinanza di custodia cautelare, pare spostato verso i Bellocco le cui mire sul territorio di Anzio e Nettuno erano egemoniche in barba alla storica presenza dei Gallace…Nonostante tutto questo una “nebbia fitta” sembra avvolgere i due latitanti e le loro storie criminali di ieri e di oggi storie che raccontano molto sul radicamento della ‘ndrangheta a Roma e nel Lazio, sulle complicità, le sottovalutazioni e le connivenze…


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