Il dilemma dell’Occidente è oggi enorme: isolare i talebani o dialogare?

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Cominciamo gli aggiornamenti con un video (lo potete vedere nel post FB che inserisco in calce a questo testo)i talebani sono in volo sopra una base aerea con un elicottero. Gli esperti mi confermano che si tratta di un Mi-17 (fabbricazione russa) anche per obló circolari bombati.

Perchè è importante capirlo? Perchè i talebani si sono impossessati di una flotta aera di 167 velivoli in particolare 33 elicotteri Uh-60 Black Hawk, 3 cargo C-130 e 23 aerei d’attacco A29 assieme al resto (blindati e fucili d’assalto) che li rendono imbattibili o quasi.
È chiaro che, come accaduto per l’aviazione governativa, i talebani non saranno in grado di usare Uh-60 e altro roba hi-tech (impossibili da manutenere) ma sono un bel materiale di scambio per intelligence straniere intenzionate a rubarne i segreti. E’ utile anche capire chi stia pilotando il materiale tipo Mi-17 che è invece perfetto per l’Afghanistan. Piloti talebani? Piloti governativi costretti a farlo? Oppure piloti pakistani come negli anni 90? Sta di fatto che il contribuente occidentale ha fatto dei talebani un esercito moderno.
I talebani hanno annunciato ieri che stanno cercando i loro uomini (che è detta così rende bene la disarticolazione del movimento in bande) che hanno aggredito il giornalista di ToloNews nei giorni scorsi a Kabul per punirli.
Finalmente l’ambasciatore Khalilzad, padre del governo afghano nel 2001 e dell’accordo di Doha nel 2020, dopo giorni di silenzio si è fatto vivo ma non per dimettersi o chiedere scusa del disastro combinato. Per l’ennesima apertura di credito ai talebani (senza garanzie)
Il portavoce dei talebani ha smentito sua intervista alla Reuters ma non si capisce in quale punto, forse quando dice che si aspetta turbolenze economiche e il crollo della valuta? Tutte cose vere, se i talebani (e non hanno nè mezzi nè fondi per farlo) non riavviano l’economia sono destinati, e in breve, a fronteggiare un malcontento che ne minerà a fondo il potere disgregando il Paese. Intanto sulle banche a Kabul è stato imposto un tetto massimo di ritiro dai conti (assalto agli sportelli e scontri anche stamane).
Segnalo l’intervento radiofonico di Trump che descrive sua conversazione con mullah Baradar. Se non vi va di studiare lo scellerato accordo di Doha guardate qui per vedere bullismo applicato alla diplomazia (gli effetti sono sotto gli occhi di tutti)

In questa foto del 2009 intervisto Ghani, destinato a diventare presidente anni dopo. Mi fece un’ottima impressione, quella di uno studioso serio. Salito al potere è stato preso – racconti di palazzo – da sindrome di onnipotenza, ostaggio di un clan, di attacchi di rabbia, cambi improvvisi di opinione, la guerra con Abdullah. Insomma il caos fino alla fuga con 169 milioni di dollari all’estero.
Bene, i miei amici afghani (l’intellighenzia del Paese) stanno massacrando di critiche Ghani. E’ giusto perchè sarebbe dovuto restare e trattare governo
ad interim con i talebani che avrebbe consentito una transizione più morbida lasciando apparato statale in funzione. Ma non è solo colpa di Ghani. Vorrei sentire critiche per tutta quella classe dirigente che in questi anni ha spolpato le casse e ha contribuito al disastro.
Un’altra riflessione: da giorni ci si chiede “sono cambiati i talebani?”. Nessuno si chiede se è cambiato l’Afghanistan. Parte della risposta è nel reportage del NY Times

Il Paese oggi ha una popolazione urbana che non aveva mai avuto prima, Kabul nel 2001 contava 500mila abitanti, oggi sono 6 milioni. Sono cresciuti tutti i maggiori centri come Herat e Mazar-i-Sharif. Il conservatorismo rurale non è più maggioritario nel Paese e il 60% della popolazione ha meno di 18 anni (dati a occhio, manca censimento da 40 anni).

Questi fattori renderanno molto difficile il governo del Paese da parte dei taleb che sono – lo ripeto – in corsa per perdere la pace dopo aver vinto la guerra.
L’ambasciatore Stefano Pontecorvo racconta al Corriere la sua esperienza nel coordinare l’evacuazione per la Nato. Dati: in 2 settimane effettuato equivalente 80% traffico passeggeri di un anno a KBL/KAIA Effettuati 120 voli al giorno contro standard di 6 di linea e 2 militari giornalieri. Sono numeri che confermano fallimento pianificazione Usa. Hanno abbandonato Bagram alla chetichella per ridursi ad evacuare da un aeroporto urbano equivalente a Ciampino (per capirci). Importante che Ambasciatore dica “le persone che non siamo riusciti a far partire”.
Il ponte aereo è stato un successo logistico ma un fallimento umanitario del resto troppe persone da evacuare in troppo poco tempo. Ora bisogna lavorare su corridoi umanitari lo ripeto.
I talebani stanno conducendo rappresaglie nella valle di Andarab (strategica affinché resistenza Panshir possa contare qualcosa). Ucciso anche un anziano musicista

Sta uscendo ristampa del mio “Afghanistan Missione Incompiuta”
Mi ritrovo davanti la foto di copertina (3 soldati) di Bob Nickelsberg (seguitene profilo IG foto Afghanistan anni 80-90). È profetica, contiene tutti gli elementi della sconfitta: un tuffo al cuore, inascoltato.
E ora veniamo all’oppio di cui si è parlato, spesso in maniera imprecisa e ad effetto in questi giorni, i talebani stanno cominciando la lavorare per una messa al bando dell’oppio esclusiva del WSJ

Ma il problema resta sempre lo stesso i talebani sono stati definiti erroneamente narcos, non lo sono. Il loro è un sistema economico basato sui dazi e pedaggi come da tradizioni afghane. Non che sia meno grave ma guadagnano dal transito della droga non dalla coltivazione. Hanno giá imposto con successo divieto di coltivazione nel 2001 (pur controverso ma invasione post 11/9 ci tolse la controprova). Ora in particolare la Russia gli chiede di fermare traffico. Ci riusciranno? Difficile perchè non è questione solo di volontà come ho spiegato qui 👇

Il tema è la sopravvivenza dei contadini, i debiti, i contratti agrari capestro, la resistenza del papavero che lo rende perfetto per l’arretrata agricoltura locale…gli occidentali ci hanno buttato 1,5mil di dollari al giorno x 15 anni senza successo. È opera difficile

A tal proposito, il dilemma dell’Occidente è oggi enorme: isolare i talebani o dialogare? E se non tratti come fai corridoi umanitari? E se li isoli l’economia ancor di più avrà bisogno dell’oppio? E la lotta all’ISPK chi la fa? Rimandiamo truppe come dice Panetta? Un bel dilemma.


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