Contro le querele bavaglio, una nuova spinta dall’Europarlamento

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Con una relazione d’iniziativa (INI) è partito il lavoro delle commissioni JURI e LIBE a contrasto delle SLAPP, ritenute una minaccia per la democrazia europea

“Vogliamo che questa iniziativa sia uno spartiacque per la libertà di stampa, la libertà di espressione e la protezione dei giornalisti”: così la vicepresidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola ha definito la nuova procedura d’iniziativa (INI) lanciata congiuntamente dalla Commissione giuridica (JURI) e dalla Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni (LIBE) sull’abuso delle querele per colpire la libertà di espressione.

La spinta che l’Europarlamento darà alla Commissione per legiferare in materia di SLAPP (strategic lawsuits against public participation, alias querele bavaglio) si intitola infatti: “Rafforzare democrazia, libertà dei media e pluralismo nell’UE: l’abuso di cause civili e penali per mettere a tacere giornalisti, ong e società civile”. Perché, come ha sottolineato Roberta Metsola, “la libertà dei giornalisti di fare il proprio mestiere non si può disgiungere dalla protezione della nostra democrazia, sono due facce della stessa medaglia”.

Alle parole dell’eurodeputata maltese, che durante la conferenza stampa  seguita alla prima riunione del gruppo di lavoro l’11 maggio scorso è tornata a parlare di Daphne Caruana Galizia, la giornalista sua connazionale uccisa nel 2017 per la sua attività investigativa che l’aveva esposta a una cinquantina di querele, ha fatto eco il collega tedesco Tiemo Wölken: “Il fatto che così tanti colleghi siano disposti a lavorare sul tema mi rende da un lato soddisfatto, ma dall’altro mi rattrista e preoccupa perché significa che la situazione attuale dei giornalisti in Europa è di estrema gravità”.

Ad occuparsi di SLAPP, delle minacce ai giornalisti che arrivano dall’abuso di cause civili e penali, il Parlamento europeo ha iniziato relativamente di recente, benché il problema non sia nuovo né per i giornalisti né per gli attivisti né per i difensori dei diritti umani: all’indomani dell’uccisione di Daphne Caruana Galizia tre europarlamentari hanno cominciato a far pressione sui colleghi perché si arrivasse almeno al riconoscimento del problema. E così il termine compare per la prima volta nella Risoluzione del Parlamento europeo del 3 maggio 2018 su Pluralismo e libertà dei media nell’Unione Europea, dove al punto 20 si legge: il PE “invita la Commissione europea a proporre una direttiva anti-SLAPP (Strategic lawsuit against public participation – azioni legali strategiche tese a bloccare la partecipazione pubblica), che proteggerà i media indipendenti da azioni legali vessatorie volte a metterli a tacere o a intimidirli nell’UE”.

Le risposte da parte della Commissione allora in carica non furono affatto in linea con le aspettative: diversi commissari avevano ribadito come il diritto penale e il diritto civile, quindi la diffamazione nei paesi in cui fosse reato, e le richieste di risarcimento per danni alla reputazione, fossero materie di competenza dei singoli stati. L’Unione europea – si diceva allora – non può fare nulla.

E invece, grazie soprattutto all’instancabile opera di pressione della CASE, una coalizione informale di ong, associazioni e sindacati, promossa da Greenpeace, le prospettive di un intervento anche legislativo da parte dell’UE sono al momento molto concrete. Lo ribadisce spesso nei suoi interventi pubblici la vicepresidente Věra Jourová, che pure faceva parte della precedente Commissione; e lo si ritrova messo per iscritto in diversi documenti, dal Piano d’Azione per la Democrazia Europea  al piano di lavoro  della Commissione per il 2021, dove per il quarto trimestre ci si impegna ad elaborare un intervento di contrasto alle SLAPP.

“La Commissione ha latitato in passato – ha spiegato l’europarlamentare maltese a margine della riunione del gruppo di lavoro l’11 maggio – ma ora è decisa a produrre un’iniziativa che sia vincolante per tutti gli stati membri. Va detto che su questo tema Commissione e Parlamento procedono insieme. E questa mattina abbiamo già esaminato alcune proposte concrete, compresi alcuni studi elaborati da accademici e idee presentate da giornalisti”.

Allo studio degli europarlamentari impegnati in questa nuova INI c’è infatti, come ha confermato Tiemo Wölken, la bozza di direttiva prodotta dalla CASE, la coalizione di cui anche OBCT fa parte da più di un anno insieme a un ampio spettro di organizzazioni attive per la libertà di espressione e dei media.

Il Parlamento Europeo quindi è determinato a difendere la democrazia tramite una tutela particolare di giornalisti e attivisti dalle querele bavaglio, ovvero da quegli abusi del diritto che permettono ai potenti di intimidire e zittire le critiche. Lo aveva ribadito nella Risoluzione del 25 novembre 2020, titolata Rafforzamento della libertà dei media: protezione dei giornalisti in Europa, incitamento all’odio, disinformazione e ruolo delle piattaforme, esprimendo una condanna dell’uso “delle azioni legali strategiche tese a bloccare la partecipazione pubblica”, e ribadendo “con forza il suo invito, rivolto alla Commissione, a presentare una proposta completa per una legislazione che miri a stabilire norme minime contro il ricorso a tali azioni legali strategiche in tutta l’UE”.

Un invito che ritorna in questa INI, un’iniziativa non legislativa ma di stimolo e impulso alla Commissione. Perché, come ha detto in chiusura di conferenza stampa l’europarlamentare tedesco, “un intervento a livello dell’UE è davvero urgente” visto che le querele bavaglio, che riguardino gli attivisti ambientali o i giornalisti investigativi, costituiscono una minaccia subdola e pericolosa alla democrazia. “Lo stato di diritto e la libertà di espressione non hanno né colore politico né nazionalità”, ha concluso l’europarlamentare del gruppo dei socialisti e democratici (S&D), dicendosi certo di una proficua collaborazione con la collega maltese aderente al gruppo dei popolari.

Questa iniziativa del PE sulle SLAPP prosegue il 3 giugno con una seconda riunione del gruppo di lavoro; una prima bozza sarà presentata il 28 giugno, e le Commissioni voteranno a settembre per arrivare in plenaria ad ottobre.

Fonte: BalcaniCaucaso


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