PNRR, il Sud con le ossa rotte

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A prima vista, leggendo le 8 pagine nelle quali sono contenute le tabelle con i numeri dettagliati delle sei missioni del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza – PNRR, che sarà approvato dal Consiglio dei ministri, l’attenzione verso il Mezzogiorno d’Italia è totalmente insufficiente, direi addirittura scarsa.Complessivamente infatti le voci si concentrano su investimenti che in gran parte saranno dirottati nel nord del Paese. Delle 132 voci con le quali sono indicati gli investimenti con relativi importi solo 4 riguardano direttamente investimenti nel Sud per un importo assolutamente residuale pari a 7.97 miliardi.Ovviamente ci sono altre voci che, in qualche modo, potranno interessare il Mezzogiorno, ma considerando che 42,55 miliardi andranno alla digitalizzazione e l’innovazione nella Pubblica amministrazione e 57,01 alla rivoluzione verde e transizione ecologica, significa che oltre la metà degli investimenti saranno indirizzati a riforme che, in un modo o nell’altro, avranno il loro maggiore impatto nelle regioni del centro e del nord dell’Italia. Basta pensare ad esempio che il bonus 110 per cento relativo alla efficienza energetica e riqualificazione degli edifici è pochissimo sfruttato nel Sud per comprendere come saranno pochissimi gli investimenti che arriveranno o saranno utilizzati in quest’area del Paese.La quota del 30 per cento in favore del Sud di cui tanto si è parlato viene rispettata soltanto negli investimenti nelle infrastrutture per una mobilità sostenibile che sono complessivamente 25,33 miliardi dei quali appunto 4,64 miliardi riguardano collegamenti ferroviari ad alta velocità verso il Sud per passeggeri e merci, 2,40 vanno al potenziamento, elettrificazione e resilienza delle ferrovie del Sud, 070 sono destinate al miglioramento delle stazioni ferroviarie nel Sud.Ci sono poi ulteriori 230 milioni che riguardano le infrastrutture sociali in favore dei comuni del Sud Italia.Anche gli interventi speciali per la coesione territoriale, che rappresentano la missione numero cinque, e che potrebbero interessare il Mezzogiorno sono minimali, pari a 1,75 miliardi. Il pensiero ormai consolidato e che le risorse europee daranno una forte accelerazione alla ripresa economica e alla rinascita del nostro Paese, ma l’impatto degli investimenti potrebbe essere mortale per quella parte dell’Italia dove non esistono le condizioni strutturali per realizzare gli investimenti previsti nel Recovery Plan, ed il Mezzogiorno d’Italia rischia di finire completamente nel dimenticatoio con conseguenze disastrose per la popolazione e per l’intero Paese la cui economia non potrebbe essere considerata più nemmeno a due velocità. Ed in queste condizioni anche l’alta velocità pensata per arrivare a Reggio Calabria rischia di diventare l’ennesima cattedrale del deserto per il Sud. Mi auguro sinceramente di trovarmi in un brutto sogno e di risvegliarmi nel 2026 con una realtà completamente diversa.


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