Giornalista dell’emittente calabrese La C news identificato dalla polizia. Voleva fare domande al Generale Fugliuolo

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Fermato ed identificato dagli uomini della scorta del generale Figluolo e della Questura di Reggio Calabria il collega dell’emittente calabrese LaC News, Agostino Pantano. Stava facendo il suo lavoro, ovvero cercava di fare domande al commissario straordinario per l’emergenza Covid in visita ispettiva in Calabria, insieme al capo della protezione civile Curcio, nei centri di raccolta per le vaccinazioni predisposte dall’esercito e dalla Regione. In particolare, Pantano, a Taurianova in provincia di Reggio Calabria, avrebbe voluto chiedere al Generale “perché ha deciso di effettuare un sopralluogo proprio nel centro vaccinale allestito nella città del Presidente facente funzioni Nino Spirlì? Perché non ha scelto per la sua visita Reggio Calabria cogliendo l’occasione per stigmatizzare le enormi difficoltà che si sono registrate quando si è deciso di vaccinare gli anziani ammassati per ore sotto i portici di palazzo Campanella, sede del Consiglio Regionale?

Domande sottolineate dal direttore dell’emittente Pasquale Motta in un duro editoriale firmato ieri subito dopo il verificarsi del fatto. Il direttore Motta ha evidenziato come non sia solo la pandemia a complicare il lavoro dei cronisti e non sia una sanità regionale a pezzi che dà letteralmente i numeri (sbagliati) e una classe politica corrotta ed incapace,ma anche l’arroganza di un potere istituzionale che invece di concentrarsi sulla repressione di quei fenomeni che soffocano la Calabria, si preoccupa di bloccare ed identificare i giornalisti che quotidianamente fanno il proprio lavoro per dare a questa regione un barlume di speranza e cambiamento vero.

Agostino Pantano, come scrive il direttore dell’emittente LaC news, mentre si apprestava a fare delle domande al Generale Figliuolo è stato prima strattonato dagli uomini della scorta e poi identificato dagli agenti della Questura di Reggio Calabria. Gli hanno chiesto i documenti nonostante per motivi professionali sia conosciuto dalle forze dell’ordine, tanto che un funzionario di polizia lo chiama per nome prima dell’identificazione.

“Un atteggiamento intimidatorio – scrive ancora il Direttore Motta – che non possiamo accettare per rispetto a noi stessi e per il rispetto che meritano i nostri lettori. Ecco perché pretendiamo le scuse formali dalla Questura di Reggio Calabria e dall’Ufficio del commissario straordinario per l’emergenza nazionale. Non serviranno a cancellare quanto accaduto, ma almeno contribuiranno a rendere meno amaro questo episodio, che se non venisse edulcorato da un’assunzione di responsabilità resterebbe solo un grave esempio di disprezzo della libertà di stampa.


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