Difendere democrazia e costituzione

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Ormai siamo arrivati all’ultimo miglio per la formazione di un nuovo governo – frutto di una azzardata e irresponsabile azione politica – quanto mai necessario per dare rapide risposte alle crisi che viviamo.

Le crisi, come ovvio, rappresentano una opportunità per affrontare i problemi reali e concreti ma hanno anche messo in luce quella grave crisi delle istituzioni che non sono state capaci di trovare – innanzitutto all’interno del Governo Conte 2 e, poi, nel Parlamento – una soluzione rapida. Dopo giorni e mesi di un incomprensibile e ingiustificabile stallo, secondo un percorso di emergenza che molte forze politiche fanno finta di ignorare, il Presidente della Repubblica ha conferito l’incarico a Draghi. Il Presidente ha chiesto di dare soluzioni agli stessi problemi con un nuovo Governo che non risponda a una coalizione politica.

La prospettiva che abbiamo davanti sarà dunque quella di un governo la cui durata potrà essere fino a dopo la nomina del nuovo Presidente della Repubblica o fino alla scadenza della legislatura.

A fronte di questa prospettiva, nel dibattito politico di queste ore, viene sollevato il problema della necessità di affrontare e risolvere rapidamente la crisi sanitaria, quella economica, quella sociale ma viene sottovalutato, se non scordato, quello non secondario ma della stessa importanza come quello della difesa della democrazia e con essa delle istituzioni.

Dato, quindi, che prima o poi i cittadini saranno chiamati a votare per eleggere il nuovo Parlamento ed un nuovo Governo bisognerà affrontare ed almeno avviare a soluzione il problema della crisi democratica e istituzionale iniziando dalla riforma elettorale che – con quella vigente e con le precedenti – non ha garantito stabilità e governabilità e ha risposto più agli interessi dei partiti, anzi dei leaders, che a quelli del Paese.

La necessità di una riforma elettorale è data dai fatti altrimenti dopo il Governo Draghi e dopo le elezioni il nuovo Governo subirà gli stessi condizionamenti, se non ricatti, non si potrà aspirare a stabilità e Governi di legislatura e seguiteremo a far crescere tanti Salvini, tanti Renzi alimentando la deriva populista, antipartitica, presente in Italia e nel Mondo, mettendo a rischio la democrazia parlamentare.

Per mettere mano a una riforma elettorale bisognerebbe partire da un principio, forse anche ad un vincolo, e cioè che le riforme non si fanno per far vincere un partito ma per eleggere un Parlamento che, sociologicamente, corrisponda alla società nel suo complesso a partire dai cittadini alle associazioni, dalle parti sociali ai partiti.

Nel nostro Paese, per la sua stessa cultura e storia, per l’indole dei suoi cittadini ci si distingue, ci si confronta. Se questa considerazione è giusta si dovrebbe logicamente scegliere per garantire la rappresentabilità un sistema elettorale proporzionale ( con i necessari correttivi che garantiscano stabilità e governabilità).

Bisogna avviare presto una azione a difesa e al recupero della credibilità della democrazia parlamentare in crisi, bisogna avere la capacità di partecipare al confronto con pensieri e parole adeguate e di verità, specialmente da parte dei politici e dei media, per evitare di alimentare la forza degli attacchi che populismi e nazionalismi portano al sistema democratico.

Ebbene la democrazia viene messa in crisi e svuotata dei suoi valori quando si ignora che in essa i numeri contano e, quindi, è inaccettabile che nel governo uno dei suoi membri, rappresentativo del 2/3 % dei cittadini, cerchi di imporre le sue aspettative tramite un confronto leale per poi accettare o un compromesso o proporre, alla luce del sole, nella sede del Parlamento una sfiducia motivata avendo ben presente le conseguenze dell’azione politica per evitare salti nel buio.

Una lezione di democrazia Italia Viva potrebbe trarla da una recente intervista rilasciata da Barack Obama, un Presidente degli Stati Uniti eletto da decine di milioni di voti e non certo rappresentante del 2% dei cittadini. Obama ha dichiarato : “…questa è una delle questioni fondamentali in politica : quanto puoi spingerti lontano ? Ci saranno sempre degli scontenti sulla risposta che diamo……. Così funziona la democrazia : ti siedi attorno ad un tavolo con persone che non la pensano come te, e cerchi di convincerle. Se non ci riesci , accontentati di quello che ottieni. Perché in una nazione pluralista, nessuno ottiene tutto quello che vuole….”.

Se si dice di voler difendere un sistema democratico e parlamentare, se si dice di rispettare la nostra Costituzione su cui molti nostri rappresentanti giurano di voler rispettare e difendere , nei giorni precedenti e successici alla apertura della crisi di Governo molti hanno dimenticato l’articolo 67 : “ Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita la sua funzione senza vincolo di mandato.”

Bisognerebbe ricordare l’articolo 94 dove viene indicato il percorso da rispettare per dare la fiducia o proporre la sfiducia al Governo . Ha una particolare rilevanza il 4° capoverso ( “…Il voto contrario di una o entrambe le Camere su una proposta del Governo non importa l’obbligo delle dimissioni…”) .

Con quel capoverso i padri costituenti vollero dare centralità e ruolo rilevante al Parlamento per spingere i suoi componenti a dare un contributo d’idee con un confronto alto – senza ricorrere alla propaganda fatta con parole ingiuriose e senza senso – per approvare, modificare una proposta di legge utile al paese o per respingerla senza provocare crisi istituzionali.

Quindi sarà importante affrontare e avviare a soluzione la crisi sanitaria, quella economica, quella sociale ma anche, dopo l’esperienza delle ultime giornate, analizzare e risolvere quella istituzionale per non lasciare il Paese in mano a leader inaffidabili, pronti a cambiare radicalmente idee nel giro di 24 ore confidando nella disattenzione degli elettori e nella bassa propaganda mediatica.


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