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Joan Baez, quattro volte vent’anni 

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Forse hanno ragione i francesi quando, per indicare il numero ottanta, lo definiscono “quattro volte venti”. Joan Baez, oggi, non compie ottant’anni ma vent’anni per la quarta volta, tanta è la sua freschezza, l’attualità della sua musica, la sua grandezza e la potenza emotiva delle sue interpretazioni.
Sarebbe riduttivo definire questa straordinaria artista newyorkese una semplice cantautrice: Joan Baez è un’icona della lotta e della rivolta, delle battaglie e della passione civile.
Ci legano a lei i ricordi dei padri e dei nonni, una sorta di passaggio del testimone fra i giorni delle proteste contro il Vietnam e per i diritti civili e quelli recenti della lotta contro il trumpismo arrembante che ha condotto l’America sull’orlo dell’abisso.
Joan Baez c’era allora, quando aveva davvero vent’anni, e c’è ancora adesso che di anni ne ha compiuti quattro volte venti, senza smarrire nemmeno un briciolo della sua forza interiore.
Era in piazza insieme a Bob Dylan ai tempi dell’impegno a fianco del reverendo King contro la segregazione razziale e c’era per dire basta alla distruzione del pianeta operata dalla nuova destra repubblicana: pericolosa, aggressiva e disumana.
C’era e ci sarà sempre, con il suo augurio di un mondo migliore, la sua indole sognatrice, le sue speranze concrete, la sua dirompente voglia di dire la propria, le sue idee rivoluzionarie, la sua carica emozionale e la sua capacità di trasmettere anche ai ragazzi di oggi un incredibile desiderio di non arrendersi.
Joan Baez è l’emblema del perché abbiano successo personalità come Sanders e Alexandria Ocasio-Cortez: l’alleanza fra nonni e nipoti, i giovani di ieri e quelli di oggi, generazioni di utopisti a confronto, sognatori sinceri e concreti, protagonisti che sanno di poter incidere sugli equilibri mondiali, desiderosi di lasciare a chi verrà dopo una società più giusta.
Joan Baez è stata colei che ha prestato la voce al capolavoro di Giuliano Montaldo, intonando la canzone dedicata a Sacco e Vanzetti, e così entrò definitivamente a far parte del nostro mondo, del nostro immaginario, del nostro desiderio collettivo di poesia e di bellezza, della nostra vita di attivisti culturali e politici, del nostro percorso comune; insomma, del cammino di una collettività che, in questo giorno speciale, si ritrova intorno a un nome iconico di tante giovinezze e di innumerevoli amori mai sopiti.
Auguri, mitica Joan! Quattro volte vent’anni e ancora e ancora!
P.S. Dedico quest’articolo a David Bowie, l’icona bianca del pop. Un mito immortale che ci disse addio cinque anni fa, a soli sessantanove anni. Un’altra icona, un simbolo e un punto di riferimento per più generazioni. Non lo dimenticheremo mai, al pari della sua arte ineguagliabile.

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