Il tallone d’Achille di Biden

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Disuguaglianza. È questo il tarlo che mina la democrazia americana. La disuguaglianza sociale è stato il motore del successo di Donald Trump e dell’assalto al Congresso Usa da parte delle migliaia di manifestanti di estrema destra, ala dura del trumpismo.

La disuguaglianza sociale è esplosa in maniera clamorosa negli Stati Uniti negli ultimi 40 anni: dal 1980 la retribuzione media di un amministratore delegato di una azienda è salito del 940% mentre quella di un lavoratore medio di appena il 12%. Non solo. Adesso appena lo 0,1% della popolazione americana detiene il 20% della ricchezza totale del paese. Robert Reich ne “Il Sistema” (un libro edito da Fazi) dà le cifre delle disuguaglianze sociali alla base della rivolta anti élite cavalcata dal miliardario populista Trump.

Una volta il Partito democratico era l’alfiere dei lavoratori e del ceto medio mentre il Partito repubblicano era il campione degli imprenditori e dei liberi professionisti. Con la globalizzazione economica cambiò tutto: anche i democratici cominciarono a rappresentare gli interessi della grande finanza e dei colossi industriali. Non a caso Bill Clinton nel 1996 abolì la divisione tra banche d’affari e commerciali voluta da Franklin Delano Roosevelt per evitare pericolosi oligopoli finanziari ed industriali.

Da allora il potere d’acquisto dei ceti popolari ha perso rapidamente terreno rispetto a quello dell’alta borghesia. Trump nel 2016 divenne presidente degli Stati Uniti, sconfisse Hillary Clinton agitando proprio la bandiera della rivincita del ceto medio bianco impoverito contro l’establishment.

Il 6 gennaio non è stato tanto lo sciamano Jake Angeli, uno dei capi dell’assalto al Parlamento, a ferire la democrazia americana ma la disuguaglianza sociale in crescita da decenni. Il “patriota” fedelissimo di Trump, coperto con una pelle di bufalo e da una bandiera a stelle e strisce, è il simbolo di un grave problema irrisolto a sinistra.

I democratici si interrogano sul problema Trump. I deputati democratici sono per la linea dura dell’impeachment: hanno chiesto alla Camera dei rappresentanti la messa in stato di accusa del presidente uscente per «incitamento all’insurrezione» perché «ha minacciato l’integrità del sistema democratico».

La rivolta potrebbe tornare a sconvolgere Washington. Il presidente uscente è tornato a soffiare sul fuoco: è «ridicola» la richiesta di impeachment, se continueranno «su questa via credo che esporranno il nostro paese a un tremendo pericolo provocando un’enorme rabbia». Però l’”antipapa” non vuole «violenze».

Joe Biden avrebbe delle riserve sull’ impeachment: potrebbe essere un autogol facendo diventare una vittima Trump. Ha accusato l’inquilino populista della Casa Bianca di aver alimentato il fuoco di qualcosa confinante «con l’eversione» anti democratica ma dal 20 gennaio, quando  diventerà nuovo presidente degli Stati Uniti d’America giurando fedeltà alla Costituzione, vuole recuperare l’unità del paese spaccato.

Vuole “ricucire” anche con l’elettorato repubblicano moderato. Davanti avrà un durissimo compito: dovrà  sanare le ferite politiche, economiche e sociali che hanno diviso in due la nazione. Però rischia d’iniziare il lavoro con un passo sbagliato. Del suo governo potrebbero far parte Mike Pyle, Brian Deese, Wally Adeyemo: tre personaggi provenienti dai vertici di Blackrock, uno tra i più importanti fondi d’investimenti del mondo con sede a New York.

Dovrà invece cambiare registro se vorrà essere un “papa” stimato ed apprezzato e respingere gli attacchi dell’”antipapa” Trump. Dovrà adottare le scelte fortemente ugualitarie: la sanità e l’università pubbliche per tutti e gratuite, la tutela dei diritti dei lavoratori e delle minoranze. Dovrà capovolgere la politica di Trump contro gli immigrati. La prova del nove sarà il sì o il no a una legge contro gli oligopoli delle multinazionali padrone assolute delle nuove tecnologie digitali. Non a caso Barack Obama, che lo ha aiutato nella campagna elettorale, per due volte vinse le elezioni presidenziali puntando su scelte in difesa del ceto medio e di quello popolare mentre Hillary Clinton perse contro Trump.

C’è un monito dal caso italiano. In Italia, anche con il centro-sinistra al governo, le disuguaglianze sociali sono aumentate a dismisura. La sinistra si è suicidata: è diventata praticamente inesistente o irrilevante. L’obiettivo di convertire il Pci-Pds-Ds-Pd alla liberaldemocrazia ha avuto esiti politici ed elettorali disastrosi. Non a caso, nel 2007, tra i maggiori protagonisti della nascita del Pd ci furono grandi banchieri come Bazoli e Profumo più imprenditori di alto livello come De Benedetti. Risultato: gli elettori di sinistra o hanno votato per i movimenti populisti (in testa i cinquestelle) oppure si sono rifugiati nell’astensionismo. Gli Usa, come l’Italia, sono due nazioni profondamente spaccate. Abramo Lincoln, il presidente americano della guerra contro lo schiavismo, ammonì: «Una casa divisa al suo interno non può reggere».


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