La gaffe di Matteo Salvini, la povertà e la pubblicità

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Sono passati un po’ di giorni dai fatti e si può guardare con maggiore lucidità ciò che è accaduto il 25 dicembre ad una signora etiope “scovata” dal leader della Lega Matteo Salvini che le ha donato un pacco solidale scambiandola per una indigente. La scena, con relativa foto, ha fatto il giro del web ed è apparsa subito come come una maldestra forma di pubblicità politica. Ma ora di quella foto si può dire anche altro: la donna stava passeggiando nel suo cortile e non appartiene alle categorie di poveri cui in genere sono rivolti i regali di Natale delle associazioni impegnate nel sociale, come la CityAngels, che ha offerto i pacchi doni per i poveri e che si è subito dissociata dal gesto. Soprattutto ha fatto emergere il lato paradossale e persino razzista di questa storia. Salvini ha scelto quella donna perché di colore. Della serie: sei nero, dunque sei povero. E’ stato anche un po’ sfortunato Salvini, perché il figlio della signora etiope è un attivista antifascista che ha preso malissimo (tra le altre cose) il fatto che la mamma fosse fatta passare per una clochard e che la foto con la donazione del pacco fosse stata rilanciata sui social senza il consenso dell’interessata. Per un paio di giorni in alcuni contenitori televisivi incentrati sulla bontà del Natale si è assistito anche ad un dibattito circa l’opportunità o meno che un leader politico, o chiunque altro, usi la solidarietà come mezzo di propaganda. Eppure c’era di peggio: non si è trattato nemmeno di solidarietà, bensì di una gaffe clamorosa cui si è aggiunta la violazione della privacy di un’anziana cittadina. E comunque nessuno si è scusato con lei.


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