Parità di genere: ma basta con questa stucchevole ipocrisia!

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C’era una volta… “Un re” penserete subito voi.

Ma manco per niente.

Non siamo ai tempi di Pinocchio! Siamo ai tempi di un virus vorace come il Covid-19 che si vuole mangiare la nostra salute e il nostro portafoglio. Alla salute ci pensa – egregiamente come tutti vediamo – il governo. Al portafoglio dovrà pensarci il Recovery Fund. E a questo proposito pare che un importante uomo politico abbia detto qualche giorno fa che l’obbiettivo centrale del Recovery Fund dovrà essere la parità di genere.

Onorevole Zingaretti, cosa vuole dire? Che vuole spendere prioritariamente 209 miliardi per rendere le femmine uguali ai maschi? E che ci farei io in una popolazione italiana di soli maschi? E come si risolve in questo modo il drammatico problema demografico in cui si trova l’Italia?

Lasci donne e uomini separati come li ha fatti la natura. Quando saremo usciti da questa tremenda pandemia la ricorderemo: “C’era una volta un politico che voleva (perfino) usare il Recovery Fund per l’uguaglianza di genere …”

In realtà maschi e femmine sono totalmente incompatibili tra loro, vivono su due rette sghembe insuscettibili di incontrarsi. Un esempio sarà sufficiente.

Immaginate una strada rettilinea che a cento metri ha un semaforo verde. La donna lo guarda e non muta l’andatura della sua auto dai trenta chilometri orari con i quali percorre la via. Non reagisce. Anzi, quasi tentenna e si ha l’impressione che voglia addirittura rallentare. In effetti rallenta proprio per aspettare il rosso. E il rosso appare mentre lei si ferma a dieci metri dal limite dell’incrocio.

Poniamo un maschio nella stessa situazione. Lui interrompe qualunque cosa stia pensando (amore, lavoro, salute, corna) e si concentra sulla luce verde. In un attimo si trasforma in un computer che richiama dalla memoria tutte le volte che ha percorso quell’incrocio alla ricerca della durata del verde per stabilire se accettare la sfida, data la distanza, o rifiutarla. Il risultato del calcolo è proibitivo, ma lui raccoglie la provocazione. Il piede schiaccia sull’acceleratore e la sua auto fa un balzo in avanti; percorre in aumento di velocità alcune decine di metri tenendo l’occhio fisso sul semaforo ormai trasfigurato ed antropomorfizzato in un mostro ghignante e provocatorio come fosse un mulino cervantesco; vede accendersi la luce gialla mentre sta per dribblare l’auto ferma della signora e sa che la nuova luce durerà tre secondi; calcola la durata del giallo nanosecondo per nanosecondo e finalmente si avventa, in piena accelerazione, sull’area dell’incrocio proprio mentre si accende la luce rossa. Una luce che, lasciata appena alle spalle, gli regala una delle sempre più rare soddisfazioni della vita, come fosse uno dei goal di 4 a 3 in Italia – Germania 1970.

Orbene, in un mondo sempre meno democratico e sempre più violento e aggressivo, dove la leva privilegiata è quella della forza, è del tutto inutile la parità di genere ed occorre sceglierne uno al quale affidarsi per una guida severa e sicura, capace di condurre, con piglio fermo, energico, combattivo e volitivo verso un mondo migliore.

Per rendere manifesto l’indirizzo della scelta, basterà riprendere l’esempio dove l’abbiamo lasciato.

Un attimo prima che il nostro guidatore si avventasse nell’area dell’incrocio, sulla strada perpendicolare un altro maschio, in groppa alla sua moto, osserva il semaforo gemello. Ha già calcolato che la durata del rosso sta scadendo e ruota la manopola dell’acceleratore facendo rombare la marmitta. Sa che fra un attimo la luce verde per i pedoni comincerà a lampeggiare e appena questo accade sgassa un’altra volta e ingrana la prima. Meno di un secondo e rilascia la frizione accelerando per andare ad occupare per primo l’area dell’incrocio proprio quando arriva, sullo stesso punto, il nostro primo automobilista. L’esito si riassume parafrasando il proverbio messicano sul fucile e la pistola citato da Sergio Leone in “Per un pugno di dollari”: “Quando un uomo con la moto incontra un uomo con l’auto, l’uomo con la moto è un uomo morto”. Nel frattempo la signora, dalla sua posizione a dieci metri dall’incrocio, osserva basita l’enormità del cozzo ma nondimeno, lucidamente ed efficacemente, chiama dal suo cellulare il 118.

Uno a zero per la signora.

Trascrivo adesso un passo dell’articolo della giornalista Shukri Said dal suo Blog “Primavera africana” su Repubblica.it a proposito dei politici che hanno meglio reagito nel mondo al Covid-19: “Tra i Paesi che hanno contrastato meglio l’infezione si sono distinti l’Islanda, la Finlandia, la Norvegia, la Danimarca, Taiwan, la Nuova Zelanda e la Germania. Questi sette Paesi hanno una cosa in comune tra loro: sono tutti governati da donne. In Islanda governa la Sig.ra Katrín Jakobsdóttir; in Finlandia la Sig.ra Sanna Marin; in Norvegia la Sig.ra Erna Solberg; in Danimarca la Sig.ra Mette Frederiksen; Taiwan è presieduta dalla Sig.ra Tsai Ing-wen; la Nuova Zelanda dalla Sig.ra Jacinda Ardern e la Germania dalla inossidabile Angela Merkel….. (invece – n.d.r.) Gli Stati Uniti di Donald Trump, la Russia di Vladimir Putin, la Cina di Xi Jinping, il Brasile di Bolzonaro, l’India di Narendra Modi, la Turchia di Erdogan sono certamente tra i Paesi più colpiti dal Covid 19 tanto da far apparire plausibile un’equazione tra virus e tasso di democrazia.” E si era dimenticata, la nostra Shukri Said, la performance col corona virus di Netanyahu in Israele!

Due a zero per le donne.

Bisogna riconoscere, poi, che il duetto Angela Merkel – Ursula von der Leyen è riuscito ad imprimere all’Europa una spinta che ricorda da vicino quella dei seggiolini della giostra del “calcinculo” verso il trofeo. Una propulsione dell’Europa che nei precedenti anni – tutti a guida maschile – era fortemente scemata.

Tre a zero per le signore.

Storicamente il mondo è stato governato dai maschi. Ma quelle poche volte che le donne hanno trovato spazio per emergere, sono rimaste nella storia e in tutte le branche. Nel governo, Elisabetta I; nelle armi, Giovanna D’Arco; nell’arte, Artemisia Gentileschi; nelle scienze, la prima docente universitaria Laura Bassi; …

Quattro a zero per le femmine.

A proposito di storia, una domanda: “Ritende impossibile, possibile, probabile o più che probabile che se il mondo fosse stato al femminile, anziché al maschile, oggi sarebbe, forse più intricato ed intrigante, ma certamente meno sanguinoso e più equo e solidale?” “Uhm, ehm, uhm…”

Cinque a zero per la sezione muliebre.

È tutto al femminile il Premio Nobel per la chimica 2020. Lo hanno vinto insieme Emmanuelle Charpentier e Jennifer A. Doudna per avere sviluppato la tecnica delle “forbici” che permettono il “taglia e cuci” del DNA, cioè di correggere il codice della vita in modo semplice e sicuro. Una rivoluzione, quella del CRISPR-Sas9, che permetterà di intervenire sulle malattie più rare e quelle refrattarie alle cure sostituendo il DNA fallato.

Chi altri poteva occuparsi di “codice della vita” e di “taglia e cuci”?

Sei a zero per le madame.

Lo scorso 22 ottobre la Corte Costituzionale polacca ha stabilito che la malformazione di un feto, per quanto gravissima, non giustifica l’aborto e non ha voluto considerare né i diritti delle donne a scegliere il loro destino, né le sofferenze cui può essere destinata la vita di un essere umano gravemente inficiato nelle sue facoltà primarie. Nonostante la pervasività del Covid-19, che in Polonia dilaga, le donne sono scese in piazza e hanno scioperato compatte. Il muro dei deputati di Diritto e Giustizia e Destra Unita, che avevano chiesto l’incostituzionalità degli articoli di legge sull’interruzione volontaria della gravidanza anche per il caso deciso dalla Corte costituzionale, si sta incrinando. Il Presidente polacco Andrej Duda, spinto dalla figlia 24enne Kinga, ha detto in un’intervista a radio RMF FM: «Non può essere che la legge richieda questo tipo di eroismo da una donna». La battaglia delle donne polacche unite contro la restaurazione sta dando i suoi risultati.

Sette a zero per le signore.

In poche ora abbiamo appreso che: a) – “No Time To Die” arriverà al cinema il 2 aprile 2021. Il nuovo 007 sarà una donna nera, per la prima volta, ovvero Nomi, interpretata da Lashana Lynch (otto a zero per le donne); b) – Kamala Harris è la prima vicepresidente donna degli Stati Uniti e verosimilmente si candiderà a presidente USA tra quattro anni, quando Biden sarà 82enne (nove a zero per le donne); c) – Maria Luisa Pellizzari è la prima donna vice capo della Polizia in Italia: dieci a zero e cappotto!

“Allora maschio, vuoi la rivincita – e perdiamo tempo – oppure ti arrendi e per consolazione ti do il tariffario degli estrogeni e del progesterone, così puoi calcolare bene come e quanto spendere del MES – senza che nessuno possa avere da ridire – mentre a me lasci in pace l’obbiettivo primario del Recovery Fund? Dammi retta e vedrai che nessuno si farà del male. Parola di donna!”


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