Palestina. Le cancellerie del mondo in apprensione per il piano di annessione Trump-Netanyahu. Ora più che mai, riconoscere lo Stato di Palestina

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Otto paesi membri dell’Unione Europea sarebbero “pronti a riconoscere lo stato della Palestina” nel caso che lo Stato ebraico desse seguito ai suoi piani di annettere a Israele parti dei territori palestinesi occupati in Cisgiordania. E’ quanto ha dichiarato Azzam al Ahmed membro del comitato esecutivo dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (Olp) nonché del comitato centrale di al Fatah. Parlando, ieri sera, alla “Voce della Palestina”, radio ufficiale dell’Autorità Nazionale palestinese (Anp), al Ahmed ha detto che “l’Unione Europea rifiuta il riconoscimento del piano di annessione ed ha parlato di sanzioni contro Israele nel caso desse seguito a questo suo piano”, aggiungendo che “ci sono otto Stati dell’Unione Europea pronti a riconoscere lo stato della Palestina entro i confini del 1967 con capitale Gerusalemme est”, come riporta stamane il quotidiano panarabo al Quds al Arabi. Lo stesso quotidiano, citando altre fonti, afferma che tra i paesi indicati da al Ahmed ci sarebbero “Francia, Spagna, Irlanda, Danimarca e Lussemburgo”, e ovviamente non l’Italia, il cui governo in fatto di politica estera ancora non ha reso chiaro da che parte stia.

E si muovono anche gli stati arabi. Di recente, i leader israeliani hanno promosso discussioni entusiaste sulla normalizzazione delle relazioni con gli Emirati Arabi Uniti e altri stati arabi. Ma i piani israeliani per l’annessione e le discussioni sulla normalizzazione sono una contraddizione. “Un atto unilaterale e deliberato, l’annessione è il sequestro illegale di terra palestinese. Sfida il consenso arabo – e invero internazionale – sul diritto palestinese all’autodeterminazione. Accenderà la violenza e risveglierà gli estremisti. Manderà onde d’urto in tutta la regione, specialmente in Giordania la cui stabilità – spesso data per scontata – avvantaggia l’intera regione, in particolare Israele” scrive l’ambasciatore degli Emirati Arabi negli Stati Uniti, Yousef Al-Otaiba, in un intervento sul giornale israeliano Yediot Ahronot. “L’annessione è una provocazione”, rimarca, “negli Emirati Arabi Uniti e in gran parte del mondo arabo, vorremmo credere che Israele sia un’opportunità, non un nemico”. Infine, in un vistoso annuncio a pagamento – pubblicato su Israel ha-Yom, quotidiano vicino al premier Benyamin Netanyahu – il movimento dei coloni ribadisce oggi la forte opposizione a quella parte del Piano Trump che, al fianco della annessione israeliana di parti della Cisgiordania, prevede anche la costituzione di uno Stato palestinese.

Nei giorni scorsi Netanyahu ed il ministro della Difesa (e premier alternato) Benny Gantz avevano incontrato separatamente dirigenti dei coloni per tranquillizzarli. Sia Netanyahu sia Gantz vedono infatti nel ‘Piano Trump’ una “occasione storica” che Israele non dovrebbe farsi sfuggire. Ma oggi, nel suo annuncio, il movimento dei coloni ribadisce che “la sovranità va estesa in modo corretto” altrimenti potrebbero scaturire “minacce alla sicurezza dei cittadini di Israele”. In conclusione i coloni annunciano: “No, allo Stato palestinese. No, al congelamento dei progetti edili. No, ad insediamenti isolati”. Gli israeliani che risiedono in Cisgiordania sono oltre 400 mila.

E Israele si sta preparando a censire la popolazione palestinese della valle del Giordano in Cisgiordania temendo un afflusso di palestinesi nei territori che il Paese vuole annettere. Le forze di sicurezza di Tel Aviv temono che migliaia di palestinesi si trasferiranno nei territori annessi per ragioni personali, per trovare un lavoro nelle società israeliane e negli insediamenti. Temono inoltre che alcuni possano essere trasferiti dall’Autorità nazionale palestinese e dalle organizzazioni armate per fare da cellule dormienti che minaccerebbero la sicurezza di Israele. Secondo i dati dell’Anp circa 100mila palestinesi vivono nei territori che Israele vuole annettere, dato smentito da Israele che sostiene sia esagerato; di qui la decisione di avviare il piano di censimento.

Da jobsnews


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