L’Io ai tempi del Coronavirus

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In tempo di pandemia in ognuno di noi sono nate, risvegliate, acuite paure e fragilità che richiedono l’aiuto di terapeuti in grado di sostenerci nell’elaborazione di ciò che ci sta accadendo. Il Covid-19 ci sta facendo conoscere una nuova storia con dei nuovi protagonisti, eroi ed antagonisti: da una parte i medici, gli operatori sanitari, le forze dell’ordine, che ‘combattono’ in prima linea per noi, dall’altra il virus, l’antagonista, che cerca di spaventarci generando i mostri della paura.

Così lontani l’uno dall’altro, ma così vicini nel nostro sentire, ora più che mai abbiamo bisogno di parole di conforto, rassicurazioni e condivisione. Anche gli eroi di questa storia ne hanno bisogno. E dunque, mai come in questo periodo il lavoro dello psicoterapeuta riveste un ruolo di fondamentale importanza, ma anch’egli è un uomo che prova emozioni e deve guardare il paziente con gli occhi stessi del ‘malato’. ‘Malattia’, solo il suo suono di questa parola ci spaventa, e non c’è peggior paura di ciò che non si conosce e non si sa affrontare. In questi spazi bui della nostra anima si fa strada il lavoro dello psicoterapeuta attraverso un dialogo fondato sull’ascolto empatico dei silenzi e delle parole, è l’incontro di due alterità accomunate dalla fragilità.

Jung, nel libro “Ricordi, sogni, riflessioni”, scriveva: «L’importante è che io mi ponga dinanzi al paziente come un essere umano di fronte a un altro essere umano: l’analisi è un dialogo, che richiede due interlocutori. L’analista e il paziente seggono uno di fronte all’altro, gli occhi negli occhi: il medico ha qualcosa da dire, ma anche il paziente».

Sandro Montanari è stato docente di psicologia presso la Sapienza Università di Roma e nel suo ultimo libro dal titolo “Percorsi del cambiamento in psicoterapia sistemica. Il caso dell’uomo che non c’era” ci accompagna in questa dimensione dialogica, ci fa scoprire come il lavoro sulle risonanze emotive rappresenti un’importante via che il terapeuta percorre per accogliere, comprendere e aiutare l’altro.

Scrive l’autore: «Pubblico questo lavoro in una stagione della mia esistenza nella quale a volte i ricordi emergono dai fondali della memoria; ne ‘Il caso dell’uomo che non c’era’, sono silenziosamente affiorati alla coscienza e come antichi quadri hanno avuto bisogno di un delicato lavoro di restauro teso a recuperarne i colori e a connotarli di significati alla luce della mia esperienza di vita».

Un libro vibrante, dove i ricordi dell’autore si fondono con le emozioni e le domande dell’altro che richiedono di essere disvelate e accolte.

La condivisione del sentire del terapeuta è l’abbraccio accogliente che ci manca in questi giorni, è la vicinanza che ci aiuta a ricomporre le parti del nostro Io, è la forza necessaria per farci entrare in una nuova storia.

Sandro Montanari, Percorsi del cambiamento in psicoterapia sistemica. Il caso dell’uomo che non c’era. FrancoAngeli, Milano, 2019, pp. 136.


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