Alphaville, il cineclub delle humanitas 

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Racconta nel suo film Godard , già a metà degli anni sessanta, quel processo d’ involuzione sociale delle millenarie tradizioni spirituali e dei trainanti valori delle humanitas – che nel Rinascimento portarono la comunità occidentale fuori dal periodo buio, creando tutte le premesse per i successivi immediati sviluppi in ambito tecnologico, fino a favorire l’illumimismo, per poi culminare con i moderni Stati democratici.
Il supercomputer Alpha 60 della capitale Alphaville, in un futuro e pianeta imprecisati, è deputato a regolare la vita quotidiana delle persone e bandisce ogni emozione e comportamento “illogico”.
Tale immaginazione futuristica è molto interessante, in quanto, sempre nella cultura cinematografica, trent’anni prima Chaplin scrive, gira e interpreta ‘Tempi Moderni’ al ritorno di un viaggio in giro per il mondo , denunciando con  arte superba le avvisaglie di quel tipo di pensiero denominatosi, a loro dire, postumanista, ove agli individui si “pubblicizza” e si richiede – senza il loro parere – di trasformarsi da esseri umani ad automi, il tutto originato, per come appare, da un ristretto gruppo sociale.
Stiamo parlando, forse, di una minoranza, fra diretti e indirettamente interessati , sotto lo 0,1 per cento dell’intera umanità, rispetto a una maggioranza che per lo più cerca quanto di meglio può essere, fare o avere nella propria vita e che concede altrettanto vivere al  prossimo suo, confidando e sperando nell’egida delle costituzioni democratiche e della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, entrambe conquistate e raggiunte dopo millenni di sangue, fatica,  lacrime e sudore per annullare tirannie o dominazioni ingiuste di gruppi di interessi particolari a scapito dei migliori interessi generali.
Sembra proprio che lo spirito del concetto ciceroniano di humanitas – ovvero oltre alle qualità associate alla parola moderna umanità come comprensione, benevolenza o misericordia anche quelle caratteristiche più assertive come forza morale, giudizio, prudenza, eloquenza e persino un sano amore per l’onore – pervada l’intima e accogliente sala cinema di via del Pigneto 283 e il suo presidente Patrizia Salvatori che da circa vent’anni promuove il cinema d’autore a tutti i livelli, dai corsi in tema alle opportunità per giovani emergenti e dalle immancabili pellicole di ogni dove alla celebrazione della festività di fine anno, come per la prima volta lo scorso 31 dicembre, che ha richiamato i fedelissimi e gli appassionati ad apprezzare ancora una volta l’ imperdibile ‘L’ appartamento ‘ di Billy Wilder prima del brindisi e delle lenticchie !
Auguri di cuore al cineclub Alphaville e a tutti i sinceri umanisti.

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