Rosa e gli altri, ricchi premi e cotillons

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Abbiamo visto come D’AGATA avesse erogato diverse “prestazioni di servizio”, tutte vietate, in favore di MONTANTE: dal passaggio illecito di pen drive e documenti di contenuto ignoto, ma la cui circolazione era sicuramente interdetta dalla legge (in tal senso depone la preoccupazione manifestata dall’ufficiale per il loro possibile rinvenimento nell’abitazione dell’imprenditore), alla bonifica della sua abitazione prima che vi procedesse la ditta CALI’ qualche mese più tardi.
Occorre a questo punto esaminare se tali illecite “prestazioni di servizio” si inserissero, come sostenuto dal P.M., all’interno di un gioco sinallagmatico, nel quale entrambe le parti vincevano un premio.
E in effetti, se MONTANTE, grazie a D’AGATA, aveva conseguito notizie segrete, D’AGATA, grazie a MONTANTE, aveva percepito due utilità:
1) l’incarico della moglie quale componente, con funzioni presidenziali, del consiglio di amministrazione presso l’I.A.S. s.p.a. (Industria Acqua Siracusana s.p.a., a partecipazione mista, nella quale l’I.R.S.A.P. era il socio di maggioranza);
2) la propria cooptazione presso i servizi segreti (esattamente, presso l’A.I.S.I.).

§ 4.2. L’ingresso di Rosa Battiato nell’I.A.S. s.p.a. di Siracusa
Il proemio di tale vicenda si apre intorno al controllo che MONTANTE riusciva ad esercitare sulla Industria Acqua Siracusana s.p.a., società a partecipazione mista nella quale, come anticipato, era socio di maggioranza l’I.R.S.A.P., ossia quello stesso ente pubblico (istituto regionale per lo sviluppo delle attività produttive) già sottoposto alla penetrante influenza di MONTANTE, tanto da averne propiziato con successo l’assegnazione del ruolo di vertice a CICERO, odierna parte civile, prima quale commissario straordinario, poi quale presidente.
Onde evitare una lettura dismorfica del senso della presente decisione, appare pregiudiziale sgomberare il campo da possibili sincretismi tra l’etica e il diritto.
Deborda, infatti, dal perimetro del giudizio penale ogni considerazione morale sulla conquista del potere. Da questo punto di vista, l’odierno giudizio andrà “al di là del bene e del male”, abdicando ad ogni valutazione eticamente fondamentalista.
Esso, tuttavia, non potrà abdicare allo scrutinio delle modalità di conquista del potere, se tali modalità appaiono contra ius. Come nell’ipotesi in cui la collocazione di un soggetto all’interno di un ente, società o istituto, pubblico o privato, costituisce l’oggetto di una controprestazione che si inserisce all’interno di un negozio corruttivo.
Nel caso di specie, invero, secondo la tesi accusatoria, MONTANTE, che aveva il potere di controllare le nomine nel consiglio di amministrazione dell’I.A.S. s.p.a., se ne serviva al fine di collocarvi i propri clientes, ai quali, a sua volta, chiedere dei servigi. Ciò che accadde, ad avviso degli inquirenti, con l’inserimento nel consiglio di amministrazione della citata società, della moglie del Col. D’AGATA, Rosa BATTIATO, già dirigente dell’ufficio legale I.N.P.S. Di Siracusa.
Tale inserimento, segnatamente, avrebbe costituito una delle due monete di pagamento, da parte di MONTANTE, delle prestazioni a lui erogate dall’ufficiale dei Carabinieri, e consistite nelle rivelazioni dei segreti d’ufficio e nella bonifica domiciliare.
Il nucleo probatorio originario è costituito dalle dichiarazioni di Alfonso CICERO e Marco VENTURI, rispetto alle quali non sono stati trovati semplici riscontri (peraltro non necessari, tenuto conto della qualità processuale degli stessi), ma addirittura ulteriori prove, di tipo intercettivo e documentale, dotate di una loro aseità epidittica.
Partendo dalle prove dichiarative, illuminante si rivela l’apporto fornito soprattutto da CICERO, il quale, nel periodo che qui rileva, era presidente dell’I.R.S.A.P., ossia dell’istituto che, per le ragioni già spiegate e legate alla propria partecipazione maggioritaria all’interno dell’I.A.S., aveva un peso
determinante nella rinnovazione del consiglio di amministrazione e della nomina del presidente di tale società.
CICERO, in particolare, descriveva la procedura di cooptazione di Rosa BATTIATO all’interno dell’I.A.S., a partire dalla segnalazione del suo nominativo da parte di MONTANTE per l’inserimento nel consiglio di amministrazione, con posizione apicale, negli anni 2013 e 2014, fino all’inoltro, allo stesso CICERO, del curriculum vitae della stessa mediante l’email istituzionale del marito, nel periodo nel quale quest’ultimo era capo centro della D.I.A. di Palermo.
Inoltre, CICERO si soffermava sull’inserimento, previa segnalazione di MONTANTE, di altri personaggi all’interno della società de qua, tra cui il sindacalista della U.I.L. Salvatore PASQUALETTO, presidente del Tavolo Unico di regia per la legalità e lo sviluppo di Caltanissetta, e Gianluca GEMELLI, compagno del Ministro dello Sviluppo Economico Federica GUIDI (governo RENZI).

[…] Il predetto CICERO avvalorava le proprie dichiarazioni producendo l’email inviatagli dalla BATTIATO, che, esattamente, appariva spedita dall’indirizzo di posta elettronica del Col. D’AGATA (+++++@+++++; cfr. allegato n. 16 del predetto memoriale).
Le affermazioni di CICERO, oltre ad essere coerenti con quelle di Marco VENTURI, secondo il quale la nomina della moglie del colonnello D’AGATA alla presidenza dell’I.A.S. s.p.a. era imputabile all’intervento di MONTANTE (“So anche che il Presidente dello I.A.S. è la moglie del colonnello D’AGATA, anche quest’ultima nominata su indicazione di Antonello MONTANTE”; cfr. verbale di sommarie informazioni testimoniali del 14 novembre 2005), ricevono una serie di riscontri documentali.
Infatti, a parte la conferma della riferibilità al Col. D’AGATA dell’indirizzo di posta elettronica “+++++@++++++” dal quale Rosa BATTIATO aveva inviato a CICERO il proprio curriculum vitae (cfr. risposta fornita sul punto dalla D.I.A. di Roma – II Reparto), gli accertamenti compiuti presso l’istituto previdenziale (I.N.P.S.) dimostrano, in maniera non falsificabile, l’esistenza del rapporto di lavoro tra la predetta BATTIATO e l’I.A.S. s.p.a.
[…] Solo ai fini della verificazione della attendibilità della deposizione di CICERO, è appena il caso di rilevare che anche le sue dichiarazioni sulle nomine di PASQUALETTO e di GEMELLI sono corroborate da riscontri documentali, posto che, quanto a quest’ultimo, “si è potuto accertare dalla consultazione della banca dati dell’Agenzia delle Entrate – Punto Fisco che lo stesso risulta essere percipiente di redditi per l’anno 2013 per l’importo complessivo di Euro 58.438,00 in qualità di amministratore unico della I.T.S. S.r.l. (Industrial Technical Services) con sede a Siracusa in via Ciane n. 21.
Nell’annualità 2014 il GEMELLI risulta avere percepito un reddito complessivo di Euro 72.399,00 più precisamente Euro 69.063,35 percepiti dalla I.T.S. S.r.l. e Euro 3.336,12 percepiti dalla I.A.S. S.p.A.” (così, la C.N.R. testé citata, p. 549).
In relazione, invece, alla nomina di PASQUALETTO, essa si ricava dagli allegati alle note della squadra mobile di Caltanissetta n. 1065/2016-Mob./SCO4 del 20 aprile 2016 e n. 1247/2016-Mob./SCO4 del 7 maggio 2016 e, in particolare, dalla documentazione acquisita presso l’I.A.S. relativa alla nomina del presidente e al rinnovo del consiglio di amministrazione (cfr. verbale del 28 ottobre 2014, nel quale Salvatore PASQUALETTO risulta nominato componente del consiglio di
amministrazione, nonché verbale del 23 febbraio 2016, in cui lo stesso veniva indicato quale “assente giustificato”).
Inoltre, la lettura della predetta documentazione consente di apprezzare (cfr. sul punto anche nota della squadra mobile di Caltanissetta n. 909/2016 Cat. II/14 Mob. SCO 3° G. del 2 aprile 2016) il ruolo propositivo assolto da CICERO nelle nomine, quale membro e presidente del consiglio di amministrazione, di BATTIATO, nonché, quali ulteriori componenti del medesimo consiglio, dei menzionati PASQUALETTO e GEMELLI.
Pertanto, deve ritenersi che le dichiarazioni di CICERO sulla attribuibilità a MONTANTE dell’ingresso di Rosa BATTIATO nell’I.A.S. s.p.a. siano assolutamente veritiere, ciò che risulta ulteriormente confermato dal contenuto di una conversazione intercettata (oggetto di più specifica disamina infra), nella quale emerge una sostanziale ammissione del ruolo di MONTANTE in tali nomine.
Infatti, in data 31 gennaio 2016, i coniugi D’AGATA, dopo avere appreso dal Prof. CUVA di essere intercettati nell’ambito dell’indagine sul conto dell’imprenditore di Serradifalco, discutevano della opportunità che venissero rassegnate le dimissioni dall’I.A.S. s.p.a., per evitare un loro coinvolgimento ingravescente nell’inchiesta (BATTIATO: “perché se no altri problemi ni purtamu a casa!”). Tale soluzione, però, gradita alla moglie, non era condivisa dal marito, ad avviso del quale un atto abdicativo, in quel momento, avrebbe potuto rivelare un’accusatio manifesta: […]. E’ chiaro che, nell’ambito di una piattaforma conversativa che verte sulla pericolosa propagazione del raggio investigativo, la discettazione in sé sulla opportunità delle dimissioni dall’I.A.S. s.p.a., indipendentemente dalla posizione rispettivamente assunta sulla questione da ciascuno dei due coniugi (favorevole la BATTIATO, contrario l’ufficiale), conferma che esiste una correlazione tra la nomina (duplice: membro e presidente del consiglio di amministrazione) della BATTIATO in seno alla predetta società e il legame del marito con MONTANTE.
[…] La conferma della correttezza dell’interpretazione è offerta dal contenuto della conversazione intercorsa poco prima tra la BATTIATO e il marito lungo il viaggio di andata verso Palermo (progr. n. 564), ove gli stessi avrebbero incontrato l’amico CUVA per ottenere le agognate informazioni sugli sviluppi dell’indagine sul conto di MONTANTE.
In particolare, mentre entrambi provavano a formulare ipotesi sui risvolti investigativi di cui CUVA li avrebbe da lì a poco informati, la BATTIATO riteneva che l’unico problema poteva derivare proprio dal suo inserimento nell’I.A.S. s.p.a., così certificando l’esistenza di una correlazione tra MONTANTE e la sua cooptazione all’interno di tale società.
[…] Si osservi parenteticamente, ricavando una nicchia di riflessione nella più ampia esposizione del vincolo sinallagmatico che legava MONTANTE a D’AGATA, come il primo riuscisse a collocare nei diversi enti o società – nella specie una società a partecipazione mista – anche rappresentanti sindacali, come per esempio Salvatore PASQUALETTO, esponente della U.I.L. Lo stesso PASQUALETTO, tra l’altro, che, secondo le parole (intercettate) della BATTIATO (vd. amplius nel paragrafo che segue), si serviva dell’I.A.S. unicamente come comoda fonte di locupletazione.
Il caso PASQUALETTO, la cui presenza all’I.A.S., ad avviso della BATTIATO, che sul punto non aveva motivo di mentire, era meramente virtuale, rivela, al pari del caso BARNAVA (sindacalista della C.I.S.L., imputato di reato connesso, per il quale si procede separatamente), un decadimento non trascurabile del ruolo degli esponenti sindacali, e l’utilizzazione strumentale, da parte loro, della
organizzazione dei lavoratori come mero ascensore sociale, attraverso il quale soddisfare la propria cupidigia carrieristica, lontano da prospettive teleologiche di trasformazione sociale.
Essi sembrano calcare il palcoscenico di MONTANTE non già per avanzare rivendicazioni salariali o migliori condizioni di lavoro, non già per partecipare ad attività di concertazione sociale o per promuovere il dialogo sociale, ma semplicemente per acquisire una “partecipazione societaria” all’interno di quel sistema di potere. Un’acquisizione utile, in fondo, allo stesso MONTANTE, che si serviva della distribuzione di posti di prestigio e di incarichi appetibili quale instrumentum regni: comprare il consenso per prevenire il dissenso.
Del resto, come vedremo immediatamente, MONTANTE esercitava un enorme condizionamento nelle sedi del potere regionale (e non solo), ciò che gli consentiva la distribuzione di posti e remunerazioni, a loro volta strumento di accrescimento iperplastico del proprio personale potere.


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