Licenziamenti mascherati a Mediaset

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Fra poche settimane, 29 colleghi di News Mediaset saranno trasferiti da Roma a Milano “ex autoritate Principis”, e cioè’ senza che sia mai partito un vero confronto, senza nessuna reale volontà da parte dell’Azienda di cercare un accordo, anzi con l’intento goffamente malcelato, di volersi liberare del maggior numero possibile di colleghi in tempi brevi. E’ una storia che parte da lontano, piena di bugie, false illusioni, ipocrisia, doppiogiochismo. Purtroppo, non solo da parte dei rappresentanti dell’Azienda. Sulla pelle di quei colleghi che, non protetti da santi in paradiso, conoscenze personali, appartenenze ad aree redazionali blindate, incarichi sindacali, legge 104 o altro ancora, sanno già’ che per loro il destino è segnato: andare a Milano, in quello che l’Azienda definisce il cuore dell’informazione Mediaset. Azienda che può finalmente infierire, nero su bianco, sull’odiata Roma e sul centro Palatino, definito non molto tempo fa da un manager milanese, “un club Valtur”.

Una furia e una rabbia talmente forti e represse da tempo, da riuscire a far mettere, ancora una volta nero su bianco, che quella di Roma, diventerà’ una delle sedi regionali. Ci dispiace per i manager milanesi, non se ne abbiano a male, ma Roma rimane il centro politico, culturale (almeno per quanto riguarda la sua storia) e religioso, non solo italiano, impegnato com’è, per esempio nel gestire il dramma dei migranti, dal lato laico e istituzionale cosi’ come da quello religioso. Nella Capitale Rimarrà’ un piccolo presidio di giornalisti proprio per “coprire” questi eventi, scrive l’azienda.

Questa falsa garanzia vuol fare in modo che coloro che ora si ritengono al sicuro, non abbiano motivo di battersi più di tanto per coloro che hanno ricevuto la lettera. Con lo scopo di spaccare le redazioni, mettere gli uni contro gli altri, per impedire un’azione collettiva, unitaria, solidale, che sola , forse, porterebbe a dei risultati. L’Azienda ha “lavorato” cosi’ tanto nei mesi scorsi per arrivare a questo epilogo senza provocare reazioni significative, che qualcuno di noi si è dovuto sentir dire da colleghi con responsabilita’ “istituzionali” frasi del tipo:”vabbe’ , che vuoi che sia, vai a Milano dal lunedì al venerdì, il sabato e la domenica stai a casa, poi ti prenderai un po’ di malattia, e poi ci sono le ferie…e l’aggiornamento professionale e i permessi straordinari, …e poi fra un paio d’anni ti proporranno un bello scivolo se hai l’età’ giusta e te ne vai in pensione.

Parole inaccettabili se si pensa che arrivano da un rappresentante del cdr. Che cosa si deve pensare? Che tutto è già stato pianificato, magari anche con il silenzio-assenso di qualcuno. Ma questo è un altro capolavoro dell’Azienda : essere riuscita ad allontanare non solo colleghi da colleghi , milanesi da romani-romani da romani, ma anche colleghi da colleghi sindacalisti. L’azienda, nei suoi ultimi incontri con il cdr, ha cambiato più’ volte versione sul perché’ dei trasferimenti , senza mai dare una spiegazione convincente, ma sempre pronta ad usare toni minacciosi, con urla e parolacce, con un chiaro scopo intimidatorio.Purtroppo non ha aiutato la mancanza di un’azione comune tra Stampa Romana ed FNSI. Entrambi dovrebbero tutelare in primis il diritto al lavoro e alla dignità’ dei colleghi. E l’azienda milanese ha voluto vedere in questa mancanza di comunità d’intenti, una manifestazione della debolezza della categoria tutta che l’ha fatta sentire autorizzata ad andare avanti ancora con più’ determinazione sulla strada della linea dura con i giornalisti.

Una vendetta nei confronti di Roma che finalmente sta prendendo corpo, dopo la figuraccia fatta quando, non molto tempo fa, lo stesso tentativo fallì, allora, nei confronti del tg5. L’obiettivo iniziale, infatti, era esattamente l’opposto di quanto sta avvenendo ora: e cioè portare a Milano il tg5, con tanto di garanzie ai colleghi romani dell’Agenzia, quelli che ora stanno per partire, di restare invece a Roma al cento per cento. E si è visto. Ipocrisia? , malafede?, Comunque un cambio di rotta in corsa tanto repentino quanto inaspettato nei confronti di coloro che dovevano invece essere quelli maggiormente garantiti, che la dice lunga sulla buona fede o sulla capacità ’ di gestire un percorso limpido, lineare, leale, dei rappresentanti dell’Azienda nei confronti dei giornalisti. Purtroppo, a Mediaset, sono proprio i giornalisti il problema. Da sempre. Colleghi con storie personali diverse, ma che ci mettono l’anima e tutta l’onesta intellettuale per fare un buon prodotto che possa superare anche le resistenze di chi pensa che solo perché porta il marchio Mediaset, l’informazione debba essere faziosa e quindi poco credibile. Ma non basta, per l’Azienda i giornalisti, a cominciare dai propri, sono comunque una categoria scomoda, di privilegiati, mal sopportati, utili solo perché’ i prodotti che realizzano, a cominciare dai telegiornali, ottengono buoni risultati e questo fa vendere spazi pubblicitari.

Insomma screditare un’intera categoria professionale, come sta facendo Mediaset da tempo, in modo strisciante ma palpabile, ogni giorno, è un modo per annichilire persone che stanno cercando semplicemente di fare al meglio il proprio dovere, senza aspettarsi alcun tipo di gratificazione. Anzi, con la prospettiva sempre più’ concreta vedersi presentare il benservito in tempi ormai brevissimi.


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