Il diritto a informare e a essere informati è fondamentale presupposto per giungere alla pari dignità sociale. In un excursus che ha attraversato 70 anni di vita costituzionale e 60 di sentenze della Consulta, il professor Giovanni Maria Flick ha sviluppato questo concetto collegando la libertà di espressione contemplata dall’articolo 21 della Carta agli altri principi fondamentali pensati dai padri costituenti. Lo ha fatto nel corso del seminario dal titolo ‘Informazione e pari dignità sociale’, tenuto nella sede della Fnsi, introdotto dal segretario generale Raffaele Lorusso.
Flick ha esordito osservando come, pur nel doveroso bilanciamento con altri diritti come la privacy o la tutela dei minori o le esigenze della magistratura, il diritto a informare e a essere informati è necessario ai cittadini per poter esercitare quella sovranità che il primo articolo della Costituzione attribuisce al popolo. «La libertà di espressione è libertà personale ed strumentale all’esercizio di tutta una serie di altre libertà. Se non ci fosse il diritto all’informazione non ci sarebbero uno serie di altre libertà», ha evidenziato.
Dalla stampa alla televisione, dalla rete fino ai social e alla frontiera del cyberspazio, dalla fine della seconda guerra mondiale l’evoluzione della società è stata accompagnata dallo sviluppo del settore dei media e dell’informazione, ha osservato il giurista. E, ancora oggi, l’articolo 21 consente di avere una cornice per interpretare anche gli ultimi ‘strumenti del comunicare’.
Non sono mancate, durante la lectio magistralis, stoccate a esponenti del governo che hanno più volte attaccato nel recente passato il settore dell’informazione e i giornalisti. Come pure osservazioni sulla necessità di sostenere il giornalismo di ‘prossimità’. E il ricordo, in premessa, di Massimo Bordin.
Poi una riflessione sull’ecosistema virtuale, il cosiddetto cyberspazio, al quale occorre garantire libero accesso per tutti, ma nella consapevolezza che servono tutele e diritti – necessariamente sovranazionali – che consentano ai cittadini di non restare imbrigliati nella rete, «anche con strumenti nuovi per far fronte a fenomeni nuovi. Ben consapevoli – ha evidenziato Flick – che non si può confondere, ad esempio, l’istigazione all’odio con la libertà di manifestazione del pensiero».
Fino ad affrontare il tema della democrazia diretta. «Ma diretta da chi? E diretta dove?» è la battuta del relatore, che ha individuato alcuni pericoli insiti nella ‘democrazia digitale’ (che delle élite tecnocratiche si impadroniscano della rete a discapito del popolo; o la diffusione di informazione pilotata per manipolare l’opinione pubblica) e due fattori di rischio per il diritto all’informazione: l’attacco al pluralismo, come testimoniano la vicenda di Radio Radicale e il taglio al sostegno ai giornali minori; e la preoccupante escalation di intolleranza e violenze nei confronti degli operatori dei media.
A chiudere il seminario un appello a riscoprire il ruolo dell’informazione nel cercare di ridurre le profonde disuguaglianze della società globalizzata, verso quel diritto alla parità sociale prevista dalla Costituzione. «Vedo oggi tre esempi di non-pari dignità sociale: ebrei, donne e migranti. L’informazione può influire tantissimo per riequilibrare le disuguaglianze. A cominciare dal contrasto alle fake news su questi tre temi», ha concluso Flick.