Partigiani della Costituzione per festeggiare il 25 aprile

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Quei 200.000 morti della guerra di liberazione fra il 1944 e il 1945 sono morti anche perché due vice premier dello stesso governo possano insultarsi sul significato del 25 aprile. Noi lo sappiamo, perché anche questo è democrazia. Ma questo 25 aprile purtroppo richiama ansie e timori che forse in questi 74 anni passati dal 1945 l’Italia non aveva mai provato.

Basterebbe l’ultimo episodio dello striscione fascista di Milano, ma sarebbe riduttivo. Mussolini non tornerà e il fascismo non sarà mai quello di 100 ani fa. Ma su questo equivoco gioca chi nei fatti pratica, coltiva e propaganda un’ideologia che dal fascismo trae origini e che traduce quell’ideologia stessa nei mezzi adatti all’attuale società digitale. Il ministro dell’interno continuamente con le armi in mano E’ una propaganda di tipo fascista, ma a chi lo afferma si risponde sempre evocando il fatto che si parla di cose vecchie e superate mentre i problemi sono ben altri. E intanto si fanno leggi che liberalizzano le armi, si danno ai prefetti poteri di condizionamento dei sindaci, si bloccano i porti, si evocano nemici immaginari per nascondere la verità dei fatti, si bloccano gli sgomberi dei palazzi occupati da Casapaound, ma cosa altro dobbiamo aspettare per reagire veramente?
Ora il ministro dell’interno, cioè quello che dovrebbe essere il garante dell’ordine democratico del paese, sembra mimare continuamente il modello fascista e arriva a ridurre una festa nazionale come il 25 aprile a derby fra fascisti e comunisti, quelli di una volta.
Non è più sopportabile. Personalmente credo che abbia perfettamente ragione il sindaco di Palermo Orlando nel lanciare la campagna per essere tutti i nuovi partigiani della Costituzione e credo che la politica tutta dovrebbe ritrovare il coraggio di isolare chi sta progressivamente riportando l’Italia indietro rispetto ai valori che sono costati il sangue dei morti della resistenza e che ci hanno ridato la democrazia. La storia ci ha lascia un messaggio semplice e comprensibile anche da un bambino: tutte le dittature sono nate con un apparente consenso dei popoli, ma popoli ingannati e manipolati dai futuri tiranni. In tempi in cui non c’era neanche internet e neppure la televisione.


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